Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
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Ursula 2, autocrate o vero leader?
La Commissione europea è una somma di individualità, ambizioni e sensibilità politiche. Nel suo secondo mandato la tedesca Ursula von der Leyen darà finalmente prova di leadership o continuerà a gestirla in modo dispotico, dividendo il suo collegio per governare meglio, come ha fatto finora? La sua credibilità e la sua legittimità sono in gioco, soprattutto in Francia, un paese attanagliato dall'euroscetticismo, dove von der Leyen incarna il rifiuto dell'istituzione di Bruxelles.
Le elezioni europee di giugno hanno provocato un terremoto politico in Francia. Gli elettori hanno eletto 35 rappresentanti dell'estrema destra e 9 dell'estrema sinistra, rendendo 44 degli 81 eurodeputati eletti in Francia ostili all'Ue. Solo 26 di loro hanno votato a favore di un secondo mandato per Ursula von der Leyen. I 6 eurodeputati di Les Républicains del gruppo del PPE e i 5 eurodeputati francesi del gruppo dei Verdi hanno aggiunto i loro voti a quelli degli eurodeputati del Rassemblement national e della France insoumise per opporsi alla sua riconferma.
La presidente della Commissione dovrà tenerne conto. La Francia non è diventata antieuropea, ma le sue élite e la maggioranza degli eurodeputati francesi sono diventati antieuropei per marcare la loro ostilità a Emmanuel Macron, il più europeista dei presidenti francesi. A ciò si aggiunge l'odio del leader dela France insoumise Jean-Luc Mélenchon per la Germania, che accusa di dominare l'Europa. La sfiducia dei francesi nei confronti dell'Ue si è radicata con il referendum del 2005. Hanno detto “No” al progetto di Costituzione europea, ma la loro scelta è stata ignorata e aggirata con l'adozione del Trattato di Lisbona nel 2007. Da allora, il risentimento nei confronti dell'Europa è cresciuto. La Commissione europea non viene capita e i francesi ritengono che il loro paese sia sottorappresentato a Bruxelles, anche se non è vero.
Ursula von der Leyen non contribuisce a smentire questa impressione. Durante il suo primo mandato, si è circondata di tedeschi, la maggior parte dei quali non parlava né capiva il francese. Si è espressa poco nella lingua di Molière, anche se l'aveva imparata a scuola. Si è rifiutata di prendere lezioni, ha evitato i media e si è messa a borbottare qualche frase nei suoi discorsi ufficiali, perché si sentiva obbligata a farlo. Un'incongruenza, visto che tutti i suoi predecessori alla guida dell'istituzione parlavano francese e si vantavano di parlarlo bene. Ma il tema suscita grida di indignazione nella bolla europea. L'inglese è diventato l'idioma di comunicazione dell'Ue e i francesi che osano lamentarsi del declino della loro lingua vengono trattati come arroganti e capricciosi. Così si esacerba il risentimento in Francia contro Bruxelles e l'Europa.
Le scelte di Ursula von der Leyen saranno importanti per il suo secondo mandato. La costituzione della sua squadra sarà guardata da vicino, con il possibile arrivo di un francese a capo del suo gabinetto. I ventisette governi dell'Unione Europea sono politicamente deboli e divisi. Avrebbero potuto scegliere una personalità forte, rispettata in tutto il mondo, con una visione e un progetto, per assumere la presidenza della Commissione europea. L'italiano Mario Draghi, ex capo della Banca Centrale Europea ed ex Presidente del Consiglio italiano, sarebbe stato perfetto. Ma temevano di essere messi alle strette, travolti da un leader che non sarebbero stati in grado di controllare, e così hanno scelto di riconfermare una personalità che sanno di poter gestire.
Ursula von der Leyen è un'esponente di destra della CDU, il partito di opposizione in Germania. È stata riconfermata come rappresentante della Germania dalle tre formazioni della coalizione di governo composta da SPD, Verdi e Liberali. Tutti i leader al tavolo del Consiglio, ad eccezione dell'italiana Giorgia Meloni e dell'ungherese Viktor Orban, e tutte le famiglie politiche del Parlamento europeo, ad eccezione dei partiti di estrema destra e di estrema sinistra, hanno accettato di riconfermarla per un secondo mandato. Ma non le hanno dato un assegno in bianco e si aspettano che non ripeta gli errori del primo mandato.
Nel 2019, tirata fuori dal cappello da Emmanuel Macron per evitare una crisi, l'ex ministro della Difesa di Angela Merkel si è ritrovata paracadutata a capo della Commissione, affiancata da due commissari membri della Commissione Juncker, il socialista olandese Frans Timmermans e la liberale danese Margrethe Vestager. Entrambi erano “Spitzenkandidat” delle rispettive famiglie politiche per la carica di presidente. Erano stati imposti dal Consiglio a von der Leyen con il rango di vicepresidenti esecutivi. Nel 2024, questa umiliazione potrebbe ripetersi. Il rifiuto del primo ministro lussemburghese Luc Frieden di riconfermare il commissario Nicolas Schmit, “Spitzenkandidat”, potrebbe spingere in questa direzione. Il cancelliere Olaf Scholz ha promesso che i socialisti saranno ben rappresentati nella Commissione. Per compensare lo squilibrio politico all'interno dell'istituzione - 14 PPE su 27 commissari - potrebbe tornare in discussione la nomina di vicepresidenti esecutivi per le famiglie socialista e liberale.
