Un vertice militare per l'Ue il primo febbraio
Un vertice militare per l'Ue il primo febbraio
L'aiuto militare dell'Unione europea all'Ucraina è inadeguato e non consente alle forze ucraine di ribaltare le sorti del conflitto contro le truppe russe. Il vertice straordinario convocato il primo febbraio a Bruxelles dovrebbe segnare una svolta, con l'accordo per concedere 50 miliardi di euro in aiuti macrofinanziari nei prossimi quattro anni e la decisione di fornire a Kiev gli aerei e i missili a lungo raggio necessari per distruggere le capacità militari russe in Crimea, il territorio ucraino annesso da Mosca nel 2014.
La guerra di invasione lanciata dalla Russia nel febbraio 2022 sta entrando nel suo terzo anno. L'Ucraina ha resistito, ma la sua controffensiva nell'estate del 2023 è fallita per mancanza di supporto aereo. Gli europei e gli americani hanno promesso molto, ma non hanno mantenuto tutto, e si rifiutano ancora di fornire alcune delle armi richieste dagli ucraini.
L'Europa aveva promesso di fornire 1 milione di proiettili e missili da 155 mm entro la fine di marzo del 2024. Ha consegnato solo 300.000 proiettili e 3.300 missili. Secondo il portavoce del Servizio europeo di azione esterna, altri venti contratti sono stati firmati per un ammontare di 180 mila pezzi di munizioni. Alla fine di marzo l'Ue rischia di fornire solo metà del milione di munizioni promesse. La capacità produttiva è insufficiente e disorganizzata. La Francia non sarà in grado di produrre più di 20.000 proiettili nel 2024, secondo la Direzione degli armamenti francese. Inoltre, troppi paesi producono armi simili che non sempre sono compatibili. Le munizioni fornite non possono essere utilizzate da tutti i cannoni. Gli artiglieri ucraini si lamentano, perché non possono sostenere i fanti.
Olaf Scholz ha chiesto una "panoramica precisa dei contributi degli Stati membri" al vertice straordinario del primo febbraio. "È una richiesta giusta. C'è un problema reale in termini di supporto militare", ha riconosciuto un funzionario europeo. Il governo tedesco ha deciso di raddoppiare l'assistenza militare all'Ucraina, portandola a 8 miliardi di euro entro il 2024. Ma il contributo della Germania "non sarà sufficiente da solo a garantire la sicurezza dell'Ucraina nel lungo periodo", si è lamentato il cancelliere. Le consegne di armi decise dalla maggioranza degli stati membri dell'Ue "sono troppo basse", ha denunciato Scholz.
Lanciandosi nel gioco delle accuse reciproche nei media, Olaf Scholz presta il fianco a due critiche. Perché la Germania si rifiuta di consegnare i missili a lungo raggio Taurus che l'Ucraina chiede da mesi, perché con la loro doppia carica sono l'arma in grado di distruggere il ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia perforando il suo ponte di cemento e colpendone i pilastri? Volodymyr Zelensky chiede l'impiego di questi missili per isolare la penisola e degradare le capacità militari utilizzate per compiere attacchi sul territorio ucraino. "La Russia deve sapere che per noi la Crimea è un obiettivo militare", ha dichiarato in un'intervista a The Economist.
Francia e Regno Unito hanno fornito missili Scalp e Storm Shadow, armi in grado di colpire in profondità il territorio. Gli ucraini ne hanno ottenuti tra i 250 e i 400 e ne hanno sparato la metà, infliggendo gravi perdite alle forze russe. Nel Mar nero Mosca è stata costretta a ritirare la sua flotta in acque più protette. Ma il ponte di Kerch è ancora in piedi.
La seconda critica a cui si espone la Germania è che sta cercando di rompere la solidarietà europea con l'Ucraina, affondando il Fondo europeo per la pace (EPF), che viene utilizzato per pagare le armi che vengono prelevate dagli arsenali nazionali. Germania, Francia, Italia e Spagna coprono il 66 per cento dei finanziamenti di questo strumento. Ma Berlino rifiuta di continuare con uno strumento europeo e preferisce gli aiuti bilaterali, che sono più visibili. Che bisogno c'è per i leader europei di dividersi in un momento difficile per l'Ucraina, quando il sostegno degli Stati Uniti sta vacillando?
