Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Una maggioranza tra sordi nell'Ue
Il Partito popolare europeo e il Partito socialista europeo sono ancora in grado di dialogare e fare compromessi per far avanzare l'Unione europea e i suoi obiettivi? Il mancato accordo alla cena di lunedì dei capi di stato e di governo sul trio composto da Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Kaja Kallas non è un fallimento. L'intesa deve “cuocere a fuoco basso”, ci ha spiegato Emmanuel Macron al termine della riunione. Con ogni probabilità, i posti di vicepresidente esecutivo della Commissione e i portafogli dei commissari saranno utilizzati come variabile di aggiustamento per permettere a ciascun leader (o quasi) di tornare a casa rivendicando una vittoria. Ma il prolungamento dei negoziati sui “Top Jobs” è il sintomo di un problema che si sta radicando sempre più nell'Ue. Il livello di polarizzazione tra le forze europeiste si è accentuate e, di conseguenza, anche le tensioni nella maggioranza tra popolari, socialisti e liberali. A scapito della stabilità dell'Ue e della capacità di portare avanti i suoi obiettivi.
I risultati delle elezioni europee del 9 giugno permettono di dire che la maggioranza europeista ha retto. I liberali hanno perso una ventina di seggi, i socialisti sono rimasti sostanzialmente stabili, mentre i popolari ne hanno guadagnati una decina. Con 406 seggi su 720 c'è ampio margine per approvare la conferma di von der Leyen e portare avanti la legislazione. Il problema è l'incomunicabilità tra i leader dei gruppi popolare e socialista. “Manfred Weber (il capogruppo del PPE) e Iratxe Garcia Perez (la capogruppo dei S&D) non si parlano più”, ci ha spiegato una fonte del Parlamento europeo. “Nel corso degli ultimi tre anni, si sono moltiplicati gli scontri. La politica nazionale, in particolare quella spagnola, ha infettato le relazioni tra il PPE e S&D”, ci ha confermato un secondo funzionario. L'avvicinarsi delle elezioni e la lunga campagna elettorale ha inflitto un altro colpo alla cooperazione tra le due grandi famiglie europeiste. Sul Green deal e i diritti sociali “il PPE ha iniziato a votare costantemente con l'estrema destra”, ci ha detto una fonte socialista.
L'Ue è una democrazia che costringe tutti gli attori – dai governi ai parlamentari europei – al compromesso per il bene comune, che mal si adatta alla polarizzazione. Nella democrazia europea, c'è un solo vero partito europeo, il PPE, che è strutturato per funzionare come una macchina di battaglia. Il Partito socialista europeo rimane una sommatoria di partiti e leader nazionali. Renew sono una “piattaforma” variegata, con due correnti (i liberali del vecchio partito Alde e i centristi di Renew) in contrapposizione tra loro.
I Verdi sono numericamente insufficienti per contare davvero come partito europeo. La destra sovranista e l'estrema destra sono sparpagliate tra due gruppi politici e i non iscritti, senza che ci siano confini chiari su cosa distingue gli uni dagli altri, se non la convenienza del momento. Fino al 2009 PPE e PSE bastavano a garantire la maggioranza con una configurazione GroKo (Große Koalition alla tedesca). La frammentazione della politica europea e la costante progressione dell'estrema destra hanno costretto i due grandi ad allargare la maggioranza ai liberali.
Consapevole della sua forza, in passato il PPE imponeva i suoi uomini (o donne) e le sue scelte politiche, ma sapendosi mostrare generoso con i partner della maggioranza. La cooperazione era indispensabile per far avanzare gli interessi di tutti. Nel 2014, quando il Parlamento europeo riuscì a imporre ai governi il sistema degli Spitzenkandidat, i due candidati di popolari e socialisti, Jean-Claude Juncker e Martin Schulz, si incontravano regolarmente prima e delle elezioni con i loro capigabinetto. Juncker divenne presidente della Commissione, Schulz fu confermato del presidente del Parlamento europeo.
Dopo le elezioni, le cene tra Juncker e Schulz furono allargate al presidente del gruppo del PPE, Manfred Weber, al presidente del gruppo S&D, Gianni Pittella, e al vicepresidente della Commissione, il socialista Frans Timmermans. Il G5 era indispensabile per avere una “coalizione stabile” in grado di legiferare in modo efficace, disse all'epoca Weber. “Senza non riusciremmo a produrre risultati”.