Per il momento, Ursula von der Leyen non sembra avere alcun controllo sul processo. Non ha avuto la possibilità di scegliere i candidati per il suo collegio. Dovrà fare i conti con le richieste dei governi - tutti vogliono che i loro rappresentanti abbiano grandi responsabilità - e con diverse personalità forti, come la socialista spagnola Teresa Ribera, il liberale francese Thierry Breton e il conservatore polacco Piotr Serafin, che è vicino al premier Donald Tusk ed è stato il suo capo di gabinetto durante la sua presidenza del Consiglio europeo, nonché con i candidati del leader nazionalista ungherese Viktor Orban e della leader della destra italiana Giorgia Meloni.
La sua autorità è già stata messa in discussione. La presidente aveva promesso al Parlamento europeo la parità all'interno del suo collegio. I governi sono rimasti sordi alle sue richieste. Anche quelli del Partito Popolare Europeo, la sua famiglia politica. Un vero e proprio schiaffo. Ursula von der Leyen può rifiutarsi di accettare i candidati, ad eccezione dei commissari che sono stati riconfermati. Oserà andare contro i suoi grandi elettori? In quel caso dovrebbe rifiutare diversi candidati del PPE, la sua famiglia politica europea. Il Parlamento europeo può venire in suo aiuto e respingere alcuni candidati. Ma la sua autorità è già minata nel Consiglio, la sede del vero potere nell'Ue.
Nel 2019 Ursula von der Leyen ha scelto di circondarsi di fedeli seguaci e di isolarsi. Ha rifiutato di trasferirsi in città e ha fatto allestire un mini appartamento al tredicesimo piano della sede della Commissione, guadagnandosi il soprannome di “reclusa del Berlaymont”. Ha personalizzato l'incarico e i suoi rapporti con la maggior parte dei commissari sono stati conflittuali. Alcuni hanno denunciato pubblicamente il suo stile di gestione autocratico e la mancanza di un processo decisionale collegiale. Thierry Breton è uno di loro. Ursula von der Leyen gliela farà pagare durante il secondo mandato? Giocherà la carta di una Commissione dominata dal PPE con quattordici commissari, come auspicano i leader della destra, o scenderà a compromessi con le diverse sensibilità politiche al potere in Francia, Germania, Italia e Spagna, ma sottorappresentate all'interno del collegio? Darà prova di leadership? Sarà in grado di mettere insieme una squadra e di guidarla, incoraggiando i successi e assumendosi la responsabilità degli errori quando si verificano, o continuerà a rivendicare per sé tutta la gloria, come ha fatto per cinque anni?
Come prima donna a capo della Commissione europea, ha “fatto il lavoro”, ma ha deluso sul piano umano. Il Consiglio le ha dato controvoglia una seconda opportunità. Non deve fallire.
La frase
“L'operazione a Kursk è parte di un'operazione politico-militare e diplomatico-militare. Vedrete i risultati in futuro”.
Volodymyr Zelensky.
Commissione von der Leyen II
Ursula Von der Leyen ignorata dai governi sulle donne - Il segnale è pessimo in termini di autorità per Ursula von der Leyen. Nessun governo ha ascoltato la sua richiesta di presentare due nomi – un uomo e una donna – come candidati al posto di commissario nel prossimo collegio per permettere alla presidente della Commissione di rispettare la parità di genere. Lo avevamo scritto sul Mattinale estivo la scorsa settimana, ma i numeri maschili si sono ingrossati ulteriormente: 21 paesi (oltre alla Germania di von der Leyen) hanno designato formalmente o informalmente il loro commissario, ma solo cinque finora hanno nominato una donna. Giovedì il Lussemburgo e la Romania si sono aggiunti alla lista degli stati membri che hanno scelto un uomo per il prossimo collegio, rispettivamente con Christophe Hansen (Ppe) e Victor Negrescu (socialista). Restano Belgio, Bulgaria, Danimarca, Italia e Portogallo, ma i nomi dei favoriti per la designazione a commissario in questi paesi sono prevalentemente uomini.
Von der Leyen di fronte al dilemma della prova di forza con i governi - Ursula von der Leyen userà i suoi poteri per costringere i governi a nominare più donne nella sua Commissione? La questione è stata posta dal professore Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby, su X. “La nomina di un candidato Commissario non è di competenza esclusiva degli Stati membri dell'UE. Ai sensi dell'articolo 17 del TUE, si tratta di un mero "suggerimento" al Consiglio e al Presidente eletto, che devono adottare - 'di comune accordo' - l'elenco dei commissari da sottoporre al Parlamento europeo”, ha spiegato Alemanno. “Von der Leyen ha pertanto il diritto di respingere tutte le proposte degli Stati membri, a meno che non includano sia un candidato uomo sia una donna, come da lei richiesto”. Nel 2019, davanti al Parlamento europeo, von der Leyen aveva assicurato che avrebbe respinto la designazione di commissari uomini se i governi non avessero proposto un numero sufficiente di donne. Cinque anni dopo, avrà il coraggio di farlo? Oppure prevarrà la volontà di evitare qualsiasi conflitto con i capi di stato e di governo? I portavoce della Commissione rifiutano di commentare.
