Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
Ursula e Giorgia: “Per un'ora d'amore non so cosa farei”
Corteggiata dai leader del Partito Popolare Europeo (PPE) alla ricerca di un sostegno esterno per garantire la nomina della loro candidata Ursula von der Leyen per un secondo mandato alla guida della Commissione europea, l'italiana Giorgia Meloni è stata invitata a non scendere a compromessi con partiti europei "infrequentabili". Ma i rapporti del PPE con il suo partito, Fratelli d'Italia, un movimento di estrema destra, sono visti come un grosso problema da digerire al Parlamento europeo e potrebbero provocare una rivolta durante il voto di investitura.
Fratelli d'Italia potrebbe inviare 23 membri eletti al Parlamento europeo nel giugno 2024, secondo le proiezioni effettuate a gennaio da Europeelects. Il partito di Giorgia Meloni sarebbe la prima forza del gruppo sovranista dei Conservatori e Riformisti europei (ECR), davanti al polacco PiS con 16 seggi, e il terzo partito del Parlamento per numero di eletti, dopo la CDU tedesca (29 seggi) e il Partido Popular spagnolo (25 seggi). Il PPE intende rimanere la prima forza nel prossimo Parlamento, ma sa anche che alcuni dei suoi eletti non voteranno per la riconferma di Ursula von der Leyen. Per questo motivo, sono già iniziati i colloqui per cercare di attirare alcuni partiti più piccoli, invitati a unirsi al PPE e per assicurarsi un sostegno esterno.
Mercoledì la Presidente della Commissione ha tenuto una conferenza stampa dopo un incontro con il Presidente del PPE, il suo connazionale Manfred Weber. Alla domanda sul possibile e l'impossibile in termini di alleanze, è stata categorica: "Impossibile con chiunque non rispetti lo Stato di diritto, impossibile con gli amici di Putin". Ha tracciato "la linea di demarcazione" tra i partiti che sono accettabili e quelli che non lo sono. “Sono favore della democrazia? Difendono i nostri valori? Sono impegnati per lo Stato di diritto? Sostengono l'Ucraina? Combattono contro il tentativo di Putin di indebolire e dividere l'Europa? Le risposte devono essere molto chiare".
Pro-NATO, pro-Ucraina, pro-UE, Giorgia Meloni è quindi considerata frequentabile. Ma il suo partito lo è? Fratelli d'Italia è stato fondato nel 2012 da alcuni membri del partito di estrema destra Alleanza Nazionale e si posiziona all'estrema destra dello spettro politico italiano. Giorgia Meloni è stata eletta presidente del partito nel 2014 e all'epoca mostrava la sua vicinanza a Marine Le Pen, leader del Front National francese, ora noto come Rassemblement National. Dal 2022 guida una coalizione con la Lega, il partito di estrema destra di Matteo Salvini, e Forza Italia, il movimento di centrodestra fondato da Silvio Berlusconi. Da quando è stata nominata Presidente del Consiglio italiano, Georgia Meloni ha cercato di riposizionare la sua coalizione verso il centro-destra. Ma nonostante gli sforzi del suo Vicepresidente e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, ora capo di Forza Italia, il lifting non ha dato risultati.
Georgia Meloni esteriormente è europeista, ma il suo lato oscuro è nazionalista, euroscettico e ferocemente contrario all'immigrazione. "È molto a destra sull'immigrazione e sulle questioni sociali", ci ha detto un diplomatico europeo. Fratelli d'Italia co-presiede il gruppo ECR al Parlamento europeo insieme al PiS polacco e lo ha spostato verso l'estrema destra con l'adesione di Vox, il partito spagnolo di estrema destra, e Reconquête, il gruppo francese di estrema destra il cui fondatore Eric Zemmour è un sostenitore della "remigrazione" richiesta da alcuni leader del partito tedesco di estrema destra AfD. La possibile adesione di Fidesz, il partito del primo ministro ungherese Viktor Orban, ha fatto venire i brividi ai leader del PPE, che hanno invitato gli ungheresi a lasciare la famiglia democristiana.
