Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
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Superare lo stallo, un test per la Francia
La Francia è ancora scossa dallo scioglimento dell'Assemblea nazionale e dai risultati delle elezioni anticipate del 7 luglio. I partiti sono divisi e il paese è in stallo, senza una maggioranza per formare un governo. Invece di negoziare, i gruppi politici si stanno scontrando. La ricerca di un compromesso è a loro estranea. Preferiscono il rigetto e il rifiuto. Gli altri leader dell'Ue seguono le guerre tra piccoli capi, divertiti dal vedere Emmanuel Macron confrontarsi con le difficoltà che sono la realtà quotidiana della vita politica nei loro paesi.
Negoziare, scendere a compromessi, raggiungere accordi. Tutti i paesi dell'Ue hanno dovuto imparare questa lezione. Tutti tranne la Francia. Dovrà rimediare a questa mancanza. La decisione di Emmanuel Macron di sciogliere l'Assemblea Nazionale è arrivata sulla scia delle elezioni europee, che hanno confermato la forza elettorale del Rassemblement National. Ha colto tutti di sorpresa. Al termine del secondo turno del 7 luglio, il Rassemblement national è rimasto il primo partito politico con 126 eletti su 577, davanti a Renaissance (99), La France Insoumise (75), il Partito Socialista e i Républicains (65). Si sono formati tre blocchi: il Nuovo Fronte Popolare (NFP), formato da un'alleanza di partiti di sinistra, con 193 membri eletti; il Rassemblement national e i suoi alleati, con 153 membri eletti; e il blocco centrista, un'alleanza di diversi partiti, con 163 membri eletti. La destra, con 68 membri eletti, va avanti da sola.
Nessuno ha la maggioranza e nessuno può governare da solo. Eppure è questa la pretesa del NFP, sostenuta da un accordo su un programma e su un candidato alla carica di primo ministro: Lucie Castets, un'alta funzionaria senza esperienza ma appoggiata da la France Insoumise (LFI), il partito guidato da Jean-Luc Mélenchon. Durante le consultazioni con i leader dei partiti politici, Emmanuel Macron ha notato che l'unica unanimità riscontrata è stata quella di opporsi alla nomina di Castets. Ha quindi rifiutato di chiederle di formare un governo per evitare che venisse rovesciata dall'Assemblea nazionale. La decisione del capo dello Stato è stata contestata e ha provocato la “rabbia” della candidata, che denuncia “una negazione di democrazia”.
Il NFP si rifiuta di cedere e discuterà con Emmanuel Macron solo i termini di una coabitazione con un governo guidato da Lucie Castets. “I socialisti non saranno gli ausiliari della 'Macronia' in dissolvenza e censureremo qualsiasi tentativo di prolungare la Macronia”, ha assicurato il primo segretario del PS, Olivier Faure. “Se Emmanuel Macron persiste nel suo rifiuto, avvieremo una procedura di destituzione”, ha dichiarato Mathilde Panot, membro della direzione della LFI. Ma il partito guidato da Jean-Luc Mélenchon è in procinto di rompere il NFP. I socialisti stanno iniziando a reagire. L'appello della LFI a partecipare a una manifestazione “contro il colpo di forza di Emmanuel Macron” il 7 settembre è “un appello solitario”, ha detto Pierre Joubert, uno dei leader nazionali del PS.
La decisione di Olivier Faure di seguire le posizioni della LFI e del suo leader non piace e l'opposizione all'interno del PS ha ottenuto la tenuta di un ufficio politico perché “la situazione è estremamente preoccupante”. “Non possiamo essere i surrogati della France insoumise”, ha dichiarato Hélène Geoffroy, leader dell'opposizione a Olivier Faure, in un lungo messaggio pubblicato su X dopo la riunione dell'ufficio nazionale del PS. “Sono ancora alla ricerca di soluzioni per un primo ministro socialista/socialdemocratico che ci permetta di applicare misure immediate per alleviare la vita quotidiana degli abitanti delle nostre città”, ha scritto in questo testo molto critico. Il segretario nazionale Sébastien Vincini ha invitato su La Dépêche du Midi a “rompere con Jean-Luc Mélenchon e con coloro che gli sono vicini e che sono sempre in eccesso”. Ha fatto eco alla posizione di Raphaël Glucksmann secondo cui “Giove e Robespierre sono finiti”. Il capo della Place Publique, salvatore del PS alle elezioni europee, invita i francesi a “voltare pagina rispetto a Macron e Mélenchon” in un'intervista pubblicata dal settimanale Le Point.
