Sull'Ucraina l'Ue è nuda
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
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Sull'Ucraina l'Ue è nuda
A corto di munizioni, di denaro e di sostegno, gli ucraini stanno attraversando un brutto periodo. Si sentono delusi dai loro sostenitori a Bruxelles e a Washington. Le promesse vengono disattese e le divisioni politiche interne rendono sempre più difficile mantenerle. Gli ostacoli si moltiplicano sulla strada dell'adesione e minacciano la solidarietà europea. Il rallentamento degli aiuti è un "pericolo mortale", ha avvertito la First Lady ucraina, Olena Zelenska, in un'intervista rilasciata domenica alla Bbc. "Se il mondo è stanco, ci lascerà semplicemente morire", ha detto Zelenska.
Questo appello sarà ascoltato dall'Ue, i cui ministri degli Esteri si riuniscono oggi a Bruxelles? Senza dubbio. Ma quale sarà la risposta? L'Unione è militarmente nuda e finanziariamente imbarazzata. Non manterrà la promessa di consegnare il milione di munizioni promesso per il 2023. “L'obiettivo non sarà raggiunto quest'anno", ci ha confermato un diplomatico che ha familiarità con la questione. "Ma probabilmente sarà possibile nel corso del prossimo anno", ha assicurato.
Anche gli acquisti congiunti di munizioni sono in bilico. "Non sono una priorità per i grandi esportatori", ha sottolineato il diplomatico. Il milione di munizioni potrebbe arrivare solo nel 2024 inoltrato. Così i contributi nazionali stanno sostituendo l'azione comune europea. L'8 dicembre, la Germania ha annunciato la fornitura di 1.750 proiettili da 155 mm e di armamenti all'Ucraina. Il Parlamento bulgaro ha superato il veto del presidente Roumen Radev e ha dato il via libera alla consegna di veicoli blindati.
Il disfattismo si sta diffondendo a macchia d'olio nei circoli militari e politici europei e americani. È giustificato? I soldati ucraini in prima linea testimoniano che non è così. Ma hanno bisogno di armi e munizioni. Lo dicono loro stessi. E i loro leader stanno trasmettendo questo appello alle capitali europee e a Washington. Dmytro Kuleba, Ministro degli Affari Esteri ucraino, oggi sarà a Bruxelles per sensibilizzare le sue controparti. Il Presidente Volodymyr Zelensky sta lanciando ripetuti appelli di aiuto ai leader mondiali. Ma gli occhi di tutti sono rivolti altrove. La stanchezza si fa sentire, anche se i leader europei e americani insistono che è il contrario.
Ieri gli ambasciatori dei ventisette hanno discusso la bozza delle conclusioni del vertice del 14 e 15 dicembre, che abbiamo potuto consultare. È piena di impegni sul "sostegno incondizionato" dell'Ue all'Ucraina, di promesse sulle forniture di munizioni e di assicurazioni sulla continua assistenza finanziaria. Ma "Orban sta bloccando tutto", denunciano diverse fonti a Bruxelles.
Il primo ministro ungherese non demorde. Chiede che i negoziati di adesione e il piano di assistenza finanziaria per l'Ucraina siano ritirati dall'ordine del giorno del vertice, perché non darà la sua approvazione ed è necessaria l'unanimità. La Germania denuncia un bluff, ma Viktor Orban è determinato. Emmanuel Macron lo ha invitato a cena a Parigi giovedì sera, ma non è riuscito a convincerlo a optare per una "astensione costruttiva", come aveva sempre fatto in passato.
L'Ue può rinunciare a parlare dei due temi principali del vertice? Sarebbe difficile. Ma se ignora la posizione di Viktor Orban, il fallimento è garantito. Nel febbraio 2020, il primo ministro olandese Mark Rutte, fece fallire un vertice dedicato al bilancio pluriennale dell'UE per il periodo 2021-27 perché rifiutava di negoziare le proposte sul tavolo. Fece un ingresso in sala molto pubblicizzato, arrivando con una mela e una biografia di Chopin per "passare il tempo" perché "non c'è nulla da negoziare". In uno scenario simile per l'Ucraina, l'Ue ha un piano B?
Diverse soluzioni sono in fase di discussione. I 50 miliardi di euro in assistenza finanziaria - 17 in contanti, 33 in prestiti – servono ad aiutare l'Ucraina nei prossimi 4 anni. La proposta è nella revisione del bilancio pluriennale, che sta suscitando serie riserve da parte della Germania. "Se non si raggiunge un accordo per integrare il bilancio, gli aiuti all'Ucraina possono essere tolti dai negoziati e assegnati su base annuale". È quanto sostengono la Germania e alcuni Paesi nordici. Un negoziatore ha spiegato che per aggirare il rifiuto dell'Ungheria verrebbero richieste garanzie individuali attraverso i bilanci nazionali degli Stati membri. Questa opzione segnerebbe un ritorno alle soluzioni nazionali, come nel caso delle forniture di armi. Sarebbe la fine dello spirito comunitario che ha ispirato l'Ue fin dalla sua nascita.