Il partito di Giorgia Meloni è frequentabile? La domanda è sempre più frequente. Ursula von der Leyen, che si è avvicinata molto a Giorgia Meloni, ritiene di “sì”. "Non sappiamo come si formerà l'ECR dopo le europee, quali partiti lasceranno l'ECR e se si uniranno al PPE", ha detto. Secondo fonti interne al PPE, i partiti svedese, finlandese e ceco che fanno parte dell'ECR potrebbero aderire al PPE. Anche il partito belga fiammingo NvA ha manifestato il desiderio di lasciare l'ECR. Ma l'oggetto dei negoziati dietro le quinte è il bracconaggio di Fratelli d'Italia. È possibile? Difficile, perché il raggruppamento italiano non è compatibile con il PPE e la sua adesione potrebbe "far implodere il gruppo nel PE", dicono alcuni. "Ma molti Fratelli sono ex membri di Forza Italia", dice un eurodeputato di parere opposto.
Che senso avrebbe per Giorgia Meloni lasciare l'ECR che Fratelli d'Italia guiderà per i prossimi cinque anni? E per andare dove? A ricostituire un nuovo gruppo? Con chi e a quale scopo? Meloni più da guadagnare rimanendo in una posizione di forza all'interno dell'ECR e scambiando l'appoggio degli eletti di Fratelli d'Italia per incarichi di profilo nel Parlamento europeo e per il candidato italiano al posto di commissario.
Il flirt tra il PPE e Fratelli d'Italia sconcerta e irrita le altre formazioni europeiste. Secondo gruppo al Parlamento europeo, i socialisti rimangono silenziosi. Hanno perso la voce. Ma, maltrattati da Manfred Weber, sono sempre meno inclini a sostenere le posizioni del Presidente del PPE. La presidente del gruppo, la spagnola Iratxe García Pérez, si allineerà alla posizione del Primo Ministro Pedro Sanchez che, come il Cancelliere Olaf Scholz, è favorevole alla riconferma di Ursula von der Leyen. Ma gli altri eletti socialisti seguiranno le sue istruzioni quando si tratterà di votare per la conferma della presidente della Commissione? La "coalizione von der Leyen" soffre dei conflitti che caratterizzano le famiglie che diventano troppo numerose.
La frase
“Qui in Europa e in Belgio, ci sono amici diretti e indiretti del presidente russo Vladimir Putin che pensano che con Trump al potere, la pace potrebbe essere accelerata. Ma di quale pace si tratterebbe? Di una pace deleteria per l'Ucraina”.
Alexander De Croo, primo ministro del Belgio
Follow-up
Critiche a von der Leyen per il PieperGate - Il portavoce della Commissione, Eric Mamer, ieri ha detto che l'europarlamentare della Cdu, Markus Pieper, è stato nominato “Inviato dell'Ue per le Piccole e Medie Imprese” perché era il candidato più qualificato. Ma le manovre di von der Leyen per assegnare l'incarico a un compagno di partito, svelate ieri dal Mattinale Europeo, hanno provocato critiche dentro il Parlamento europeo. "Forse è legale, ma è molto brutta", ha detto ieri l'europarlamentare di Renew, Sophie in't Veld. Candidata di Volt in Belgio alle prossime elezioni, in't Veld ha sottolineato il fatto che von der Leyen ha bypassato "il candidato con il risultato migliore, in favore dell'amico di partito (il cui sostegno era necessario per la nomina)" a Spitzenkandidat del Ppe. "Fare favori agli amici della festa, cancellare messaggi di testo e andare in vacanza con le stesse persone che dovresti monitorare attentamente,può lasciare qualche ammaccatura alla credibilità", ha aggiunto in't Veld. Il deputato di Renew, Christophe Grudler, ha detto a Euractiv che il PieperGate "sembra un piccolo accordo tra amici della Cdu".
