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Trump spinge l'UE a emanciparsi, ma il risveglio rischia di essere solo un sussulto
L'Unione Europea sta vivendo il suo momento della verità? Donald Trump le ha fatto perdere la sua "innocenza"? La nuova mobilitazione per la difesa dell'Europa e la sua autonomia si concretizzerà o sarà solo uno spasmo? Il presidente americano aveva già seminato il terrore in Europa durante il suo primo mandato. Ma non era durato. Gli atlantisti erano stati rassicurati e le paure causate dalle minacce di uscita dalla Nato e dalla fine dell'ombrello americano erano passate come un grosso temporale. Intorno al tavolo del Consiglio europeo, la maggior parte dei leader non crede più che gli Stati Uniti siano ancora un alleato con Trump e i suoi oligarchi alla Casa Bianca. Ma non tutti. Una parte significativa dei leader europei considera ancora gli Stati Uniti un alleato, o vuole ancora crederlo, ed è riluttante a tagliare i ponti.
"Noi europei dobbiamo davvero prendere in mano il nostro destino", ha detto una volta Angela Merkel. Era il 2017, al termine di un incontro del G7 a Taormina, in Italia. L'allora cancelliera tedesca Merkel aveva appena preso coscienza del divario che si era aperto tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea con la prima elezione di Donald Trump. Sono passati otto anni e gli europei non hanno dato seguito all'appello di Angela. Nemmeno Merkel lo ha fatto.
Di ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump è ancora più brutale e cinico. L'America non vuole avare più nulla a che fare con l'Europa, né con la sua sicurezza. I più lungimiranti tra i leader europei hanno suonato l'allarme ieri di fronte a questa realtà, ci ha raccontato un diplomatico europeo. Ma c'è ancora molto da fare e il tempo stringe. L'Unione Europea non parte da zero. Il vertice di Versailles del marzo 2022 ha lanciato il progetto della fine delle dipendenze e del ritorno alla sovranità europea, concetti che possono essere riassunti in due parole: “prima l'Europa”.
La fine della dipendenza dagli Stati Uniti è la più difficile da accettare per gran parte degli Stati membri. Bisogna essere stati feriti da Trump, come la premier danese, Mette Frederiksen, per le richieste americane sulla Groenlandia e dal modo in cui sono state espresse. O bisogna essere indignati, come il futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz, dall'ingerenza americana nel processo elettorale del suo paese, con il sostegno dichiarato dal vicepresidente J.D Vance e dal miliardario Elon Musk al partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD). Solo allora non ci si aspetta più nulla di buono dalla nuova amministrazione americana.
"Voglio credere che gli Stati Uniti resteranno al nostro fianco, ma dobbiamo essere pronti se non sarà così", ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron in un discorso alla nazione alla vigilia del vertice di Bruxelles. "Gli Stati Uniti, nostro alleato, hanno cambiato posizione sull'Ucraina e lasciano planare il dubbio sul futuro. La nostra prosperità e la nostra sicurezza sono diventate più incerte. Stiamo entrando in una nuova era", ha avvertito Macron.
Il Consiglio europeo straordinario convocato ieri a Bruxelles aveva due temi collegati: il sostegno all'Ucraina e la difesa europea. "Stiamo vivendo un momento di accelerazione, sovranità e unità, lo spero, per l'Unione Europea", ci ha confidato un diplomatico. L'Unione Europea si è data i mezzi per riarmarsi. Il piano di finanziamento presentato dalla presidente della Commissione si chiama "RearmEurope". Deve permettere agli Stati membri di aumentare le loro spese per la difesa, cosa che pochi di loro hanno fatto realmente, e dà priorità alla preferenza comunitaria per sviluppare l'industria europea. La gamma delle opzioni di finanziamento non è chiusa. Come per il piano di rilancio dell'economia dopo il Covid, un nuovo prestito comune potrà essere preso in considerazione, ma in ultima istanza. Il testo delle conclusioni sulla difesa europea è stato approvato dai 27 leader, a differenza di quello sull'Ucraina, sul quale il premier ungherese e pro russo, Viktor Orban, ha messo il veto.
Gli europei scoprono che il loro alleato americano è passato con il nemico. Donald Trump, con il pretesto di porre fine a una guerra sanguinosa, ha sospeso l'aiuto militare e interrotto la fornitura di intelligence all'Ucraina per costringere il presidente Zelensky a negoziare la pace con il suo aggressore Vladimir Putin. Lo shock è duro per i più atlantisti tra gli europei. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, continua a parlare degli Stati Uniti come di un paese alleato e partner. Questa è anche la linea del Consiglio europeo presieduto dal portoghese Antonio Costa. Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha messo in guardia i suoi partner contro un allontanamento da Donald Trump. "Sarebbe un errore strategico se non provassimo ad avvicinarci agli Stati Uniti", ha dichiarato durante il vertice. E il premier belga, Bart De Wever, ha giudicato "irrealistico immaginare di essere capaci di agire senza il sostegno degli Stati Uniti".