"Siamo davvero pronti a fare ciò che serve perché Putin perda questa guerra? ", si è chiesto il capo della diplomazia europea Josep Borrell in una riflessione sullo stato dell'UE pubblicata da Le Grand Continent. "Non dobbiamo sottovalutare i nostri avversari. La Russia è ancora in grado di mobilitare un gran numero di truppe nonostante le perdite molto elevate (...) e Putin è ancora pronto a far morire migliaia di russi per conquistare Kiev", ha affermato Borrell. "Non si calmerà prima delle elezioni americane, che Putin spera favoriscano i suoi piani imperialisti. La guerra ad alta intensità continuerà e dobbiamo essere preparati a questo".
La frase
“E' il colmo. Per una volta che Charles Michel lascia libera una poltrona, tutti si lamentano”.
Un funzionario europeo anonimo.
Geopolitica
La Francia arriva a Kyiv a mani vuote - È stato un viaggio difficile per il nuovo ministro degli Esteri francese, Stephane Séjourné, che sabato è arrivato a Kyiv a mani vuote all'indomani degli sfavillanti annunci fatti dal primo ministro britannico, Rishi Sunak, durante la sua visita. "Stiamo entrando in una nuova fase di cooperazione nel settore della difesa", ha dichiarato dopo gli incontri con il suo omologo Dmytro Kouleba e il presidente Zelensky. L'obiettivo della Francia è quello di "rafforzare la capacità dell'Ucraina di produrre le armi di cui ha bisogno sul proprio territorio", ha aggiunto. La Francia ha fornito all'Ucraina artiglieria, in particolare cannoni Caesar, sistemi di difesa aerea e missili stealth a lungo raggio Scalp, utilizzati per colpire in profondità dietro le linee di battaglia. Dall'inizio della guerra gli aiuti militari francesi sono stimati in 3,2 miliardi di euro, secondo un rapporto parlamentare pubblicato nel novembre 2023. A titolo di confronto, il pacchetto di aiuti militari annunciato venerdì dal primo ministro britannico ha un valore di 2,9 miliardi di euro per il periodo 2024-2025 e comprende missili a lungo raggio, difesa aerea e droni, tre delle armi per cui Kiev ha fatto pressione. "Saremo al fianco dell'Ucraina nel momento più buio e nei tempi migliori che verranno", ha dichiarato Rishi Sunak.
Il dilemma dell'Ue dopo la vittoria dei democratici a Taiwan - Gli elettori di Taiwan hanno inflitto una doppia sconfitta la Cina di Xi Jinping, scegliendo il candidato del partito progressista democratico, Lai Ching-te, come nuovo presidente con il 40 per cento dei voti. I taiwanesi hanno dimostrato ancora una volta che la democrazia funziona anche per i cinesi ed hanno eletto il candidato contro cui Pechino aveva condotto una campagna di influenza senza precedenti, comprese minacce implicite di attaccare l'isola. La vittoria di Lai mette l'Unione europea di fronte a un dilemma. Mantenere lo status quo nelle relazioni con Taiwan per cercare di preservare lo status quo nello stretto? Oppure cercare un avvicinamento per ragioni economiche e strategiche? Il Parlamento europeo si è espresso in dicembre, chiedendo di lanciare negoziati su un accordo "formale" su commercio e investimenti con Taiwan. La Commissione, pur riconoscendo il ruolo strategico di Taiwan per la catena di approvvigionamento, si è mostrata molto più prudente. Il presidente francese, Emmanuel Macron, dopo un viaggio a Pechino lo scorso aprile aveva chiaramente indicato la sua preferenza: su Taiwan l'Europa non deve “farsi trascinare in crisi che non sono le nostre”.