Geopolitica
Von der Leyen ritarda l'avvio dei negoziati di adesione con l'Ucraina - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, oggi sarà in Polonia con il premier belga, Alexander De Croo, per incontrare il primo ministro Donald Tusk. Von der Leyen sabato potrebbe poi proseguire il viaggio per Kyiv in occasione del terzo anniversario dell'inizio dell'aggressione della Russia. Ma la presidente della Commissione porta in valigia soprattutto notizie cattive per il presidente ucraino, Volodymy Zelensky. La prima riguarda i prodotti agricoli, con le nuove salvaguardie per bloccare le importazioni dall'Ucraina. La seconda è più importante per Zelensky. Mercoledì von der Leyn ha detto che il quadro per i negoziati di adesione “non sarà pronto prima delle elezioni europee, ma dopo”. La presidente della Commissione ha indicato “l'estate” come scadenza. L'Ucraina e i suoi più stretti alleati europei speravano che il quadro negoziale fosse pronto a marzo per avviare i negoziati in giugno. Di fatto rischiano di slittare alla fine del 2024. “Il quadro dei negoziati sarà presentato appena pronto”, ci ha detto ieri il portavoce della Commissione, senza chiarire le ragioni del ritardo. Il sospetto è che von der Leyen voglia evitare che l'adesione dell'Ucraina diventi un tema di campagna elettorale.
La Commissione senza soluzioni per il grano ucraino - Nel momento in cui gli agricoltori polacchi bloccano la frontiera con l'Ucraina, a Varsavia von der Leyen discuterà con Tusk di grano ucraino. La Commissione ha già stanziato decine di milioni di euro di aiuti per la Polonia, ha chiuso gli occhi sull'embargo unilaterale sui prodotti agricoli e proposto altre possibili restrizioni nazionali. La situazione appare in stallo. “Non ci sono soluzioni semplici”, ha detto un portavoce della Commissione, sottolineando che ci sono due esigenze contraddittorie: “soddisfare l'impegno della Commissione di continuare a sostenere l'economia ucraina, incluso il sistema agro alimentare che è strategico, e dall'altra parte proteggere settori mercati sensibili quando ci sono prove di perturbazione di mercato”. La disputa sul grano ucraino è in corso da ormai un anno. Il portavoce ha indicato che l'unica soluzione è “il dialogo” e “il negoziato” tra tutte le parti coinvolte. In agenda nel trilaterale von der Leyen-De Croo-Tusk ci sono l'Ucraina, l'impatto della guerra, compresa la situazione al confine, oltre che alcune tematiche nazionali (come le riforme per restaurare lo stato di diritto).
Il portavoce di Borrell trolla l'eterno numero due Medvedev - Peter Stano è il portavoce del Servizio europeo di azione esterna, diretto da Josep Borrell. Ieri, durante il Midday (la conferenza stampa di mezzogiorno della Commissione), ha risposto così a una domanda sulle dichiarazioni dell'ex presidente russo, Dmitry Medvedev, sulla necessità della Russia di prendere Kyiv. “Normalmente non commentiamo le strane dichiarazioni di persone che cercano sempre attenzione, in particolare se sono gli eterni numero due. Anche se è gentile che questa persona condivida la diagnosi sulla sua salute mentale pubblicamente con noi, l'unica cosa che possiamo fare è raccomandare qualche consulenza e cura psichiatrica. Ma non sono sicuro che lo Stato russo con i miliardi che spreca in questa guerra illegale contro l'Ucraina possa effettivamente permettersi di investire qualcosa nell'assistenza sociale e sanitaria per la propria gente”, ha detto Stano.
Charles Michel rimette in riga Ursula von der Leyen - La Presidente della Commissione, entusiasta all'idea di candidarsi per un secondo mandato e pronta a tutto pur di ottenere il sostegno necessario alla sua investitura, ha promesso, se sarà rieletta, di creare il posto di Commissario alla Difesa e ha lasciato intuire che intende affidarlo a un commissario dell'Europa centrale. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, l'ha rimessa in riga in un'intervista a diversi media, tra cui Contexte. "Abbiamo già un commissario per l'industria della difesa, Thierry Breton, che è responsabile del mercato interno, che include l'industria della difesa", ha detto Charles Michel, "In secondo luogo, abbiamo un Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e il Trattato di Lisbona prevede un ruolo chiaro per l'Alto rappresentante", ha aggiunto. "E se qualcuno propone di cambiare i trattati, sarà necessario il sostegno degli Stati membri", ha concluso Michel, sotto forma di requiem per quella che sembra essere una dichiarazione di facciata dell'ex ministro della Difesa di Angela Merkel.