Nel 2019 il formato del G5 non è stato replicato. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha incontrato regolarmente i presidenti dei gruppi politici, ma in modo separato. Weber ha spinto il PPE a cambiare strategia, facilitando o sostenendo le alleanze nazionali con l'estrema destra pur di vedere i suoi partiti tornare al potere. Gli attacchi ai socialisti si sono moltiplicati a Bruxelles, a Strasburgo e nelle capitali. La presidenza di Garcia Perez dei S&D non ha aiutato per incapacità politica e mancanza di finezza europea. Il ponte tra PPE e S&D è diventata la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che è una popolare. Lungi dal fare concessioni ai partner della coalizione, il PPE è diventato sempre ghiotto usando la sua forza per pretendere tutto e prendere molto. La nomina di Alessandro Chiocchetti, un uomo del PPE, a segretario generale del Parlamento europeo ne è un esempio.
Alla cena europea sulle nomine alcuni leader del PPE hanno affrontato la trattativa con la stessa prepotenza. Il premier croato, Andrej Plenković, ha insistito per dividere a metà la presidenza del Consiglio europeo: i primi due anni e mezzo al socialista Costa, l'altra parte del mandato al PPE. I negoziatori socialisti, Pedro Sanchez e Olaf Scholz, hanno reagito con un secco rifiuto e una provocazione: il PPE deve accettare di dividere a metà il mandato del presidente della Commissione. I popolari hanno iniziato a esprimere dubbi su Costa per l'inchiesta giudiziaria che lo ha spinto alle dimissioni da premier in Portogallo. Il PPE vorrebbe imporre ai socialisti quale candidato proporre per il Consiglio europeo. I popolari sognano la premier danese, Mette Frederiksen, sostenitrice della linea dura sull'immigrazione. Sanchez e Scholz hanno risposto che tocca ai socialisti decidere.
Sulla cena dei leader di lunedì sui “Top Jobs” hanno pesato “elezioni europee che hanno polarizzato il dibattito”, ci ha detto un diplomatico europeo. “Molto più di quanto fosse atteso e connaturato a un sistema come quello dell'Ue che non vive di maggioranza e opposizione nel senso tradizionale”. Il secondo mandato di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, affiancata da Costa e Kallas, non dovrebbe messo in discussione. Ma tra polarizzazione e dialogo tra europeisti sordi, la prossima legislatura sarà molto più instabile e imprevedibile.
La frase
"Non intendo consegnare missili a lungo raggio o armi che potrebbero consentire all'Ucraina di colpire il territorio russo".
Jordan Bardella.
Conclave europeo
L'altra battaglia sull'Agenda strategica - Nel Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, i capi di stato e di governo potrebbero darsi battaglia non solo sulle nomine dei “Top Jobs”, ma anche sull'Agenda strategica. Il documento preparato dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, fissa le priorità per la prossima legislatura. Una prima discussione tra i leader c'è stata alla cena informale di lunedì. “C'è ampio apprezzamento” per la prima bozza, ci ha detto una fonte dell'Ue, dopo una discussione ieri tra gli ambasciatori dei ventisette al Coreper. Ma due paesi chiedono una riscrittura. La Francia di Emmanuel Macron è insoddisfatta perché il documento non affronta i nodi principali, come il finanziamento della montagna di investimenti per la difesa e la doppia transizione verde e digitale. L'Ungheria di Viktor Orban ha chiesto di tenere conto dei risultati delle elezioni europee. Altri stati membri hanno annunciato emendamenti al testo, che potrebbero aprire il vaso di pandora e alimentare conflitti. “Al Consiglio europeo ci sono leader di colore politico molto diverso”, sottolinea un diplomatico. Michel vorrebbe chiudere il testo prima del Consiglio europeo per evitare incidenti. Di seguito trovate i punti potenzialmente esplosivi, se si uscirà dal comun denominatore.
I leader dell'Ue divisi sulla priorità del Green deal - Alcuni leader vorrebbero vedere il Green deal tornare tra le priorità nell'Agenda strategica per la prossima legislatura, altri invece aspirano a seppellirlo. “Alcune delegazioni sono critiche, altre chiedono che il testo sia ambizioso”, ci ha detto un negoziatore. “Alcune delegazioni come la Polonia dicono sì al clima, ma dobbiamo lavorare di più sugli incentivi invece che sulle sanzioni”. L'ago della bilancia attualmente pende a favore di più Green deal. Il possibile compromesso è di chiedere alla prossima Commissione di concentrarsi sull'attuazione di ciò che è stato approvato nella scorsa legislatura.
