Buongiorno! Sono Christian Spillmann e, insieme a David Carretta e Idafe Martín Pérez, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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Gli Stati Uniti resteranno una democrazia? Continueranno a proteggere tutti i loro alleati? Le prime azioni di Donald Trump nel giorno del suo ritorno dalla Casa Bianca hanno fatto vacillare le certezze in Europa. È stato un brusco risveglio. La guerra è tornata nel vecchio continente e i predatori sono al potere nella maggior parte delle grandi potenze. Disprezzano l'Unione Europea e vogliono smantellarla. Trump è entrato in questa danza macabra con i suoi numerosi sostenitori all'interno della stessa Ue.
“Non chiedete cosa può fare l'America per l'Europa e la sua sicurezza, chiedete cosa possiamo fare noi per lei. L'Europa è stata, è e sarà sempre grande”, ha dichiarato il premier polacco, Donald Tusk, al Parlamento europeo. Alcuni leader chiedono un risveglio, invocano l'autonomia strategica e la fine della dipendenza economica, energetica e militare. Ma sono ancora pochi. La maggior parte delle loro controparti, come sonnambuli, crede ancora nell'amicizia americana o è disposta a scendere a qualsiasi compromesso per mantenere l'ombrello dello Zio Sam.
L'Unione Europea è debole perché è velleitaria. Passa il tempo a ridimensionare le sue ambizioni. Nel 1998, le due potenze militari dell'Ue, Francia e Regno Unito, avevano lanciato a Saint Malo un piano per dare all'Ue “una capacità d'azione autonoma sostenuta da forze militari credibili con i mezzi per usarle e la disponibilità a farlo per rispondere alle crisi internazionali”. Una forza di reazione rapida di 60.000 uomini, con le sue componenti aeree (circa 100 aerei) e marittime (80 navi), doveva essere operativa nel 2003 e in grado di essere dispiegata in un teatro di operazioni in meno di 60 giorni, con la capacità di rimanere per un anno. Questa forza di 60.000 uomini è stata trasformata in una “capacità di dispiegamento rapido” di 5.000 uomini in unità di terra, aria e mare. Dovrebbe essere operativa nel 2025 per operazioni molto limitate.
La Nato ha fatto proprio questo concetto. Al vertice di Bruxelles del 14 giugno 2021, gli alleati si sono posti l'obiettivo di poter schierare 30 battaglioni, 30 navi da combattimento e 30 squadroni di caccia in 30 giorni entro il 2030. Ma senza gli americani, gli europei non sono in grado di mettere insieme questa forza. In questo contesto come prendere sul serio gli europei quando parlano di difesa? Durante il suo primo mandato nel 2016, Donald Trump aveva battuto i pugni sul tavolo e chiesto agli alleati di onorare l'impegno preso nel 2004 di destinare il 2 per cento del Pil alle spese militari entro il 2024. Gli americani lo hanno rieletto nel 2024 e, al suo ritorno alla Casa Bianca, ha constatato che mentre l'Alleanza contava due nuovi membri, Svezia e Finlandia, otto “cattivi pagatori” erano ancora molto lontani dall'obiettivo: Italia, Canada, Spagna, Portogallo, Belgio, Lussemburgo, Slovenia e Croazia.
Cosa farà Donald Trump? Per il momento, il presidente americano sta trattando i suoi alleati con disprezzo e seminando discordia. Vuole annettere il Canada e ha ridotto il primo ministro Justin Trudeau al rango di “governatore”. Il primo G7 presieduto dal Canada sarà difficile. Trump vuole anche la Groenlandia, un territorio autonomo della Danimarca, ricco di materie prime e strategico. Minaccia i danesi di ritorsioni commerciali se si rifiutano di cederlo. Nella sua mente, la Spagna è un membro dei BRICS, il blocco di grandi paesi emergenti che include la Russia. Si tratta di ignoranza o di un colpo basso? Trump considera questi paesi incapaci di difendere sé stessi. Il presidente americano disprezza anche il Regno Unito e la Germania e lascia che il suo “consigliere” Elon Musk compia operazioni di destabilizzazione in Europa con la sua piattaforma X. Qual è la risposta europea? Per il momento, gli europei rifiutano di impegnarsi in un rapporto di forza, fingono di non vedere le provocazioni americane e si rifiutano di aggiungere benzina al fuoco per non provocare ulteriormente Trump.
