Buongiorno! Sono David Carretta e, insieme a Christian Spillmann, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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Un anno dopo le europee, il golpe del PPE con il 26 per cento
Il 9 giugno del 2024 alle dieci di sera, mentre chiudevano le urne negli Stati membri al termine delle elezioni per rinnovare il Parlamento europeo, l'establishment dell'Unione europea aveva tirato un grande sospiro di sollievo. L'estrema destra aveva compiuto una progressione senza precedenti, realizzando il suo miglior risultato di sempre in termini di voti e di seggi. Ma non era riuscita a mettere in discussione la maggioranza europeista formata dal Partito Popolare Europeo, dai Socialisti & Democratici, dai liberali di Renew e dai Verdi. “Il centro ha retto”, era stato il grido di vittoria del campo europeista. Il PPE aveva rivendicato gran parte del merito. Era stato l'unico a non perdere seggi di fronte all'ondata di estrema destra. Da quel momento è riuscito a imporre la sua agenda e i suoi uomini e donne ai vertici delle istituzioni. Solo che dodici mesi dopo il PPE è profondamente cambiato e, con lui, l'Ue. La loro agenda è sempre più simile a quella dell'estrema destra, mentre socialisti e liberali rimangono paralizzati, incapaci di far contare i loro numeri e prevalere i loro argomenti. Il PPE ha realizzato un golpe europeo con appena il 26 per cento dei deputati?
La mattina del 10 giugno 2024 tutto sembrava dover andare come prima nei palazzi delle istituzioni dell'Ue. PPE, socialisti e liberali si sono messi a lavorare per confermare la coalizione che aveva governato nei cinque anni precedenti, litigando sul ruolo dei verdi e alcuni dettagli considerati marginali di un eventuale programma. A luglio Roberta Metsola, maltese del PPE, è stata confermata presidente del Parlamento europeo con quella che aveva definito “una forte maggioranza europeista”. Pochi giorni dopo Ursula von der Leyen, tedesca del PPE, ha ottenuto l'investitura per un secondo mandato come presidente della Commissione, beneficiando dei voti della sua famiglia politica, dei socialisti, dei liberali e dei verdi. A fine novembre il suo collegio ha ricevuto la fiducia dal Parlamento europeo sulla base di un programma incentrato sulla continuità con il passato e alcune innovazioni.
La competitività ha preso il posto del Green deal come tema centrale del programma della Commissione von der Leyen II, ma senza rinnegare la transizione climatica e ambientale. Per rispondere alle paure degli elettori sull'immigrazione, la presidente della Commissione ha promesso un approccio più duro alle frontiere esterne, ma senza mettere in discussione il rispetto dei diritti fondamentali e del diritto internazionale. Socialisti, liberali e verdi si sono accontentati di alcune garanzie vaghe o concessioni cosmetiche, come il piano per gli alloggi. Con Donald Trump di ritorno alla Casa Bianca e la guerra della Russia in Ucraina, il collante dei partiti europeisti era l'urgenza di rafforzare la difesa europea e l'autonomia strategica dell'Ue. Ma dal primo di dicembre, quando è entrata formalmente in carica, la Commissione e il PPE hanno portato avanti un programma molto più a destra di quello che aveva spinto socialisti, liberali e una parte dei verdi a rinnovare la loro fiducia in Ursula von der Leyen.
La serie di pacchetti “Omnibus” proposti per la semplificazione delle norme dell'Ue ne è un esempio. Nel suo discorso del luglio 2024 davanti al Parlamento europeo, Ursula von der Leyen non li aveva nemmeno nominati, limitandosi a un vago impegno a meno burocrazia per le imprese. Il Clean Industrial Deal doveva “riconciliare la protezione del clima con un'economia prospera”, ma accelerando la decarbonizzazione delle imprese. Nel suo discorso del novembre 2024, von der Leyen aveva annunciato una sola “nuova legge Omnibus”, legandola al mercato interno e alla necessità di “sostituire la miriade di standard nazionali e doganali con un'unica serie di regole”.
Ora i pacchetti Omnibus si stanno moltiplicando a dismisura e stanno diventando lo strumento principale per smantellare la legislazione dell'Ue sul clima e in altri settori. Prima sono state prese di mira la Direttiva sulla due diligence, la Direttiva sulla sostenibilità di impresa e la tassonomia. Poi sono state allargate le deroghe per le Piccole e Medie Imprese alle società fino a 750 dipendenti. Successivamente sono state cancellate altre condizionalità ambientali per gli agricoltori. Ci saranno altri Omnibus sulla regolamentazione ambientale, climatica e agricola, mentre si attendono gli Omnibus sulla Difesa, sul Digitale e sull'Energia. Nel frattempo l'attuazione della legge sulla deforestazione importata è stata rinviata e alcuni suoi obblighi sono stati alleggeriti (per esempio per il Brasile). Le multe contro i produttori di automobili che non rispettano gli obiettivi di riduzione delle nuove flotte per il 2025 sono state cancellate.