Il “modello Ruanda” sui rifugiati potrebbe entrare nell'Agenda strategica - Un altro tema controverso della bozza di Agenda strategica riguarda le politiche migratorie. Alcune delegazioni chiedono che salga in termini di priorità, perché i risultati delle elezioni mostrano “la preoccupazione dei cittadini” per questo tema, ci ha spiegato il negoziatore. Un gruppo di paesi, invece, insiste per inserire “un riferimento a soluzioni innovative”. Cosa significa? Il termine è stato usato in una lettera inviata alla Commissione da quindici paesi, guidati dalla Danimarca. I quindici hanno proposto meccanismi per “individuare, intercettare e, in caso di difficoltà, soccorrere migranti in alto mare e condurli in un luogo sicuro di un paese partner fuori dall'Ue, dove soluzioni durature potrebbero essere trovate per questi migranti”. Vengono indicati come modelli gli accordi conclusi dall'Ue con la Turchia e la Tunisia per bloccare le partenze o quello raggiunto dall'Italia con l'Albania per l'esternalizzazione delle procedure di asilo. Un'altra idea avanzata è la creazione di “hub di rimpatrio” fuori dall'Ue, “dove i rimpatriati potrebbero essere trasferiti in attesa del loro allontanamento definitivo”. Tradotto: il modello Ruanda promesso da Rishi Sunak nel Regno Unito, anche se non si può chiamare così. La parola chiave dell'Ue è “paese terzo sicuro”.
L'esplosivo debito europeo per finanziare difesa e investimenti - Prima del Consiglio europeo, la Commissione dovrebbe presentare un “options paper” su come finanziare gli investimenti nel settore della Difesa. Il documento era stato chiesto nel vertice di marzo. Dovrebbe contenere le ipotesi su cui lavorare nel corso della legislatura. Probabilmente ci saranno la Banca europea per gli investimenti, il quadro finanziario pluriennale e qualche strumento di finanza creativa. Il grande interrogativo è se Ursula von der Leyen inserirà anche gli Eurobond per la difesa Il tema del debito comune “è il più esplosivo” per l'Agenda strategica. Non solo per la difesa, ma anche per gli investimenti nella doppia transizione climatica e digitale. “Ci sono leader molto conservatori che non ne vogliono sentire parlare”, ci ha spiegato un diplomatico. “Ho dubbi che l'idea del debito comune volerebbe. Inizierebbe una grossa battaglia e incontrerebbe forte resistenza”, ci ha confermato il negoziatore. Ma il fronte dei frugali si è ridotto sempre più negli ultimi mesi. I paesi Baltici sono a favore di Eurobond per la difesa. La Danimarca ha detto di non avere tabù.
La minaccia del veto di Orban sull'Agenda strategica - Gli sherpa dei capi di stato e di governo sono coscienti di un rischio che pesa sull'Agenda strategica: il veto di Viktor Orban. Contrariamente alle nomine dei “Top Jobs”, che vengono decise a maggioranza qualificata, il documento sulle priorità della prossima legislatura deve essere approvato all'unanimità. All'uscita dalla cena informale di lunedì, Orban ha denunciato un accordo che va nella direzione opposta a quella che vogliono gli elettori. Ieri il suo ambasciatore ha chiesto di tenere conto dei risultati delle elezioni nell'Agenda strategica. Il sospetto è che sia la premessa di un veto. “La conseguenze per questa persona sarebbero abbastanza gravi”. Se si mette il veto all'Agenda strategica, “ti isoli e ammetti che non partecipi a questo processo comune”, ci ha detto il negoziatore. Charles Michel vuole evitare questo scenario ed è la ragione per cui critica il tentativo del PPE, dei socialisti e dei liberali di importare la logica del Parlamento europeo al Consiglio europeo. La logica della maggioranza e dell'opposizione “non è saggia” perché potrebbe incentivare altri veti in un'istituzione che funziona all'unanimità, ci ha detto un funzionario: “I leader devono essere responsabili ed essere adulti. Muoversi con il voto a maggioranza qualificata può avere conseguenze”.