“Senza maggioranza, niente governo”. Questo assioma non è scontato per i leader dei partiti del Nuovo Fronte Popolare. Eppure è così che funziona nelle altre democrazie dell'UE. In Spagna, il Partito Popolare è uscito vincitore dalle elezioni generali. Il suo leader, Alberto Nunez Feijoo, ha avuto due mesi di tempo per stringere alleanze e ottenere la maggioranza nel voto per la sua candidatura al Parlamento. Non ci è riuscito. Il re ha dunque concesso al socialista Pedro Sanchez due mesi di tempo per formare una maggioranza, cosa che è riuscito a fare raccogliendo il sostegno degli indipendentisti catalani e baschi.
In Germania non è stato facile costruire una coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali. Nei Paesi Bassi, la destra e i liberali sono riusciti a scendere a patti con il partito di estrema destra di Geert Wilders, uscito vincitore dalle elezioni generali, per formare un governo a costo di compromessi. Come in Francia, i belgi sono impegnati in difficili discussioni per formare un governo di coalizione. Il leader del partito nazionalista fiammingo NV-A, Bart de Wever, ha rinunciato, ma le discussioni continuano. Il Belgio detiene il record di oltre 500 giorni di negoziati per formare un governo di coalizione nel 2011.
I partiti pro-europei francesi saranno incapaci di formare una coalizione per contrastare i gruppi anti-europei Rassemblement national e La France Insoumise? Il metodo pone un problema. “In una situazione parlamentare senza maggioranza, il programma di un gruppo non è mai quello del governo. È il risultato di discussioni e quindi di concessioni reciproche per costruire una coalizione di maggioranza. Garantire il buon funzionamento dei poteri pubblici (articolo 5 della Costituzione) significa fare in modo che il premier che deve essere nominato non venga immediatamente rovesciato da una mozione di censura”, sottolinea Dominique Rousseau, professore di diritto costituzionale.
Non resta che trovare la personalità in grado di svolgere il difficile compito di “formatore”. “Abbiamo bisogno di una persona con esperienza, capace di capire il momento, di rivolgersi all'opinione pubblica e di riunire le persone. Qualcuno a cui i francesi riconoscano la buona fede, che sia in grado di discutere e prendere decisioni con persone che non sono della sua stessa fede politica”, spiega il leader centrista François Bayrou.
Questo richiede tempo, “almeno due mesi”, ci ha detto a luglio Enrico Letta, l'ex capo del governo italiano che ha presieduto uno dei tre governi di grande coalizione formatisi in Italia negli ultimi dieci anni. “Il panorama politico era disperso come in Francia. La situazione era molto complicata. Era impossibile formare una maggioranza normale. Ci sono voluti 60 giorni di trattative per formare il mio governo”, ci ha detto Letta. Emmanuel Macron, l'uomo che ha fretta, sarà in grado di aspettare così tanto?
La frase
“Sono assolutamente chiaro che vogliamo un reset... con l'Europa, un reset con l'Ue (…). Ciò non significa fare marcia indietro sulla Brexit o rientrare nel mercato unico o nell'unione doganale, ma significa una relazione più stretta su diversi fronti”.
Il premier britannico, Keir Starmer, in un incontro con Olaf Scholz.
L'Affaire Tabone al Parlamento
Metsola nomina il cognato Matthew Tabone come capogabinetto - La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ieri ha annunciato la nomina del maltese Matthew Tabone come suo nuovo capo gabinetto, dopo che la spagnola Leticia Zuleta De Reales Ansaldo ha assunto l'incarico di direttrice per le relazioni con i parlamenti nazionali presso il Parlamento europeo. Questa notizia normalmente andrebbe nella sezione delle “sedie musicali” del Mattinale. Ma la nomina di Tabone rischia di far discutere per i legami di parentela con la stessa Metsola. In effetti, Tabone ha sposato la sorella più giovane di Metsola, Lisa Tedesco Triccas, il 5 settembre del 2015, quando già collaborava con l'eurodeputata maltese da due anni. Finora Tabone aveva diretto l'ufficio privato (la segreteria particolare) di Metsola. Le regole del Parlamento europeo dal 2009 vietano ai deputati di assumere “parenti stretti” come assistenti. Ma formalmente, secondo le regole interne, Tabone è un “affine”, non un parente di primo grado.