Xi dice a De Croo di voler “ponti” con l'Europa - Il presidente cinese, Xi Jinping, ha detto di volere costruire “più ponti” tra la Cina e l'Unione europea, durante la visita sabato a Pechino di Alexander De Croo, il primo ministro del Belgio, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue. “Di fronte alla turbolenta situazione internazionale è necessario costruire più 'ponti' tra Cina ed Europa”, ha detto Xi, secondo il resoconto dell'incontro dei media di Pechino. “Le due parti dovrebbero cooperare più strettamente per promuovere una multipolarizzazione mondiale equa e ordinata e una globalizzazione economica inclusiva”, ha detto Xi, augurandosi “che il Belgio, in qualità di presidenza di turno dell’Ue, svolga un ruolo attivo in questo senso”. L'esercizio per De Croo era delicato. Il premier belga non aveva un mandato per parlare a nome dell'Ue. La magistratura belga ha appena avviato un'inchiesta su un'operazione di ingerenza nelle sue istituzioni democratiche e in quelle europee da parte della Cina. Il premier belga aveva anche una priorità nazionale: togliere l'embargo imposto da Pechino sulla carne di maiale belga.
Una missione navale dell'Ue per il Mar Rosso - Questa settimana il Servizio europeo di azione esterna potrebbe finalizzare il lavoro per consentire all'Ue di annunciare il lancio di una nuova operazione navale nel Mar Rosso al Consiglio Affari esteri del 22 gennaio. L'obiettivo è ristabilire la sicurezza e la libertà di navigazione nell'area, nel momento in cui gli Houthi continuano ad attaccare navi cargo e petroliere dallo Yemen. La scorsa settimana gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno lanciato attacchi diretti contro obiettivi Houthi in risposta ai missili e ai droni nel Mar Rosso. Solo tre stati membri dell'Ue – Germania, Paesi Bassi e Danimarca – hanno firmato una dichiarazione congiunta a sostegno degli attacchi. Tra i grandi paesi è la Germania a spingere di più a favore della missione dell'UE. La Spagna per contro ha già annunciato che non parteciperà. Un documento dell'EEAS prevede di inviare "almeno tre cacciatorpediniere o fregate antiaeree con capacità multi-missione per almeno un anno". Saranno gli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza a discutere della missione domani.
Davos
Von der Leyen e Macron alla grande messa di Davos - I riflettori dell'attualità europea questa settimana saranno puntati anche sulla Svizzera, dove da oggi inizia la grande messa del World Economic Forum di Davos. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, pronuncerà domani il suo discorso davanti alla plenaria. L'esecutivo comunitario parteciperà in massa a questa edizione con 10 commissari presenti a Davos. Il 2024 è l'anno del ritorno di Emmanuel Macron, che aveva partecipato al forum fisicamente solo una volta dalla sua elezione all'Eliseo (nel 2021 aveva partecipato al WEF organizzato in modo virtuale a causa del Covid). Il presidente francese parlerà mercoledì, lo stesso giorno del nuovo leader argentino, Javier Milei, e del premier cinese, Li Quiang.
Anche Zelensky a Davos con la sua “Formula di pace” - Il presidente del WEF, Børge Brende, ha anche confermato la partecipazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che sta cercando di rimobilitare la comunità occidentale confrontata alla "fatica" della guerra russa. Ieri si è tenuta proprio a Davos la quarta riunione dei consiglieri di sicurezza nazionale sulla "Formula di pace" promossa da Zelensky con la partecipazione di 83 delegazioni. I precedenti incontri si erano tenuti a Copenhagen (giugno 2023), Jeddah (agosto) e Malta (ottobre). Il grande assente era la Cina. Secondo il Consigliere federale svizzero, Ignazio Cassis, che ha presieduto la riunione, Pechino deve "giocare un ruolo significativo" per porre fine alla guerra della Russia. "Dobbiamo trovare modi di lavorare con la Cina su questo", ha detto Cassis.
Euro
La diagnosi di Draghi in attesa della cura - Dopo l'annuncio di Charles Michel che lascerà anticipatamente l'incarico, è l'uomo sulla bocca di tutti: Mario Draghi sarà scelto come prossimo presidente del Consiglio europeo? Bisognerà attendere ancora a lungo prima di saperlo. Nel frattempo, venerdì Draghi ha partecipato a un seminario della Commissione di Ursula von der Leyen. L'ex presidente della Bce ed ex premier italiano, a cui è stato affidata la redazione di un rapporto sul futuro della competitività europea, ha sottolineato che dal 2016 c'è stata stata una serie di fatti nuovi e rilevanti per l’Europa negli ambiti più diversi: dall’elezione di Donald Trump alla transizione green, fino all’avvento dell’intelligenza artificiale. In questo contesto, l’economia europea ha fatto registrare un progressivo indebolimento, perdendo slancio e cedendo centralità nelle catene dell’offerta, a beneficio di altri paesi come Stati Uniti e Cina. La guerra in Ucraina non ha fatto che confermare le fragilità del Vecchio Continente, non solo dal punto di vista economico ma anche in termini di modello geopolitico. Secondo Draghi, è necessario “definire una roadmap ampia e dettagliata, che identifichi chiaramente priorità, linee d’azione e politiche da mettere in atto nei diversi settori”. La diagnosi è chiara. La cura di Draghi arriverà con il suo rapporto. Ma ha già fatto sapere che le soluzioni devono essere “incisive e ambiziose”.