Elezioni europee
L'ECR supera Renew come terzo gruppo al Parlamento europeo - Il gruppo dei Conservatori e riformisti europei ieri ha annunciato l'adesione di sette nuovi deputati, che gli consentono di salire a 83 membri e superare Renew come terzo gruppo del Parlamento europeo. Il gruppo liberale è fermo a 80 membri, anche se già oggi dovrebbe essere annunciato un nuovo ingresso. I nuovi entranti dell'Ecr sono Kristoffer Storm del Partito democratico danese (estrema destra); Ivaylo Valchev del partito bulgaro ITN (populista); Aurelijus Veryga del partito Unione lituana degli agrari e dei verdi (conservatori rurali); i Marion Maréchal, Guillaume Peltier e Laurence Trochu (espulsi dal partito di estrema destra Reconquête; e Claudiu-Richard Tarziu, Gheorghe Piperea, Maria-Georgiana Teodorescu, Adrian-George Axinia e Dimitrie Sturdza, dell'Alleanza per l'Unione dei Romeni (estrema destra).
Orban dice addio al gruppo con Giorgia dopo l'ingresso dell'estrema destra rumena - Fidesz, il partito di Viktor Orban, non entrerà con i suoi 10 eletti nel gruppo dell'ECR, ha annunciato ieri il suo capo delegazione al Parlamento europeo Mate Kocsis. La colpa? Il gruppo ECR, dominato dal partito di Giorgia Meloni Fratelli d'Italia, ha fatto entrare un partito dell'estrema destra rumena che non piace a Orban. “Il partito rumeno AUR, conosciuto per la sua posizione anti ungherese estrema, si è unito al gruppo ECR al Parlamento europeo. Fidesz non condividerà mai un gruppo con un partito di questo tipo”, ha spiegato Kocsis. Il gran rifiuto di Orban dimostra quanto sia difficile per i partiti della destra sovranista e dell'estrema destra unirsi in un unico grande gruppo o anche semplicemente cooperare insieme. E' la loro grande contraddizione: l'internazionale dei nazionalisti implode a causa del nazionalismo.
Nel PPE Weber rieletto presidente, Metsola candidata a un secondo mandato - Come anticipato ieri dal Mattinale Europeo, il gruppo del PPE ieri ha confermato il tedesco Manfred Weber come suo presidente e ha candidato la maltese Roberta Metsola per un secondo mandato come presidente del Parlamento europeo. Unico candidato, Weber ha ottenuto 161 voti favorevoli su 169 validi.
Eickhout e Reintke da Spitzenkandidat a co-presidenti del gruppo dei Verdi - I deputati Verdi ieri ha eletto l'olandese Bas Eickhout e la tedesca Terry Reintke come co-presidenti del gruppo per la prossima legislatura. Per Reintke è una conferma, dato che era diventata presidente dei Verdi nell'ultima parte della legislatura. “Ora è il momento di mettersi al lavoro, i cittadini europei si aspettano da noi soluzioni europee e ci attendono molte sfide. La prima è garantire una maggioranza affidabile e democratica al Parlamento europeo per i prossimi cinque anni. Questa non deve includere l'estrema destra”, ha detto Reintke. “Lo spostamento a destra in questa casa e in molti luoghi in Europa è molto preoccupante e il gruppo dei Verdi si batterà instancabilmente per i valori democratici, lo stato di diritto e i diritti fondamentali. Ma non possiamo farcela da soli, è una responsabilità condivisa che hanno tutti i gruppi democratici al Parlamento europeo. Siamo pronti”, ha aggiunto Reintke.
Euro
Sette paesi (tra cui Italia e Francia) in procedura per deficit eccessivo - La Commissione europea ieri ha annunciato che Italia, Francia, Belgio, Malta, Slovacchia, Ungheria e Polonia saranno messe sotto procedura per deficit eccessivo, dopo che le regole sulla governance economica sono tornate in vigore, ora nella loro versione riformata. Come anticipato dal Mattinale Europeo, la raccomandazione sull'aggiustamento fiscale richiesto è stata rinviata a novembre. Ufficialmente la ragione è la necessità di allineare lo sforzo fiscale per i paesi sotto procedura al percorso di aggiustamento pluriennale previsto dalle nuove regole. Ma questo è anche un periodo elettorale. Ursula von der Leyen vuole evitare conflitti con i capi di stato e di governo che devono confermarla come presidente del Parlamento europeo. E' stato il think tank Bruegel a svelare l'aggiustamento che sarà richiesto ai paesi sotto procedura e agli altri Stati membri. Per l'Italia si tratta di uno sforzo strutturale dello 0,6 per cento del Pil per sette anni. Per la Francia è lo 0,5 per cento. E' un livello di austerità decisamente più basso rispetto alle vecchie regole del Patto di stabilità e crescita. "Questo non significa il ritorno alla normalità, perché non viviamo tempi normali. Ancor meno significa un ritorno all'austerità, perché questo sarebbe un terribile errore", ha detto il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni.