Il “ritiro informale” organizzato il 3 febbraio dal nuovo presidente del Consiglio europeo, il socialista portoghese Antonio Costa, sarà l'occasione per valutare il loro stato d'animo di fronte alle sfide poste da Trump alla loro unità. Il tema centrale delle discussioni sarà la difesa, una novità assoluta, con due ospiti: il primo ministro britannico, Keir Starmer, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Problema: “Non parliamo la stessa lingua con gli americani”, ci ha detto un funzionario europeo. L'Ue è divisa. Alcuni si dicono pronti a uno scontro con Trump, ma la stragrande maggioranza dei leader dell'Ue e la Commissione hanno un approccio difensivo e remissivo. “Pragmatismo”, è la loro parola d'ordine. Eppure gli americani non fanno mistero del loro obiettivo di disimpegnarsi dall'Europa.
“Per gli europei, l'alleanza militare con l'America è una questione vitale. Per Trump, è essenzialmente una merce di scambio che può rivelarsi succulenta”, sottolinea Nicole Gnesotto in una dura analisi pubblicata dall'Istituto Jacques Delors, di cui è vicepresidente. La difesa europea è un lavoro in corso dal primo mandato di Trump, ma si sta trascinando, appesantita da disaccordi, rivalità e regole che ostacolano lo sviluppo di prodotti pericolosi e inquinanti sul territorio dell'Ue.
La guerra della Russia in Ucraina è stata un campanello d'allarme. “Dal 2022 gli europei hanno fatto enormi progressi in materia di difesa: si stanno riarmando, stanno armando l'Ucraina, stanno fornendo sostegno finanziario alla produzione industriale, stanno aumentando il loro bilancio per la difesa, parlano tutti, più o meno a voce alta, di autonomia strategica, persino la Francia si è schierata a favore dell'idea di un pilastro europeo della Nato. Ma nulla è realmente cambiato: il mercato degli armamenti rimane in gran parte un mercato atlantico; il pilastro europeo della Nato rimane una formula magica priva di contenuti reali; la guerra in Ucraina non ha innescato alcuna dottrina di difesa dell'Ue. In breve, se domani Donald Trump decidesse di rinnegare l'adesione americana alla Nato, o di rendere la protezione americana molto costosa, gli europei si troverebbero nella stessa posizione del 2016: esposti, impreparati e impotenti”, analizza Gnessoto.
Trump ha chiesto agli europei di aumentare la spesa per la difesa al 5 per cento del Pil. Mark Rutte è il suo portavoce nella Nato e chiede ai cittadini europei di fare “sacrifici” su pensioni, sanità e sicurezza sociale. Servono 500 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Le cifre sono sconcertanti. Da dove verranno tutti questi soldi? Von der Leyen si è rifiutata di menzionare l'opzione di un nuovo debito comune raccomandata dalla Francia, ma respinta dalla Germania.
Le divergenze tra i due paesi si moltiplicano sull'adesione dell'Ucraina (Parigi è favorevole, Berlino frena), sulla fornitura di missili a lungo raggio a Kyiv (Parigi fornisce, Berlino rifiuta) e soprattutto sulla “preferenza europea” per gli acquisti di armi prodotte con finanziamenti europei. Su questa richiesta, Emmanuel Macron è isolato. Ha inviato al fronte il suo ministro delle Forze armate Sébastien Lecornu, che non ha usato mezzi termini contro l'idea di acquistare più armamenti dagli americani nel tentativo di evitare una guerra commerciale. “Non scambieremo la nostra sicurezza militare con hamburger e auto tedesche”, ha dichiarato in un'intervista a France Inter dopo l'insediamento di Trump.
Il ministro francese è molto arrabbiato con la squadra von der Leyen. “La Commissione non ha alcuna competenza in materia di difesa”, ha detto Lecornu. “Siamo d'accordo sul fatto che la Commissione debba mobilitare i fondi europei per accelerare gli acquisti, ma se alla fine si tratta di prendere i soldi dei contribuenti europei per comprare armi negli Stati Uniti o addirittura in Corea del Sud, francamente è inaccettabile”, ha avvertito.