L'Eurogruppo chiede spiegazioni all'Italia sul Mes - I ministri delle Finanze della zona euro oggi chiederanno al loro collega italiano, Giancarlo Giorgetti, “la sua spiegazione e interpretazione della situazione dopo il voto negativo nel Parlamento italiano” sulla ratifica del nuovo trattato sul Meccanismo europeo di stabilità. La bocciatura della ratifica è stata “una delusione”, ci ha detto una fonte dell'Eurogruppo. Per il momento “non c'è nessuna ragione per essere allarmati” dato che la situazione sui mercati per le banche della zona euro “è molto calma”. Tuttavia l'Eurogurppo avrebbe sperato “festeggiare l'ulteriore rafforzamento” degli strumenti per proteggere la zona euro. “E' troppo presto per giungere a conclusioni”, ma deve iniziare “una discussione su quale sia il corso d'azione appropriato nei prossimi mesi”, ha spiegato la fonte: “Avevamo il piano A. La grande domanda è se manteniamo il piano A o se ci lanciamo in un piano B”. L'Eurogruppo si aspetta da Giorgetti “una sua spiegazione sul perché è accaduto e quali sono le probabilità che questo cambi in futuro. Questo sarà la base della valutazione che dovremo fare sul futuro”, ha concluso la fonte.
L'Ecofin conferma la politica fiscale restrittiva - I ministri delle Finanze discuteranno oggi all'Eurogruppo e approveranno domani all'Ecofin la raccomandazione di politica economica per la zona euro nel 2024, confermando la linea del rigore adottata lo scorso anno dopo anni di misure espansive per rispondere alla pandemia e alla crisi energetica. La versione originale del documento presentato dalla Commissione verrà sostanzialmente confermata dall'Ecofin. Agli stati membri sarà chiesto di adottare politiche fiscali “prudenti” per portare il debito su un percorso discendente. L'area euro dovrà “raggiungere una politica fiscale complessivamente restrittiva” anche “per facilitare il tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento”. “C'è ampio consenso sulla necessità di mantenere politiche fiscali restrittive sia per l'inflazione sia per la sostenibilità del debito”, ci ha spiegato la fonte dell'Eurogruppo. Tuttavia ci sarà anche “enfasi” sulla necessità di “agilità”. I governi dovranno tenersi “pronti a cambiare politica fiscale se necessario”, ha detto la nostra fonte.
Accade oggi
Eurogruppo
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri dell'Ambiente
Parlamento europeo: commemorazione di Jacques Delors
Parlamento europeo: sessione plenaria a Strasburgo (dibattiti sulle emissioni di gas; la regolamentazione degli strumenti finanziari; il mandato dell'Autorità europea sul lavoro; i diritti sociali negli appalti pubblici)
Commissione: la presidente von der Leyen e i commissari Dombrovskis, Šefčovič, Jourová, Šuica, Gentiloni, Kyriakides, Simson, Ivanova e Hoekstra a Davos per il World Economic Forum (fino a venerdì 19 gennaio)
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell in Guatemala
Commissione: il vicepresidente Sefcovic riceve il collegio dell'autorità di sorveglianza dell'Efta
Commissione: il vicepresidente Schinas in visita in Kazakhstan e Kyrgyzstan
Parlamento europeo: riunione dell'Ufficio di presidenza
Eurostat: produzione industriale a novembre; commercio internazionale di merci a novembre
Nato: il segretario generale Stoltenberg a Davos per il World Economic Forum (fino a mercoledì 17 gennaio)