Soldi
La Commissione propone un bilancio da 270 miliardi per il 2025 - Ieri la Commissione ha proposto ai governi e al Parlamento europeo di adottare un bilancio annuale di 199,7 miliardi di euro per il 2025, a cui dovrebbero aggiungersi 72 miliardi di esborsi del Piano di ripresa e resilienza. L'importo maggiore riguarda la politica agricola comune con 53,8 miliardi di euro, più 900 milioni per il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura. Altri 49,2 miliardi dovrebbero andare allo sviluppo regionale e alla coesione. La terza dotazione è per la politica estera con 16,3 miliardi (di cui 10,9 miliardi per lo strumento di vicinato, la cooperazione allo sviluppo e la cooperazione internazionale, 2,2 miliardi di € per lo strumento di assistenza preadesione e 500 milioni per lo strumento per la crescita per i Balcani occidentali, e 1,9 miliardi per l'aiuto umanitario). Altri 4,3 miliardi sono previsti come sovvenzioni a titolo dello strumento per l'Ucraina, integrati da 10,9 miliardi in prestiti. Al programma di ricerca Horizon Europe sono stati attribuiti 12,7 miliardi. Altri 4,6 miliardi andranno agli investimenti strategici, 2,1 miliardi di € al settore spaziale. Quanto all'immigrazione, la Commissione propone 2,7 miliardi per proteggere le frontiere e 1,9 miliardi per sostenere i governi su migranti e richiedenti asilo Alla difesa sono riservati appena 1,8 miliardi.
Geopolitica
Accordo rinviato sul quattordicesimo pacchetto di sanzioni - Fumata nera dalla riunione degli ambasciatori dei ventisette stati membri ieri. Non c'è ancora accordo sul quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. La Germania non ha tolto la sua riserva. Il principale problema di Berlino è la “clausola di non riesportazione in Russia” che la Commissione vuole rafforzare per evitare l'elusione delle sanzioni. Il tema sarà di nuovo affrontato nella riunione degli ambasciatori di oggi. La presidenza belga del Consiglio dell'Ue spera in un'intesa prima della riunione dei ministri degli Esteri di lunedì prossimo a Lussemburgo.
Vacca sacra
Dopo l'avena, l'Ue si prepara a imporre dazi contro le uova ucraine - Dopo aver reintrodotto i dazi sulle importazioni di avena dall'Ucraina, la Commissione si prepara a imporre nuovamente i dazi sulle uova provenienti dal paese in guerra. Una fonte dell'Ue ci ha detto che la soglia prevista dalle misure commerciali autonome, che in teoria dovrebbero aiutare l'economia ucraina, è stata raggiunta per le importazioni di uova. Ora la Commissione sta elaborando la decisione, che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi giorni. La solidarietà all'Ucraina è nuovamente sacrificata sull'altare degli agricoltori europei.
Accade oggi
Eurogruppo a Lussemburgo
Consiglio Affari sociali a Lussemburgo
Commissione: la presidente von der Leyen pronuncia discorso all'Austrian world summit 2024
Commissione: la vicepresidente Vestager interviene al DigitalEurope's summer summit
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell a Vienna incontra il presidente Alexander Van der Bellen
Commissione: il commissario Breton ad Atene incontra il premier Kyriakos Mitsotakis; visita l'Agenzia europea per la cybersecurity
Commissione: la commissaria Johansson riceve Merrick Garland, procuratore generale degli Stati Uniti; riceve Alejandro Mayorkas, segretario del dipartimento della Sicurezza interna degli Stati Uniti; partecipa alla riunione ministeriale Ue-Usa su Giustizia e Affari Interni
Commissione: la commissaria Urpilainen a Parigi partecipa all'evento di lancio dell'African Vaccine Manufacturing Accelerator (Avma)
Commissione: il commissario Hoekstra a Baku incontra le autorità nazionali per proseguire i preparativi per la Cop29
Parlamento europeo: riunione della Conferenza dei presidenti
Banca centrale europea: pubblicazione del bollettino economico
Comitato delle regioni: sessione plenaria
Nato: il segretario generale Stoltenberg negli Stati Uniti incontra il Consigliere alla Sicurezza nazionale, Jake Sullivan
Eurostat: dati sulle richieste di asilo a marzo