Parigi spera di ravvivare le relazioni franco-tedesche dopo le elezioni del 23 febbraio e sta cercando di stringere alleanze con la Polonia e il Regno Unito per formare una coalizione di paesi “capaci e disposti” a dispiegare i propri soldati in Ucraina se si raggiungerà un accordo di pace. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è lamentato per la pusillanimità dell'Europa e ha invitato i suoi leader a farsi rispettare. “L'Europa merita di essere più di un semplice spettatore, i cui leader si riducono a postare messaggi su X quando viene raggiunto un accordo. L'Europa deve dare forma ai termini di questi accordi”, ha detto nel suo discorso al Forum economico di Davos.
La frase
''Amo l'Europa, amo i paesi europei, ma il processo è macchinoso e trattano gli Stati Uniti in modo molto ingiusto con tutte le tasse che impongono''.
Donald Trump.
Trump e l'Ue
Le prime salve di Trump contro l'Ue - Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ieri ha approfittato del Forum Economico Mondiale di Davos per sparare le sue prime salve contro l'Unione europea. Il discorso in videoconferenza è importante per i responsabili europei, perché indica quali sono i temi su cui si aprirà un potenziale scontro transatlantico. Deficit commerciale americano, tasse contro le multinazionali e imposta sul valore aggiunto, multe contro i giganti del digitali, regolamentazione e perfino i diritti di atterraggio delle compagnie aeree: questi sono stati i bersagli di Trump. "Dal punto di vista dell'America, l'Ue ci tratta molto ingiustamente, molto male" ha detto Trump. "Non prendono i nostri prodotti agricoli e non prendono le nostre auto. Eppure, ci mandano auto a milioni e mettono tasse su cose che vogliamo fare". Gli Stati Uniti hanno "centinaia di miliardi di dollari di deficit con l'Ue, e nessuno ne è contento, e faremo qualcosa al riguardo". Secondo Trump, le multe per violazioni delle regole di concorrenza o aiuti di Stato illegali inflitte ad Apple e Google sono "una forma di tassazione. Di conseguenza abbiamo delle grandi lamentele con l'Ue". E gli aerei? "Ho ricevuto una chiamata dal capo di una grande compagnia aerea, una delle più grandi compagnie aeree del mondo, e mi ha detto 'potresti aiutarci?' L'atterraggio in Europa è brutale, ci addebitano commissioni per tutto, ed è così ingiusto. Ho chiesto, come si confronta con la Cina? Mi ha risposto, è molto peggio", ha concluso il presidente americano.
Trump invia a Bruxelles l'ex padrone di una catena di fast food – Il presidente americano, Donald Trump, ha scelto Andrew F. Puzder, ex amministratore delegato della società proprietaria delle catene di fast food Hardee's e Carl's Jr., come prossimo ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Unione europea. Puzder è stato spesso ospite di Fox Business, uno dei canali televisivi che hanno sostenuto Trump e da cui il presidente ha scelto diversi membri del suo prossimo governo. Nel 2018 Trump aveva nominato un imprenditore del settore alberghiero, Gordon Sondland, per il posto di ambasciatore presso l'Ue. Durante il primo mandato Puzder era stato nominato da Trump Segretario al lavoro. Ma era stato costretto a ritirarsi a causa dell'opposizione bipartisan durante il processo di conferma al Congresso. Se confermato Puzder dovrà affrontare alcuni dossier controversi, dalla potenziale guerra commerciale tra le due sponde dell'Atlantico alla richiesta di Trump agli europei di aumentare la spesa per la difesa.
L'Ue e Musk
Sanchez chiede all'UE di dare un giro di vite ai “baroni della tecnologia” - Il primo ministro spagnolo vuole svegliare i suoi omologhi dell'Ue per dare un giro di vite ai proprietari delle piattaforme che stanno “avvelenando le nostre società”. Pedro Sanchez chiede che al prossimo vertice con gli altri leader europei di discutano le misure da adottare per combattere i falsi account. Sanchez sostiene l'obbligo per gli utenti di identificarsi digitalmente e la possibilità di perseguire i proprietari delle piattaforme per le violazioni delle normative digitali dell'Ue. I leader dell'Ue si riuniranno il 3 febbraio per un “ritiro informale” a circa 100 chilometri da Bruxelles. Elon Musk, proprietario di X, e Mark Zuckerberg, capo di Meta (Facebook, Instagram), si sono scagliati contro le norme sui servizi digitali adottate dall'Ue. Musk sta intensificando le sue interferenze nei dibattiti politici europei.