Sull'immigrazione, nel suo discorso al Parlamento europeo di luglio, Ursula von der Leyen aveva promesso di fare “di tutto” per aiutare gli Stati membri a rafforzare le frontiere esterne. Ma aveva voluto anche ricordare che “i migranti sono esseri umani come voi e me. E tutti noi siamo protetti dai diritti umani”. A novembre von der Leyen aveva assicurato "regole più strette, ma anche garanzie più forti per i diritti individuali". Sei mesi dopo, la Commissione ha presentato due proposte destinate a modificare in modo radicale l'approccio dell'Ue su immigrazione e asilo: la creazione di “return hubs” in paesi terzi e la revisione del concetto di paese terzo sicuro per adottare il “modello Ruanda”. Se approvate, le due proposte ridurranno le tutele per i migranti irregolari e i richiedenti asilo, compresi le famiglie e i minori. Secondo diversi esperti, l'Ue potrebbe violare il principio del non respingimento sancito dalla Carta dei diritti fondamentali e dal diritto internazionale.
L'immigrazione e la regolamentazione del Green deal sono due dei cavalli di battaglia dell'estrema destra, usati da Viktor Orban, Marine Le Pen e Matteo Salvini per attaccare costantemente l'Ue. Come ha fatto l'agenda dei “Patrioti” a infiltrarsi in quella dell'Ue? L'arrivo al Consiglio europeo di Giorgia Meloni, leader nazionalista in uno dei paesi fondatori e più europeisti dell'Ue, ha avuto un peso. Ma la chiave va cercata nello spostamento verso l'estrema destra del PPE. Documento programmatico dopo documento programmatico, la famiglia politica di Robert Schuman, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer ha fatto proprie molte delle proposte dei gruppi dell'ECR (sovranista) e dei Patrioti (estrema destra). La presenza di 14 membri del PPE nella Commissione von der Leyen II è stata strumentale. Tuttavia c'è anche un vizio istituzionale: accettando di essere lo Spitzenkandidat del PPE (il candidato capolista alle elezioni europee), Ursula von der Leyen è diventata la presidente che rappresenta un partito politico invece dell'interesse generale europeo.
“Il vizio originale va ricercato al Congresso di Bucarest del PPE”, ci ha spiegato un ex responsabile dell'Ue. E' in quell'occasione che Ursula von der Leyen è stata ufficialmente designata Spitzenkandidat dalla sua famiglia politica, nonostante in molti glielo avessero sconsigliato in privato. Il presidente francese, Emmanuel Macron, lo aveva fatto in pubblico. Ursula von der Leyen ha accettato che il programma della sua famiglia politica ricalcasse sempre più quello dell'estrema destra. Ora “è nell'obbligo di dar seguito al suo impegno elettorale con il PPE e i suoi elettori, invece di rispondere agli Stati membri che l'hanno confermata e alla coalizione che l'ha sostenuta in Parlamento”, dice il nostro interlocutore.
Nell'Ue non esiste un contratto di coalizione dettagliato come in Germania. Alla fine sono i discorsi e le linee guida politiche del candidato presidente della Commissione a determinare il programma della legislatura. Il PPE ha sempre rifiutato di negoziare un contratto di coalizione. Il suo leader, Manfred Weber, è riuscito a ammansire socialisti e liberali con la minaccia di formare maggioranze con l'estrema destra. La scelta di adottare una linea sempre più a destra è rivendicata da Weber come il miglior argine contro l'estrema destra. Anche Ursula von der Leyen lo ha fatto nel discorso di Aachen del 29 maggio, quando ha detto che non ci si deve "lamentare di chi vota per gli estremismi", ma "capire le ragioni del loro malcontento" e comprendere che "molti sono preoccupati per il modo in cui viene gestita l'immigrazione irregolare".
Lo spostamento a destra dell'agenda dell'Ue condotto da Weber e von der Leyen è stato facilitato dalla narrazione sul PPE che ha vinto le elezioni europee. In realtà ha ottenuto solo il 26 per cento dei seggi, un risultato ben al di sotto della sua media storica prima del 2019. Il silenzio di socialisti e liberali ha lasciato mano libera al PPE per imporre la sua egemonia. “Quando c'è un partito che ha il 26 per cento in Parlamento ed è egemone e controlla tutto, in democrazia finisce male”, avverte il nostro interlocutore.