I socialisti a corto di commissari dopo l'uscita del lussemburghese Schmit - Il commissario lussemburghese uscente, Nicolas Schmit, sperava che il suo status di “Spitzenkandidat” del Partito socialista gli avrebbe permesso di restare nella nuova Commissione di Ursula von der Leyen. Anche i socialisti erano convinti di poter ottenere un commissario in più grazie a un grande scambio per riequilibrare la composizione politica dell'esecutiva europeo: dato che il governo tedesco di Olaf Scholz ha scelto la Spitzenkandidat del Ppe, Ursula von der Leyen, rinunciando a nominare un commissario dei Verdi, quello lussemburghese di Luc Frieden, avrebbe dovuto confermare il socialista Schmit, facendo perdere un commissario ai popolari. Invece il premier lussemburghese è andato per la sua strada. Dopo una telefonata con von der Leyen, giovedì 22 agosto, Frieden ha annunciato la nomina dell'ex europarlamentare del suo partito cristiano sociale, Christophe Hansen. La Commissione von der Leyen II si annuncia maschia e a destra.
Geopolitica
Borrell preoccupato dal taglio degli aiuti militari della Germania all'Ucraina - L'Alto rappresentante, Josep Borrell, venerdì ha definito “molto preoccupante” la decisione del governo di Olaf Scholz di dimezzare gli aiuti militari all'Ucraina nel 2025, a causa dei conflitti sul bilancio tra i tre partiti della coalizione. Il taglio è stato annunciato con una lettera dal ministro delle Finanze, Christian Lindner, a inizio agosto, provocando polemiche a Berlino e tra gli alleati occidentali dell'Ucraina. Borrell ha ricordato che in termini assoluti la Germania è il paese che sostiene maggiormente Kyiv. “Molto, molto più della Francia”, ha sottolineato l'Alto rappresentante. Ma il taglio del sostegno militare nei prossimi anni “è una pessima notizia”, ha detto Borrell.
Germania
AfD capitalizza su un attacco terroristico in vista delle elezioni nei Lander dell'est - Un presunto attacco terroristico che ha provocato la morte di tre persone venerdì nella città tedesca di Solingen viene utilizzato da Alternativa per la Germania per cercare di rafforzare i suoi consensi in due Lander dell'est del paese, dove il partito di estrema destra potrebbe arrivare in testa nelle elezioni di domenica prossima. L'autore dell'attacco con un coltello durante la festa della Diversità di Solingen è un richiedente asilo siriano che si è consegnato alla politica sabato. Poco dopo l'organizzazione dello Stato islamico ha rivendicato la responsabilità dell'attentato. In un messaggio su X dopo l'attacco, il capolista di AfD in Turingia, Björn Höcke, ha denunciato la "multiculturalizzazione forzata" e chiesto ai cittadini di "votare per il cambiamento". Oltre alla Turingia, anche la Sassonia andrà alle elezioni domenica. "L'attentato di Solingen è un evento terribile", ha detto il cancelliere Olaf Scholz. Ursula von der Leyen si è detta "profondamente scioccata "dall'attacco brutale" di Solingen. L'Ue guarda con preoccupazione alle elezioni di domenica in Germania per le ripercussioni che potrebbe avere sulla coalizione guidata da Scholz.
Salute
La Commissione vuole coordinare le donazioni di vaccini contro il Mpox - Stella Kyriakides, la commissaria alla Sanità, la scorsa settimana ha chiesto agli stati membri di donare ai paesi africani vaccini contro il Mpox, dopo l'allarme lanciato dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie dell'Africa e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sull'epidemia in corso. La Commissione ha già concordato con la società farmaceutica Bavaria Nordic l'acquisto di 215 mila vaccini da donare all'Africa. Ma "le dose necessarie per affrontare l'attuale epidemia sono ovviamente molte di più", ha ricordato Kyriakides. La Commissione vuole coordinare le donazioni attraverso HERA, l'Autorità di preparazione e risposta alle emergenze sanitarie. La commissaria ha sottolineato che c'è già un contratto quadro per l'acquisto congiunto di vaccini contro il Mpox da donare a paesi terzi. "Conto sul vostro sostegno generoso nel comunicare prontamente le vostre intenzioni di donazioni per meglio sostenere i nostri partner africani nella gestione di questa epidemia", ha concluso Kyriakides.
Accade oggi
Commissione: la vicepresidente Vestager a Copenhagen partecipa al Forum degli ambasciatori danesi
Commissione: videomessaggio del commissario Gentiloni alla quinta Soft Power Club Conference di Venezia
Commissione: la commissaria Simson partecipa alla ONS 2024 Conference in Norvegia
Eurostat: dati sul commercio internazionali di beni nel secondo trimestre