Giocare d'astuzia nella corsa all'intelligenza artificiale - L'Unione europea non deve farsi impressionare dai miliardi di dollari annunciati da Donald Trump per l'intelligenza artificiale, ma deve proteggere i dati europei, perché sono il carburante che alimenta i server, raccomanda Jovan Kurbalija, direttore di Diplofoundation, in un'intervista con il nostro collega svizzero Richard Werly del Blick. “Attenzione a Elon Musk. Se riuscirà a sfruttare il suo potere politico all'interno dell'amministrazione Trump per trafugare i dati del mondo, senza farsi scrupoli sui conflitti di interesse, tutto potrebbe essere stravolto”, avverte Kurbalija. “L'Ue deve incrementare i finanziamenti per l'AI 'Made in Europe' e allo stesso tempo bloccare i propri dati attraverso il regolamento sulla protezione dei dati e la legge sull'AI”, raccomanda l'esperto.
Geopolitica
Rutte vuole far pagare agli europei le armi americane per l'Ucraina - Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ieri ha offerto a Donald Trump un'altra concessione, nella speranza di tenere il presidente degli Stati Uniti impegnato dentro l'Alleanza atlantica e a favore della Nato. “Se la nuova amministrazione Trump vuole continuare a riformare l''ucraina a partire dalla sua base industriale della difesa, la fattura sarà pagata dagli europei”, ha detto Rutte al Forum economico mondiale di Davos. “Dobbiamo essere pronti a farlo”. Rutte ha spiegato che gli europei devono “intensificare e non ridurre il sostegno all'Ucraina” nel momento in cui “la linea del fronte evolve nella cattiva direzione”. In gioco c'è la credibilità della Nato. “Se l'Ucraina perde, per ristabilire la dissuasione del resto della Nato, costerà un prezzo molto più elevato di quello a cui pensiamo attualmente per aumentare le spese (nella difesa) e la nostra produzione industriale”, ha detto Rutte: “Saranno miliardi di miliardi supplementari”.
Il Parlamento condanna la falsificazione storica e la disinformazione della Russia - Il Parlamento europeo ieri ha condannato la "falsificazione sistematica" operata dalla Russia di argomentazioni storiche per giustificare la guerra di aggressione contro l'Ucraina. In una risoluzione approvata con 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni, il Parlamento respinge le affermazioni storiche del regime russo sulla storia e l'identità nazionale dell'Ucraina come "futili tentativi di giustificare una guerra di aggressione illegale". I deputati hanno condannato "l'incapacità" della Russia di riconoscere le proprie responsabilità per i "crimini sovietici" e il suo tentativo di reprimere le ricerche storiche e dibattiti pubblici su questi argomenti, affermando che hanno contribuito alla capacità dell'attuale regime russo di rivitalizzare le politiche imperialiste e strumentalizzare la storia per i suoi scopi criminali. La risoluzione chiede un divieto a livello di Ue dell'uso dei simboli sia nazisti che comunisti sovietici, nonché dei simboli dell'aggressione in corso da parte della Russia contro l'Ucraina". Infine, il Parlamento ha lanciato un "forte appello" all'Ue e ai suoi Stati membri affinché aumentino e coordinino meglio gli sforzi per contrastare la disinformazione, la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte della Russia e si è detto "profondamente preoccupato" per l'allentamento delle politiche di moderazione dei contenuti pubblicati sulle piattaforme X e Meta.
Brexit
L'Ue apre la porta dell'unione doganale a Starmer, il Regno Unito la richiude - Il commissario responsabile per il commercio internazionale, Maros Sefcovic, ieri ha aperto alla possibilità di un'adesione del Regno Unito a un accordo doganale tra l'Ue, i paesi del Mediterraneo e l'est europeo. Si tratta del cosiddetto accordo paneuromediterraneo (Pem), che include Algeria, Marocco ed Egitto e i paesi dei Balcani occidentali, e consente di rendere più fluide le catene di approvvigionamento. Ma il governo di Keyr Starmer ha immediatamente chiuso la porta alla proposta. "Siamo sempre alla ricerca di modi per ridurre le barriere commerciali, ma entro i limiti del nostro manifesto, perché abbiamo una visione pragmatica di dove risieda l'interesse nazionale”, ha spiegato il ministro Nick Thomas-Symonds. “Al momento non abbiamo in programma di entrare nel PEM”, ha aggiunto.