Rutte verso il posto di segretario generale della Nato - Il premier olandese uscente, Mark Rutte, è a un passo dal diventare il prossimo segretario generale della Nato. Il governo britannico ieri ha fatto sapere di sostenere la candidatura di Rutte. Anche gli Stati Uniti sono favorevoli. “Il presidente Biden sostiene con forza la candidatura del primo ministro Rutte a diventare il prossimo segretario generale della NATO", ha detto un funzionario americano a Reuters: “Il Primo Ministro Rutte ha una profonda comprensione dell'importanza dell'Alleanza, è un leader e un comunicatore naturale, e la sua leadership sarebbe utile all'Alleanza in questo momento critico”. Una decisione potrebbe essere presa alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato di aprile, prima del summit dell'Alleanza che si terrà a Washington in estate. Un consenso tra i 31 membri della Nato non c'è ancora. Il lettone Krisjanis Karins e l'estone Kaja Kallas avevano espresso interesse per l'incarico, contestando a Rutte il fatto che i Paesi Bassi non rispettano l'obiettivo del 2 per cento di spesa per la difesa. Ma il premier uscente ha anche investito diversi miliardi a sostegno dell'Ucraina con pacchetti di aiuti militari e la creazione della coalizione degli F-16. Rutte beneficia del sostegno di Francia e Germania.
Stoltenberg riconosce il diritto dell'Ucraina di colpire in Russia - Il mandato del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, scade in ottobre. In attesa di Rutte, fino ad allora sarà lui a guidare l'Alleanza. In un'intervista a Radio Free Europe che sarà trasmessa integralmente oggi, Stoltenberg ha riconosciuto il diritto dell'Ucraina di colpire “obiettivi militari russi” anche in Russia, usando armi fornite dagli occidentali. “Spetta a ciascun alleato decidere se ci sono alcuni limiti su ciò che offre, e diversi alleati hanno avuto politiche un po’ diverse al riguardo”. Ma “questa è una guerra di aggressione da parte della Russia contro l’Ucraina, in palese violazione del diritto internazionale. E secondo il diritto internazionale, l’Ucraina ha il diritto all’autodifesa”, ha detto Stoltenberg: “Questo include anche colpire obiettivi militari legittimi, obiettivi militari russi, al di fuori dell’Ucraina”.
Il divorzio energetico dalla Russia è quasi completato - A due anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il commercio di prodotti energetici tra la Russia e l’Unione Europea è in gran parte scomparso, secondo un'analisi pubblicata ieri dal think tank Bruegel. “L’Ue si è adattata molto bene a un disaccoppiamento che molti avevano considerato impossibile”, spiegano gli autori Ben McWilliams, Giovanni Sgaravatti, Simone Tagliapietra e Georg Zachmann. L'Ue ha ridotto il valore delle importazioni di fossili russi da 16 miliardi di dollari al mese a inizio 2022 a circa 1 miliardo al mese alla fine del 2023. “La Russia ha reindirizzato le esportazioni di petrolio verso l’Asia, ma non è stata in grado di sostituire l’Europa per le sue esportazioni di gas naturale”, dice l'analisi. Tuttavia l'Ue può fare ancora di più, in particolare per attuare il tetto al prezzo del petrolio russo deciso dal G7 e per ridurre la sua dipendenza dai combustibili nucleari.
Economia
Mario Draghi torna all'Ecofin - Oggi i ministri delle Finanze si incontreranno a Gand per un Eurogruppo e un Ecofin informale, che proseguirà anche domani con la presenza straordinaria di Mario Draghi. Per l'ex presidente del Consiglio italiano è un ritorno, visto che come presidente della Bce aveva partecipato a diversi Eurogruppo ed Ecofin. Questa volta è stato invitato dal ministro belga, Vincent van Peteghem, che ha la presidenza di turno dell'Ecofin, per presentare il suo lavoro sul rapporto sul futuro della competitività europea. La discussione ruoterà “attorno alla questione di come sostenere gli investimenti per la duplice transizione digitale e verde. Draghi raccoglierà le opinioni dei ministri su ciò che è necessario per mobilitare gli investimenti pubblici e privati”, ci ha detto una fonte. Draghi “è ancora nella fase di consultazione e raccolta di input”. Il suo lavoro si basa su un'ampia raccolta di dati e fatti, volta a individuare sia le condizioni generali necessarie per migliorare la concorrenza, sia i settori in cui sarebbe necessario intervenire. Il rapporto, che dovrebbe essere pubblicato entro la fine del primo semestre, esaminerà sia le sfide sia i punti di forza dell’Europa e formulerà raccomandazioni.