L'apertura dei negoziati di adesione potrebbe essere rinviata a marzo 2024, data della clausola di rendez-vous annunciata dalla Commissione europea per verificare che le 7 riforme richieste all'Ucraina siano state adottate e attuate. "La Commissione chiede l'apertura dei negoziati prima che le condizioni imposte siano state soddisfatte, e riconosce che le condizioni non sono state soddisfatte. Tra le condizioni non soddisfatte c'è la tutela delle minoranze nazionali, e quindi della minoranza ungherese in Ucraina", sottolinea un rappresentante di uno Stato membro. Sull'allargamento, Orban nasconde difficoltà più ampie nell'Ue. “Molti Paesi non hanno fretta di aprire i negoziati di adesione con l'Ucraina e la Moldavia", ci dicono diverse delegazioni. Ma solo Orban dice ad alta voce ciò che gli altri pensano.
Volodymyr Zelensky teme lo stallo sull'allargamento. Il via libera ai negoziati serve anche per il morale di soldati e cittadini. Serve per rompere l'atmosfera di disfattismo che sta diffondensoi anche a Kyiv. "Avevamo sette raccomandazioni e abbiamo raggiunto tutto ciò che ci si aspettava da noi a dicembre", ha annunciato Zelensky sabato dopo l'adozione della legislazione sulla lotta alla corruzione e sulle minoranze nazionali. "Ci aspettiamo che i leader dell'UE diano il giusto riconoscimento agli sforzi dell'Ucraina e che l'Ue mantenga le sue promesse in questo settore", ha avvertito Zelensky.
La frase
“Continueremo a sostenere l'Ucraina nella sua guerra di difesa. Lo stiamo facendo con aiuti finanziari e forniture di armi (…). No, questa guerra probabilmente non finirà tanto rapidamente quanto avremmo voluto. Ecco perché dobbiamo essere nella posizione di continuare a fare ciò che facciamo oggi quest'anno, il prossimo anno e l'anno successivo. Se altri vacilleranno, dovremo aumentare la nostra parte”.
Olaf Scholz, cancelliere della Repubblica federale di Germania
La settimana
Dieci miliardi per Orban - La Commissione europea domani potrebbe sbloccare 10 miliardi di euro di fondi della politica della coesione preallocati all'Ungheria, che erano stati congelati per le violazioni dello stato di diritto. Il giudizio preliminare sulle riforme della giustizia introdotte dal governo di Viktor Orban è positivo. In particolare la Commissione ritiene soddisfacenti il ruolo più forte per il Consiglio nazionale della giustizia e le nuove regole per la Corte suprema, che dovrebbero limitare l'influenza del governo e permettere ai tribunali di ricorrere davanti alla Corte di giustizia dell'Ue. Non tutti ii fondi della coesione saranno scongelati: circa 11,7 miliardi dovrebbero rimanere bloccati, in parte per il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, in parte per le violazioni delle regole europee su libertà accademica, diritti Lgbt e regole sull'asilo. La speranza di molti a Bruxelles è che i 10 miliardi bastino per convincere Orban a togliere i suoi veti sull'Ucraina.
Alla ricerca di un accordo sulla revisione del bilancio - L'ultima Negobox sulla revisione del quadro finanziario pluriennale presentata dalla presidenza spagnola dell'Ue “va nella giusta direzione, ma non abbastanza per arrivare ad avere l'accordo di tutti”, ci ha detto un alto funzionario dell'Ue. Sarà l'altro tema, oltre l'Ucraina, del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. L'ultima bozza di conclusioni prevede solo un “p.m.”: per memoria. “La Negobox è ancora troppo costosa per alcuni paesi”, ha detto il funzionario: “C'è ancora un enorme ammontare di denaro” chiesto ai contributori netti (26,8 miliardi di euro, secondo l’ultima versione ritoccata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel). Rimane poi il problema delle risorse per compensare l'aumento dei tassi di interessi sul debito contratto da NextGenerationEu: “Sono molto costosi e gli stati membri sono riluttanti su questo”, ci ha detto il funzionario. Resta da capire come reagiranno i paesi del sud ai tagli proposti dalla presidenza spagnola rispetto alla proposta della Commissione. Nella Negobox il Fondo per l'innovazione da 5 miliardi di euro, che doveva permettere di compensare gli aiuti di stato della Germania nelle tecnologie verdi, è sparito. Anche le risorse aggiuntive per le politiche migratorie sono state ridotte con un taglio di quasi 4 miliardi.