La frase
Elon Musk “è assolutamente benvenuto”.
La portavoce della Commissione, Paula Pinho, risponde con un sorriso a una domanda sulla possibilità che Musk investa nell'Ue dopo lo scontro con Donald Trump.
“Patrioti”
I “Patrioti” celebrano la “Festa della vittoria” - Marine Le Pen e Jordan Bardella oggi hanno convocato i loro alleati europei del partito dei Patrioti su un grande prato a Mormant-sur-Vernisson per celebrare la “Festa della vittoria”. Un anno fa il loro Rassemblement National era arrivato in testa alle elezioni europee in Francia con il 32 per cento dei voti, spingendo Emmanuel Macron a sciogliere l'Assemblea nazionale e convocare elezioni legislative anticipate che hanno piombato il paese nel caos politico. “Questa vittoria non è stata isolata sul nostro continente, segnando un risveglio dei popoli e permettendo la creazione di un grande gruppo patriota al Parlamento europeo ricco di 85 deputati e 14 nazionalità diverse”, ha spiegato il Rassemblement National. Gli organizzatori si aspettano la presenza di 6 mila persone. Sul palco o in videoconferenza sonno annunciati il premier ungherese, Viktor Orban, il vicepremier italiano, Matteo Salvini, l'olandese Geert Wilders e lo spagnolo Santiago Abascal.
Papa Leone XIV contro il nazionalismo dell'odio e delle frontiere chiuse - Nella sua omelia a piazza San Pietro ieri papa Leone XIV ha criticato apertamente i movimenti nazionalisti che vogliono costruire muri e chiudere le frontiere, diffondendo l'odio contro gli altri. Lo Spirito Santo "apre le frontiere anche tra i popoli", ha detto Leone XIV in occasione della domenica di Pentecoste. "Lo Spirito infrange le frontiere e abbatte i muri dell’indifferenza e dell’odio", ha spiegato il papa: "Dove c’è l’amore non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici", ha aggiunto Leone XIV. Chissà cosa ne pensano i leader dell'Ue, nel momento in cui adottano politiche sempre più simili a quelle promosse all'estrema destra contro l'immigrazione. Venerdì il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha incontrato il papa in Vaticano. Nel suo resoconto non si menzionano i migranti. "Abbiamo avuto una discussione molto stimolante su come raggiungere al meglio la pace, in particolare in Ucraina, a Gaza e in altre parti del mondo. Dobbiamo continuare ad affrontare questioni globali come il cambiamento climatico, la riduzione delle disuguaglianze e la dignità del lavoro", ha detto Costa.
Geopolitica
Zelensky denuncia il tradimento di Trump sulla difesa aerea – Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha denunciato il tradimento di Donald Trump, la cui Amministrazione ha deciso di trasferire 20 mila missili destinati alla difesa contro i droni russi verso il Medio Oriente. “Contavamo su questi 20 mila missili”, ha detto Zelensky. “Questa mattina il mio ministro della Difesa mi ha detto che sono stati spostati in Medio Oriente”. La tensione è tornata a salire tra il presidente ucraino e quello americano, dopo che Donald Trump si è fatto portavoce del Cremlino annunciando la ritorsione per l'attacco precedenti condotto dall'Ucraina contro gli aerei strategici della Russia, senza cercare di dissuadere Vladimir Putin. Anzi, Trump nel fine settimana ha mostrato segnali di comprensione per la decisione di Putin di aumentare i bombardamenti contro le città ucraine.
Fico minaccia il veto sul diciottesimo pacchetto di sanzioni – Viktor Orban non si è ancora espresso sul diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che la Commissione dovrebbe presentare nei prossimi giorni. In attesa del premier ungherese, ci ha pensato il suo omologo slovacco, Robert Fico, a far planare il dubbio sulla capacità dell'Ue di adottare misure che siano dolorose per l'economia russa. "Se ci sarà una sanzione che ci danneggerà, non la voterò mai", ha detto ieri Fico in una conferenza stampa, dopo che il Parlamento slovacco ha adottato di stretta misura una risoluzione che invita il governo a non sostenere nuove misure restrittive. Fico ha detto di voler restare un partner costruttivo nell'Ue, ma ha avvertito che bloccherà qualsiasi misura che possa bloccare l'importazione di combustibile nucleare russo per le centrali in Slovacchia. “"Sono interessato a essere un attore costruttivo nell'Unione Europea, ma non a spese della Slovacchia”, ha detto il primo ministro.