Meloni intriga. Ha aspettato fino all'ultimo momento prima di decidere di non votare all'Onu come gli Stati Uniti contro una risoluzione preparata dall'Ucraina e sostenuta dall'Ue. "L'incertezza è durata fino al momento del voto", ci ha raccontato un diplomatico. Giorgia Meloni si vede come un ponte tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea. Ma fatica a convincere i suoi partner e ne ha irritati diversi. Ha partecipato al primo incontro in formato ristretto organizzato dal presidente francese, Emmanuel Macron, a Parigi, ma è arrivata in ritardo, ha fatto sapere che avrebbe preferito non apparire a un incontro considerato ostile a Trump e ha mostrato un'espressione accigliata nella foto della riunione. "Si è marginalizzata", ci ha confidato un responsabile francese.
Meloni punta sul suo progetto di vertice Ue-Ucraina-Stati Uniti per riprendere centralità e apparire come l'interlocutrice europea del presidente americano. Solo che Trump rifiuta di incontrare i rappresentanti delle istituzioni dell'Ue, perché non considera l'Unione un interlocutore, ma un avversario economico da abbattere. Nelle conclusioni del vertice non c'è menzione di Trump, ma l'idea di Meloni è contenuta in una frase in cui i leader salutano “tutti gli sforzi per una pace giusta e duratura in Ucraina".
Nonostante le pecore nere, gli europei si organizzano e rafforzano la loro potenza. Regno Unito, Norvegia, Turchia fanno parte del gruppo, perché tutti sono convinti che la Nato con gli Stati Uniti al comando abbia fatto il suo tempo e che il pilastro europeo dell'Alleanza debba assicurare la protezione dell'Europa. Le decisioni politiche adottate ieri a Bruxelles sono un momento storico, ma gli europei saranno credibili se le metteranno in pratica per prendere finalmente in mano il loro destino. Il sistema di combattimento aereo del futuro (Scaf) e lo scudo antimissile, due progetti europei di punta, dimostreranno la volontà di creare una vera Europa della Difesa.
In realtà, una cosa è volere, un'altra è potere. La Spagna, ultima della classe europea per le spese di difesa, potrà passare dall'1,5 al 3 per cento del suo Pil con un partito della coalizione di Pedro Sanchez ostile a queste misure? La domanda si pone anche per l'Italia, che dovrà accettare uno sforzo enorme per arrivare al 3 per cento del Pil? Italia e Spagna non sono piccole economie. Se questi due paesi frenano il movimento, rischiano di spezzare lo slancio.
Trump inoltre conta su numerosi alleati all'interno dell'Ue per sabotare la volontà di un'Europa potenza: le forze nazionaliste, sempre più presenti negli scenari politici nazionali. AfD pesa il 20 per cento dei voti in Germania. In Francia l'estrema destra del Rassemblement National è il primo partito politico. I due motori di un'Europa forte, sicura di sé e autonoma sono minati dagli anti europei.
"Trump vede l'Unione come una forza ostile e vuole indebolirla", commenta un diplomatico europeo. "Sa che molti paesi dell'Ue sono angosciati all'idea di misure adottate troppo rapidamente per arrivare a una maggiore indipendenza dagli Stati Uniti, perché pensano che accelererà la rottura". Gli europei si sono mostrati valorosi e convinti intorno a un tavolo a Bruxelles, sotto i riflettori dei media di tutto il mondo. Ma, una volta tornati a casa, è un'altra storia.
La frase
“Questa è una scommessa pericolosa con il futuro dell'Ucraina”.
L'Alto rappresentante, Kaja Kallas, sulla decisione di Trump di interrompere gli aiuti militari e di intelligence all'Ucraina.