L'Ecofin
Un passo avanti all'Ecofin sul nuovo Patto di stabilità - I ministri delle Finanze dell'Ue venerdì non hanno trovato un accordo sulla revisione della governance economica, ma sono riusciti comunque a fare un passo avanti significativo verso il nuovo Patto di stabilità e crescita. Dopo una notte di trattative, Francia e Italia hanno strappato una concessione alla Germania: un periodo transitorio dal 2025 al 2027, durante il quale i paesi sotto procedura per deficit eccessivo avranno un piccolo sconto sullo sforzo fiscale da realizzare per tenere conto dell'aumento dei tassi di interesse. “Ci siamo quasi”, ha detto il ministro delle finanze spagnolo, Nadia Calvino, spiegando che servono ancora consultazioni “tecniche, giuridiche e politiche”. Un gruppo di piccoli paesi frugali – Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Danimarca e Lussemburgo – non ha ancora dato il via libera all'intesa. Calvino ha detto di essere pronta a convocare un altro Ecofin straordinario nella settimana prima di Natale. In ogni caso, il nuovo Patto di stabilità appare molto più austero di quello inizialmente proposto dalla Commissione.
Franco-italiano
La Francia scopre che l'Italia è utile per negoziare con la Germania – Nella notte tra giovedì e venerdì Bruno Le Maire ha scoperto che l'Italia può essere un utile alleato quando si ha a che fare con la Germania. Il ministro delle Finanze francese aveva scelto di negoziare in bilaterale con il suo omologo, Christian Lindner, i grandi contorni del nuovo Patto di stabilità. Negli scorsi mesi ci sono stati cinque incontri faccia a faccia e un numero incalcolabile di telefonate. Alla fine Le Maire ha accettato tutte le richieste del tedesco, senza ottenere granché in cambio. La sua frustrazione era evidente giovedì mattina quando ha annunciato una “linea rossa” della Francia sullo sforzo fiscale da realizzare per i paesi sotto procedura per deficit eccessivo. Solo a quel punto Le Maire si è messo a fare davvero squadra con l'italiano Giancarlo Giorgetti. Di fronte alla seconda e alla terza economia dell'Ue unite, Lindner è stato costretto a fare almeno una concessione. Sarà di lezione per i negoziati a venire?
Trilogo
Accordo storico sull'AI Act – Il record del trilogo più lungo della legislatura è stato raggiunto nella notte tra venerdì e sabato, quando i negoziatori del Parlamento europeo e la presidenza spagnola dell'Ue hanno annunciato l'accordo sull'AI Act. L'AI Act è il nuovo regolamento sull'intelligenza artificiale. Il commissario Thierry Breton ha festeggiato con un post su X in cui ha evidenziato che l'Ue è la prima al mondo a dotarsi di regole sull'intelligenza artificiale. I negoziatori del Parlamento europeo hanno condotto un lungo braccio di ferro con il Consiglio sui potenziali abusi di diritti umani da parte di governi e imprese. “I durissimi negoziati dei giorni scorsi hanno permesso di ribaltare l’approccio securitario che avrebbe voluto permettere ai governi e ai privati di usare queste tecnologie per il riconoscimento emotivo nei luoghi di lavoro, per l’identificazione su base etnica e delle opinioni politiche, per la predizione di chi commetterà un crimine”, ha detto Brando Benifei, uno dei relatori del Parlamento europeo. L’uso del riconoscimento biometrico negli spazi pubblici sarà “limitato alla ricerca di terroristi e per pochi gravissimi crimini”, ha assicurato Benifei.
Accordo rinviato sul Patto migratorio – Non tutti i triloghi sono andati bene la scorsa settimana. Quello Jumbo sul nuovo Patto su migrazione e asilo si è concluso con un nulla di fatto nella notte tra giovedì e venerdì. La presidenza spagnola dell'Ue e i negoziatori del Parlamento europeo si sono dati un nuovo appuntamento il 18 dicembre.
Accade oggi
Consiglio Affari esteri
Consiglio Agricoltura e pesca
Riunione ministeriale del Partenariato orientale
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti su elezioni europee; piccoli reattori modulari; politiche tasse in tempi di crisi)
Parlamento europeo: audizione dei vincitori del Premio Sakharov 2023 davanti alle commissioni Affari esteri, Sviluppo e Diritti umani
Parlamento europeo: audizione dei commissari Dombrovskis e Gentiloni davanti alle commissioni Affari economici e Bilancio
Commissione: il commissario Hoekstra partecipa alla plenaria di chiusura della Cop28
Commissione: il commissario Schmit a Parigi partecipa a evento di alto livello sull'Anno europeo delle competenze
Commissione: il commissario Lenarcic a Ginevra partecipa al lancio della 2024 Global Humanitarian Overview dell'Ocha e incontra la presidente del Comitato internazionale della Croce rossa, Mirjana Spoljaric
Parlamento europeo: riunione dell'Ufficio di presidenza
Eurostat: dati sulle spese famiglie per la cultura