Digitale
L'offensiva dei governi per la verifica dell'età online - Al Consiglio Telecomunicazioni di venerdì 6 giugno, Cipro, Danimarca, Francia, Grecia, Slovenia e Spagna hanno presentato un "non paper" (un documento informale) per chiedere di rafforzare la protezione dei minori online introducendo il concetto di "maggior età digitale pan-europea". L'Italia ha annunciato la sua adesione al documento. "L'Europa si trova ad affrontare una questione di responsabilità intergenerazionale che richiede un'azione collettiva a livello europeo: la protezione dei minori dai danni e dai rischi di Internet", spiega il "non-paper". L'obiettivo non è di "criminalizzare l'uso della tecnologia, né di proporre soluzioni inapplicabili a una sfida in continua evoluzione". Ma i giovani sono confrontati a "una nuova forma di squilibrio dannoso" dovuta a piattaforme che "con i loro meccanismi algoritmici progettano ambienti che catturano l'attenzione degli utenti e aumentano la loro esposizione a contenuti e contatti che creano dipendenza e spesso dannosi". L'Ue ha già introdotto diverse regole a tutela dei minori attraverso il Regolamento generale di protezione dei dati e il Digital Services Act. Ma, secondo questi paesi, non è sufficiente. Il "non-paper" chiede di introdurre una "Digital Majority Age" europea per l'accesso ai social network online. Inoltre vengono chieste "soluzioni di verifica dell'età obbligatorie e integrate e software di controllo parentale per tutti i dispositivi" e nuovi standard minimi di design delle piattaforme adeguati all'età che riducano “al minimo architetture persuasive e che creano dipendenza".
Energia
L'Italia annuncia il suo ingresso nell'Alleanza nucleare – Il governo di Giorgia Meloni sembra sempre più intenzionato a reintrodurre in Italia la tecnologia del nucleare, che era stata bandita dopo un referendum nel 1987 a seguito della catastrofe di Chernobyl. Al Consiglio Energia del 16 giugno a Lussemburgo, il ministro italiano dell'Energia, Gilberto Pichetto Fratin, annuncerà che l'Italia aderirà all'Alleanza nucleare, lanciata dalla Francia per promuovere questa fonte di energia a zero emissioni, quando la prima Commissione di Ursula von der Leyen la penalizzava nell'ambito del Green deal. Dopo l'arrivo al potere di Meloni, l'Italia aveva deciso di partecipare all'Alleanza nucleare come paese osservatore. “C'è una scelta del governo in questa direzione", ha detto Pichetto Fratin. Il ministro ha sottolineato che l'Italia consuma “310 miliardi di chilowattora e la previsione è che già nel 2040 saremo a 600 miliardi. Da qualche parte, quindi, dobbiamo produrre l'energia se vogliamo rimanere un paese del gruppo di testa nel mondo, un paese ricco e che dà futuro ai nostri figli e nipoti".
Paesi Bassi
Le prossime elezioni olandesi decisive per l'Ue si terranno il 29 ottobre - Il ministro dell'interno olandese, Judith Uitermark, venerdì 6 giugno ha annunciato che gli elettori dei Paesi Bassi torneranno alle urne il 29 ottobre, dopo che il leader di estrema destra, Geert Wilders, la scorsa settimana ha staccato la spina al governo di Dick Schoof, di cui era il principale azionista. La campagna elettorale sarà lunga cinque mesi, a cui potrebbero aggiungersi diversi altri mesi di negoziati per formare una nuova coalizione, prima che i Paesi Bassi abbiano un governo con i pieni poteri. I primi due sondaggi realizzati dopo la decisione di Wilders danno l'estrema destra in prima posizione. Ma i 30-31 seggi attribuiti al PVV di Wilders, sui 150 della Camera Bassa, non saranno sufficienti a fare di Wilders il primo ministro. La coalizione laburisti-verdi di Frans Timmermans è in seconda posizione con 26-30 seggi, davanti ai liberal-conservatori del VVD (23-24) e ai cristiano-democratici della CSA (18-19).
Accade oggi
Consiglio europeo: il presidente Costa partecipa alla Conferenza dell'Onu sugli Oceani a Nizza con la presidente della Commissione von der Leyen e i commissari Kadis, Tzitzikostas e Suica
Nato: il segretario generale Rutte a Londra incontra il premier Keir Starmer e pronuncia un discorso alla Chatham House
Parlamento europeo: la presidente Metsola a New York pronuncia un discorso all’Us Council on Foreign Relations
Commissione: la vicepresidente Minzatu in Moldavia
Commissione: il commissario Sefcovic a Bratislava incontra il presidente slovacco, Peter Pellegrini
Commissione: il commissario Hansen, a Tokyo incontra il viceministro per l’Agricoltura, Yoichi Watanabe
Banca centrale europea: discorso di Frank Elderson alla Corte costituzionale in Italia