Vertice
Sull'Ucraina l'Ue diventa una coalizione a 26, Orban isolato – Per la prima volta dall'inizio della guerra di aggressione della Russia, il Consiglio europeo non è stato in grado di adottare conclusioni sull'Ucraina. Viktor Orban è andato fino in fondo nella sua minaccia di veto, opponendosi alla bozza che era stata preparata dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. “L'Ungheria è isolata ed è sola”, ha detto Costa. “Noi siamo uniti E non sarà certo l'Ungheria a dividerci”. Secondo Costa, “un paese isolato non crea divisione”. L'Ue andrà avanti a 26: sono i leader che hanno sottoscritto una dichiarazione allegata alle conclusioni sulla difesa adottate ieri. Il testo fissa i principi degli europei per eventuali negoziati di pace: nessun negoziato sull'Ucraina senza l'Ucraina; nessun negoziato sulla sicurezza europea senza l'Europa; una tregua solo come parte di un processo che porti a un ampio accordo di pace; garanzie di sicurezza robuste e credibili; il rispetto dell'indipendenza, sovranità e integrità territoriale. L'Ue sostiene il principio della “pace attraverso la forza” e intende continuare a fornire sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico all'Ucraina, mantenendo la pressione sulla Russia con ulteriori sanzioni.
Le garanzie di sicurezza offerte dall'Ue – “L'Ue e i suoi stati membri sono pronti a contribuire ulteriormente alle garanzie di sicurezza” dell'Ucraina, dice la dichiarazione dei 26 sull'Ucraina. Il testo include l'impegno a “esplorare il possibile uso di strumenti di politica di sicurezza e difesa comuni”. Gli strumenti sono molti, ma la dichiarazione segnala la volontà dell'Ue di non restare fuori dai giochi, nel momento in cui si sta formando una coalizione dei volenterosi europei per inviare soldati e aerei in Ucraina. Tuttavia, la principale garanzia di sicurezza rimane l'esercito ucraino. “Un'Ucraina capace di difendersi in modo efficace è una parte integrale di qualsiasi futura garanzia di sicurezza”, dice la dichiarazione dei 26. L'Ue continuerà ad addestrare le forze armate ucraine e a sviluppare la sua industria della difesa.
Per Zelensky i contingenti europei in Ucraina saranno l'embrione della Forza armata europea – Nel suo discorso durante il Consiglio europeo, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha spiegato che i contingenti europei inviati in Ucraina nell'ambito delle garanzie di sicurezza in caso di accordo di pace. “Accolgo con favore gli sforzi dei miei colleghi europei, e non si tratta solo dell'Ue, ma dell'Europa in senso lato, per aumentare la spesa per la difesa nazionale e modernizzare gli eserciti nazionali”, ha detto Zelensky. “Tutti in Europa ne hanno bisogno. Quando concorderemo sul formato delle Forze armate d'Europa, questo formato si baserà sulla forza degli eserciti nazionali e sull'esperienza dei contingenti partner schierati in Ucraina, che è ciò su cui stiamo lavorando ora”, ha aggiunto Zelensky. Dopo un incontro con Emmanuel Macron, il presidente ucraino ha confermato che la prima riunione dei capi di Stato maggiore dei paesi pronti a partecipare alla coalizione dei volenterosi si terrà l'11 marzo a Parigi.
Meloni fa la promozione di Trump – Giorgia Meloni, il presidente del Consiglio italiano, ha approvato la dichiarazione a 26 sull'Ucraina. Eppure ha cercato di modificare il testo per blandire il presidente americano, Donald Trump. Secondo diverse fonti, Meloni ha chiesto di inserire una frase per salutare gli sforzi per realizzare la pace in Ucraina. La proposta ha incontrato l'opposizione di altri membri del Consiglio europeo, dopo l'aggressione di Zelensky alla Casa Bianca e la decisione di Trump di interrompere gli aiuti militari e la condivisione dell'intelligence. Nel suo intervento Meloni ha sostenuto che sarebbe un errore strategico non cercare di avvicinarsi agli Stati Uniti. Meloni ha anche criticato la coalizione dei volenterosi che Emmanuel Macron e Keir Starmer stanno costruendo. Inviare in Ucraina truppe europee “non meglio identificate” è la soluzione più “complessa e forse la meno efficace”, ha detto il presidente del Consiglio italiano: “Ho anche escluso la possibilità che in questo quadro possano essere inviati soldati italiani”. Meloni vorrebbe estendere l'articolo 5 della Nato all'ucraina, senza farla entrare nell'Alleanza atlantica, o una forza di pace delle Nazioni Unite.