Più Europa equivale a 6.700 euro in più l'anno per ciascuno cittadino - Secondo uno studio pubblicato ieri dal Parlamento europeo, una risposta collettiva europea alle sfide globali (cambiamenti climatici, conflitti geopolitici, erosione dei principi democratici e disuguaglianze) nei prossimi dieci anni potrebbe generare benefici per un valore fino a 3.000 miliardi di euro all'anno per l’intera Ue. Questa cifra rappresenta circa il 18 per cento del Pil dell'Ue ed equivarrebbe a 6.700 euro l'anno per cittadino. Lo studio indica anche le cifre a livello setoriali: 1.400 euro a persona per mercato unico e trasporti; 980 euro per la trasformazione verde; 860 euro per la trasformazione digitale; 750 euro per occupazione e coesione; 720 euro per l'unione economica e monetaria; 630 euro per parità di genere e diritti civili; 460 euro per la salute; 380 euro per l'azione esterna e la difesa; 340 euro per giustizia e stato di diritto; 180 euro per ricerca, istruzione e cultura. Lo studio è stato realizzato dal Servizio di ricerca del Parlamento europeo e coordinato da Lauro Panella.
Francoforte conquista l'Amla - La Germania e Francoforte hanno conquistato la sede della nuova autorità antiriciclaggio dell'Unione Europea (Amla), dopo una lunga battaglia tra nove città candidate, tra cui Roma e Parigi. "L'Amla avrà poteri di vigilanza diretta e indiretta. Quella di oggi non rappresenta solo la scelta di una città, ma soprattutto un significativo passo avanti nella lotta alla criminalità finanziaria", ha detto la presidenza belga del Consiglio dell'Ue. L'autorità "rappresenta un potente strumento per garantire l'integrità del sistema finanziario dell'Ue" per "proteggere i cittadini dall'impatto dannoso del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo". La decisione sull'attribuzione della sede dell'Amla è stata presa con un sistema di voto inedito. Il Consiglio e i rappresentanti del Parlamento europeo avevano ventisette voti ciascuno, con una votazione preliminare dei governi.
Vacca sacra
La Commissione apre a una riforma della Pac appena riformata - La Commissione ieri ha inviato alla presidenza belga dell'Ue le sue proposte per ridurre la burocrazia per gli agricoltori. E' una delle concessioni di Ursula von der Leyen per rispondere alle proteste rurali. Oltre ad alcune misure di breve periodo e il lancio di una consultazione pubblica, la Commissione si dice disponibile a prendere in considerazione la possibilità di proporre modifiche ai regolamenti di base della Pac concordati dal Parlamento europeo e dal Consiglio nella riforma del 2021 entrata in vigore nel 2023. Per le misure di breve periodo, sono le normi ambientali del Green deal a essere nuovamente sacrificate. La Commissione propone di semplificare alcuni dei requisiti di condizionalità che gli agricoltori dell'Ue devono rispettare per ricevere il sostegno della Pac, in particolare le norme di buone condizioni agronomiche e ambientali. La Commissione propone poi di semplificare la metodologia di taluni controlli per ridurre fino al 50 per cento il numero di visite presso le aziende agricole da parte delle amministrazioni nazionali. Infine, la Commissione propone di chiarire l'uso della nozione di forza maggiore e di circostanze eccezionali per gli agricoltori che non possono soddisfare tutti i requisiti della Pac.
Accade oggi
Eurogruppo a Ghent
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dell'Ecofin a Ghent
Commissione: visita della presidente von der Leyen in Polonia
Banca centrale europea: discorso di Isabel Schnabel all'Università Bocconi di Milano
Banca centrale europea: discorso di Isabel Schnabel al Forum Analysis di Milano
Consiglio: riunione del Coreper I