Perché Tabone secondo Metsola è l'uomo giusto - Il comunicato del Parlamento europeo spiega che Matthew Tabone (Matt per gli amici) ha guidato diversi team all'interno del Gabinetto, tra cui la gestione della riforma della trasparenza dopo il QatarGate, Inoltre è stato incaricato di coordinare il dialogo della presidente con il pubblico europeo in vista delle elezioni di giugno. Diverse fonti ci hanno spiegato che, di fatto, era già lui a dirigere il gabinetto. “E' la persona migliore”, ci ha detto una fonte. “E' molto bravo”, ci ha confermato un altro funzionario. Nella procedura di nomina, le regole sono state rispettate. Ma al di là delle formalità, nelle istituzioni c'è anche il senso dell'opportunità. Del resto Metsola aveva già provato a nominare Tabone alla fine del 2022, ma le rivelazioni del quotidiano italiano Il Foglio e le critiche che ne erano seguite avevano spinto la presidente a fare marcia indietro. All'epoca il portavoce di Metsola si era giustificato così al Foglio: “la presidente ha pochissima influenza su quali persone si innamorano e crede fermamente che alle persone dovrebbe essere permesso di amare chi desiderano amare”. In ogni caso, Metsola “non ritiene opportuno o legale chiedere (a Tabone) di divorziare per assumere” il nuovo incarico.
Perché la nomina di Tabone può essere un piccolo scandalo - Quello di capogabinetto è un incarico chiave nelle istituzioni dell’Ue. Alla Commissione Ursula von der Leyen si è portata da Berlino il suo uomo di fiducia, Bjoern Seibert. Al Consiglio europeo, Charles Michel ha scelto il suo sherpa di quando era premier in Belgio, Frédéric Bernard. Ma ciascuna istituzione ha le sue specificità. Al Parlamento il capogabinetto gestisce per conto del presidente i rapporti con i gruppi politici, con l’amministrazione e con le altre istituzioni. Tradizionalmente viene nominato qualcuno con una lunga esperienza come funzionario dell’Ue o almeno dei gruppi politici. David Sassoli aveva scelto un funzionario di lungo corso del Parlamento, Lorenzo Mannelli; Antonio Tajani un funzionario della Commissione, Diego Canga Fano. Il capogabinetto di Martin Schulz, Markus Winkler, era stato suo assistente, ma è diventato funzionario prima di guidare la squadra del presidente. Il curriculum di Tabone costituisce una rottura con la prassi. Laureato in legge, dopo quattro anni alla rappresentanza di Malta presso l’Ue, tra il 2013 e il 2022 Tabone è stato assistente di Metsola, ma non ha mai superato un concorso. Promosso capogabinetto avrà uno stipendio significativo di oltre 15 mila euro. Se non è nepotismo, questa nomina mostra un certo senso di onnipotenza da parte di alcuni responsabili, in particolare del PPE, che considerano le istituzioni come cosa propria. Il PieperGate ne è stato un altro esempio. “Il clima di impunità in seno al Parlamento regna sovrano, nonostante le tante declamazioni a seguito dello cosiddetto Qatargate”, ci ha detto il professore Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby.
Commissione von der Leyen II
Portogallo e Danimarca nominano rispettivamente una donna e un uomo - I governi di Portogallo e Danimarca ieri hanno annunciato la designazione dei loro candidati commissari. Nemmeno loro hanno dato ascolto alla richiesta di Ursula von der Leyen di inviare due nomi - un uomo e una donna - per permettere alla presidente di scegliere il candidato migliore e garantire la parità di genere. Almeno il Portogallo ha scelto una donna, l'ex ministro delle Finanze Maria Luis Albuquerque, contribuendo a riequilibrare i numeri attuali del collegio a favore delle donne. La Danimarca ha invece designato Dan Jorgensen, il ministro della cooperazione allo sviluppo e della politica climatica globale, che essendo socialista aiuta il riequilibrio politico. Finora il collegio è composto da 17 uomini e 7 donne. La scadenza fissata da von der Leyen per la nomina dei candidati commissari è domani. Mancano ancora tre paesi. In Italia il favorito è il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, in Bulgaria è Ekatarina Zaharieva. In Belgio la designazione è ostacolata dai negoziati per la formazione del nuovo governo.