I leader benedicono il piano di riamo di von der Leyen, ma chiedono di più - I leader dell'Unione europea ieri hanno dato la loro benedizione politica al piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen per accelerare il rafforzamento della difesa. Al Consiglio europeo straordinario di ieri è stato registrato un consenso tra i ventisette capi di stato e di governo sul piano di riarmo da 800 miliardi. La presidente della Commissione formalizzerà le prime proposte il 20 marzo. Ma alcuni paesi vogliono fare molto di più. Il cancelliere uscente, Olaf Scholz, ha confermato che la Germania chiede una riforma del Patto di stabilità per permettere un aumento strutturale e pluriennale della spesa per la difesa. Altri, come Spagna e Francia (ma anche alcuni nordici e la Polonia), vorrebbero uno strumento di debito comune dell'Ue per fornire sussidi ai governi per comprare armi, andando oltre i 150 miliardi di euro di prestiti promessi da von der Leyen. Sarà la discussione dei prossimi mesi. Le conclusioni del Consiglio europeo prevedono altre misure per finanziare la difesa. Antonio Costa ha definito il piano "ReArm Europe" come "un primo pacchetto" e ha chiesto alla Commissione di presentare "tutte le opzioni". Per Costa, non ci devono essere "tabù".
Polonia e Danimarca pronte a discutere della deterrenza nucleare offerta da Macron – Il primo ministro polacco, Donald Tusk, e la premier danese, Mette Frederiksen, sono stati i primi leader a dirsi disponibili a discutere dell'offerta di Emmanuel Macron di estendere la deterrenza nucleare francese ad altri paesi europei. "È qualcosa che vale la pena considerare", ha detto Tusk, prima del Consiglio europeo di ieri. "Non è qualcosa su cui stiamo lavorando, ma non starò qui e dire no alle idee degli altri. Ora tutto deve essere sul tavolo", ha detto Frederiksen. Macron ha offerto di estendere la protezione della deterrenza ai paesi che lo vorranno nel suo discorso ai francesi mercoledì. E' stato il futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz, a rilanciare il dibattito affermando di voler discutere con Macron e Keir Starmer “se la condivisione nucleare, o almeno la sicurezza nucleare del Regno Unito e della Francia, potesse applicarsi anche a noi”. Il cancelliere uscente, Olaf Scholz, è meno entusiasta. “Siamo alleati nella Nato”, ha risposto ieri Scholz ai giornalisti.
Euro
La Bce taglia i tassi per la sesta volta, ma segnala una possibile pausa – Nessuna sorpresa, o quasi. La Banca centrale europea ieri ha ridotto di 25 basi i suoi tassi di interesse di riferimento, nel sesto taglio dei tassi dallo scorso giugno nel momento in cui l'inflazione continua ad avvicinarsi all'obiettivo del 2 per cento. La decisione era attesa. Meno atteso è il segnale di una possibile pausa o almeno un rallentamento nell'allentamento della politica monetaria. L'indizio si trova in una frase del comunicato del Consiglio dei governatori: "la politica monetaria sta diventando significativamente meno restrittiva". Nella precedente riunione, la presidente della Bce, Christine Lagarde, aveva dichiarato che "la politica monetaria rimane restrittiva". Ieri Lagarde ha riconosciuto che la nuova formula "non è stato un piccolo cambiamento innocuo". Diversi fattori spingono la Bce alla prudenza, nonostante la continua stagnazione dell'economia della zona euro: i probabili dazi di Donald Trump e gli stimoli fiscali del futuro governo di Friedrich Merz in Germania per le infrastrutture e la difesa potrebbero spingere l'inflazione verso l'alto. Lagarde ha sottolineato “l'elevata incertezza” in cui la Bce deve operare.
La Bce non parteciperà ai rinforzi per la spesa della difesa - La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha escluso che la sua istituzioni giochi un ruolo per aiutare i governi a finanziare l'aumento della spesa per la difesa, perché il suo mandato è la stabilità dei prezzi. "Questo non è l'obiettivo della Bce", ha detto Lagarde rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei governatori. "C'è una Banca europea per gli investimenti. Ci sono altre istituzioni che hanno questo obiettivo reale. Il nostro scopo, il nostro mandato, è la stabilità dei prezzi", ha detto Lagarde.
Stato di diritto
La Corte condanna la Polonia del PiS per la persecuzione dei giudici - La Corte di giustizia dell'Ue ha per l'ennesima volta condannato la Polonia per le azioni del precedente governo, quello diretto dal partito nazionalista PiS, contro l'indipendenza della giustizia. Nell’ottobre 2021 un collegio del Tribunale regionale di Słupsk 1 aveva revocato l’assegnazione a una dei giudici di tale organo giurisdizionale di circa 70 procedimenti pendenti, senza alcuna notifica né motivazione. Alla giudice era stato negato l’accesso agli atti e i procedimenti erano stati riassegnati a un altro giudice. La Corte di giustizia dell'Ue ha ricordato che l’indipendenza dei giudici implica che essi debbano essere al riparo da qualsiasi ingerenza indebita che possa influenzare le loro decisioni, ivi comprese le ingerenze provenienti dall’interno dell’organo giurisdizionale. Il fatto che un collegio di un organo giurisdizionale possa revocare l’assegnazione a un giudice dei procedimenti a lui attribuiti, senza dover rispettare criteri oggettivi e precisi che delimitino tale potere e senza dover motivare una simile decisione, può compromettere l’indipendenza dei giudici. Per la Corte di giustizia dell'Ue, non si può escludere che tale revoca dell’assegnazione di procedimenti sia stata arbitraria o addirittura che costituisca una sanzione disciplinare dissimulata.