Migranti
L'Italia disconosce la Corte Penale Internazionale - Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ieri ha disconosciuto nei fatti la legittimità della Corte Penale Internazionale, dopo che è scoppiato uno scandalo per la decisione del governo di Giorgia Meloni di non dare esecuzione a un mandato d'arresto contro un generale libico accusato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, comprese contro i migranti. "L'Aia non è il verbo, non è la bocca della verità. Si possono avere anche visioni diverse. Noi non siamo sotto scacco di nessuno. Siamo un Paese sovrano e facciamo la nostra politica", ha detto Tajani. Il ministro degli esteri ha spiegato che il governo ha fatto "ciò che era giusto fare" nel caso di Osama Almasri Njeem, il generale libico a capo della polizia giudiziaria e del carcere di Mitiga. Tajani ha anche giustificato l'espulsione in tutta fretta decisa dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, con un volo di Stato. "Un volo di Stato o di linea è la stessa cosa". La Commissione europea si è nuovamente rifiutata di commentare, malgrado il fatto che l'Italia sia il primo stato membro a non dare esecuzione a un mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale. La ragione? "E' un paese membro", si è lasciato scappare un portavoce della Commissione.
Brunner non cede alle pressioni sui finanziamenti dei muri - Il Partito Popolare Europeo è favorevole, così come l'estrema destra. Al Parlamento europeo c'è una maggioranza che vuole spingere la Commissione a finanziare la costruzione dei muri per fermare gli ingressi dei migranti. Per il momento il commissario agli Affari interni, Magnus Brunner, non ha ceduto alle pressioni. La linea rimane la stessa. "I finanziamenti dell'Ue sono a disposizione degli Stati membri per fornire infrastrutture ben attrezzate e moderne per un livello di sicurezza molto elevato alle frontiere esterne europee e per contribuire anche alla lotta contro la migrazione irregolare”, ha detto Brunner in un dibattito al Parlamento europeo. “Oltre a questo, gli Stati membri possono decidere di finanziare strutture come le recinzioni, garantendo sempre il rispetto dei diritti fondamentali”, ha aggiunto. Tradotto: la Commissione è pronta a pagare per telecamere e sensori da usare sui muri, ma tocca ai governi nazionali mettere i soldi per i mattoni o lo sbarre di ferro.
Brunner vuole triplicare i guardia frontiere di Frontex – Sempre al Parlamento europeo, il commissario Brunner ieri ha annunciato l'intenzione di triplicare il numero di funzionari e ufficiali di Frontex. “ "In futuro il rafforzamento di Frontex con l'aumento delle capacità operative e un aumento di tre volte il personale permanente, contribuirà ulteriormente a sostenere gli Stati membri”, ha detto Brunner. “Frontex esiste qui per questo: affrontare le sfide alle frontiere esterne". Il commissario austriaco ha spiegato che "tutti i finanziamenti dell'Ue per la gestione delle frontiere sono più che triplicati negli ultimi tre quadri finanziari pluriennali”.
Commissione
Varhelyi è commissario europeo o ministro ungherese? - Il nostro collega di Politico, Eddy Wax, è stato perspicace. Mercoledì, Ódor Bálint, rappresentante permanente dell'Ungheria presso l'Unione Europea, ha pubblicato su Twitter una foto della sua partecipazione al Consiglio dei ministri ungherese a Budapest. Sulla sinistra della foto si vedeva il commissario europeo Oliver Varhelyi, membro del partito del primo ministro Viktor Orbán. Nell'agenda della Commissione europea non era prevista alcuna visita di Varhelyi a Budapest, tanto meno la sua partecipazione a un Consiglio dei ministri. Ieri, la Commissione ha aggiornato il suo calendario del mercoledì per includere questa visita a Orbán, ma si è dimenticata (al momento della chiusura di questo articolo) di aggiornare il registro settimanale delle attività dei commissari, quindi il viaggio a Budapest continuava a non apparire. In effetti, Varhelyi non aveva alcuna attività ufficiale programmata questa settimana.
Accade oggi
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Kallas in Turchia incontra il ministro degli Esteri, Hakan Fidan, e il presidente della Grande assemblea nazionale, Numan Kurtulmus
Commissione: la commissaria Suica a Roma, incontra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e i ministri Matteo Piantedosi (Interno) ed Eugenia Roccella (Pari opportunità)
Banca centrale europea: la presidente Lagarde interviene al World Economic Forum di Davos
Eurostat: dati sull'istruzione online nel 2024