I nuovi uomini forti della presidente - In attesa di avere il quadro completo del prossimo collegio, il Mattinale continua a presentare i commissari designati dai governi per la Commissione. Dopo i confermati e le donne della presidente, oggi è il turno di nuovi uomini forti dell'esecutivo comunitario. In cima alla classifica ci sono il polacco Piotr Serafin e il ceco Jozef Síkela. Sarafin è il braccio destro di Donald Tusk, l'uomo di fiducia di Donald Tusk, di cui è stato capogabinetto quando presiedeva il Consiglio europeo. Conosce la macchina comunitaria alla perfezione, compresi i suoi meandri politici. Sikela è il ministro dell'Industria e del Commercio della Repubblica ceca, che a Bruxelles ha dovuto già gestire una crisi quasi esistenziale: l'aumento dei prezzi dell'energia nel secondo semestre del 2022, quando la Repubblica ceca aveva la presidenza di turno. Poco dietro c'è un aspirante uomo forte, l'austriaco Magnus Brunner, falco dell'austerità come ministro delle Finanze del suo paese. La sorpresa potrebbe essere il lituano, Andrius Kubilius, che prima di essere deputato europeo ha servito per due volte come primo ministro, adottando una serie di decisioni impopolari per uscire da una crisi economica e trasformare la Lituania in una delle Tigri baltiche. Kubilius ha fatto parte di un gruppo di deputati che nel novembre 2021 ha visitato Taiwan per inviare un messaggio di sostegno all'isola di fronte alle minacce della Cina.
Geopolitica
Stoltenberg chiede più sostegno all'Ucraina - "L'Ucraina continua a intercettare missili russi quotidianamente, salvando innumerevoli vite. Ma la capacità dell'Ucraina di mantenere le proprie difese richiede maggiori forniture e più supporto”, ha detto ieri il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, dopo una riunione del Consiglio Nato-Ucraina. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha aggiornato gli ambasciatori degli stati membri della Nato sulla situazione sul terreno e sulle priorità di Kyiv in termini di forniture. “Sulla scia dell'ultimo attacco russo, gli Alleati hanno ribadito oggi che stanno intensificando i loro aiuti militari all'Ucraina”, ha detto Stoltenberg, ricordando che fornire armi e munizioni è “fondamentale per la capacità dell'Ucraina di continuare a battersi”. Durante la riunione – secondo le nostre fonti – diversi stati membri hanno chiesto di togliere le restrizioni imposte all'Ucraina sulle armi per colpire più in profondità la Russia.
Ucraina, Medio Oriente e Turchia alla riunione dei ministri degli Esteri - Dopo la Nato ieri, oggi tocca ai ministri degli Esteri dell'Ue discutere della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Ma non è l'unico punto all'ordine del giorno della riunione convocata da Josep Borrell a Bruxelles per boicottare la presidenza ungherese a seguito dell'incontro di Viktor Orban con Vladimir Putin. I ventisette parleranno anche di Gaza e delle tensioni regionali. Secondo i media israeliani, Borrell proporrà di sanzionare i due ministri più estremisti del governo di Benjamin Netanyahu, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. All'incontro di oggi parteciperà anche il ministro degli esteri della Turchia, Hakan Fidan, per tentare un reset delle relazioni tra l'Ue e Ankara.
Geoeconomia
La Spagna blocca l'acquisizione ungherese di Talgo per i legami con la Russia - Il governo di Pedro Sanchez ha messo il veto all'ingresso della società ungherese Ganz-Mavag nella società ferroviaria spagnola Talgo per “rischi per la sicurezza nazionale”. Dietro questa decisione, secondo fonti informate, ci sarebbero rapporti dei servizi segreti per mettere in guardia il governo sui legami con la Russia di questa società, gestita da uomini d'affari vicini al primo ministro ungherese, Viktor Orban. Secondo le fonti citate dal Pais, lunedì il Consiglio di Sicurezza Nazionale spagnolo ha esaminato un importante rapporto del Centro Nacional de Inteligencia che stabilisce collegamenti tra Ganz-Mavag e la società russa THM. THM ha abbandonato una partecipazione nella società ungherese dopo l'imposizione di sanzioni alla Russia, ma ha conservato stretti legami con la società ungherese. "Talgo è un'azienda strategica in un settore chiave per la sicurezza economica", ha detto il governo spagnolo in una nota. Ganz-Mavag ha annunciato un ricorso in tribunale contro il veto e l'intenzione di sollevare il caso davanti alla Commissione europea.
Accade oggi
Consiglio informale dei ministri degli Esteri a Bruxelles
Commissione: discorso della vicepresidente Vestager al ministro degli Esteri danese
Commissione: discorso della vicepresidente Jourova alla Conferenza "Costruire un'Economia dell'IA" a Praga
Banca centrale europea: discorso del capoeconomista Philip Lane a un evento organizzato dalla Bundesbank a Francoforte
Eurostat: dati del 2023 sugli obiettivi del decennio digitale nell'UE