Multe a Germania, Lussemburgo, Repubblica ceca, Estonia e Ungheria per la direttiva sugli informatori - La Corte di giustizia dell'Ue ieri ha condannato cinque Stati membri a pagare una multa per non aver ancora trasposto nel diritto nazionale la direttiva sugli informatori. Nel prendere la loro decisione, i giudici europei hanno sottolineato "l'importanza della trasposizione di tale direttiva, considerato l’elevato livello di protezione che essa accorda agli informatori che segnalano una violazione del diritto dell'Unione". La Germania dovrà pagare 34 milioni di euro, la Repubblica ceca 2,3 milioni euro, l'Ungheria 1,75 milioni di euro, l'Estonia 500 mila euro (più una penalità giornaliera di 1.500 euro), il Lussemburgo 375 mila euro.
La Corte multa la Croazia per i rifiuti pericolosi in discarica – La Corte di giustizia dell'Ue ieri ha imposto una multa alla Croazia per non aver gestito adeguatamente alcuni rifiuti depositati in discarica che rappresentano una minaccia per la salute umana e per l'ambiente. La Corte aveva già constatato l'inadempimento della Croazia sulla direttiva rifiuti in una sentenza del 2019. Dal 2010, nel paese di Biljane Donje, in prossimità delle abitazioni, sono stati depositati in discarica granulati di pietra per circa 140 mila tonnellate, senza alcun intervento significativo da parte delle autorità croate competenti. Questi prodotti presentano un rischio di rilascio di sostanze nocive, un contenuto di sostanze pericolose e una radioattività superiori ai livelli consentiti. La Croazia dovrà pagare un'ammenda forfettaria di un milione di euro e una penalità di 6.500 euro per ciascuno giorno di ritardo successivo alla sentenza.
Portogallo
Macchiato da uno scandalo, il premier Montenegro scommette su elezioni anticipate – Il Portogallo si trova sull'orlo di una crisi di governo e di possibili elezioni anticipate, dopo che il primo ministro, il conservatore Luis Montenegro, ha proposto di procedere a un voto su una mozione di fiducia, a seguito di un caso di potenziale conflitto di interesse che lo coinvolge. Il voto in Parlamento potrebbe tenersi martedì. Montenegro è alla testa di un governo di minoranza e le due principali altre forze politiche, il Partito socialista e l'estrema destra di Chega, hanno già annunciato che voteranno contro la fiducia. Al centro della crisi c'è una società di consulenza di proprietà della famiglia di Montenegro, che ha stipulato contratti con aziende private che secondo l'opposizione hanno favorito il premier. Montenegro ha negato qualsiasi conflitto di interesse. “Tenere elezioni anticipate può essere un male necessario per porre fine all'atmosfera di insinuazioni e intrighi permanenti", ha detto il premier mercoledì. Spetta al presidente, Marcelo Rebelo de Sousa, decidere se sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni che potrebbero tenersi a metà maggio. Sarebbero le terze elezioni in tre anni per il Portogallo. Secondo i sondaggi, l'Alleanza democratica di Montenegro è in leggero vantaggio sul Partito socialista con circa il 30 per cento delle intenzioni di voto.
Accade oggi
Consiglio europeo: il presidente Costa insieme a Ursula von der Leyen e Kaja Kallas informa i leader di Regno Unito, Norvegia, Islanda e Turchia sui risultati del vertice
Consiglio Affari interni e giustizia (sessione giustizia)
Commissione: conferenza stampa della commissaria Lahbib sulla roadmap sui diritti delle donne
Commissione: la vicepresidente Virkkunen a Helsinki
Commissione: il commissario Sikela, a Praga interviene al Senato
Parlamento europeo e: conferenza stampa pre-sessione
Banca centrale europea: discorso della presidente Lagarde a un evento per la giornata delle donne sul divario di conoscenze finanziarie
Eurostat: dati su Pil e occupazione nel quarto trimestre; dati sulla produzione nei servizi a dicembre; dati sulla fertilità nel 2023; fatturato dei servizi a dicembre; dati sulle donne nei parlamenti e nei governi nel 2023; dati sulla disparità salariale nel 2023