Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Ursula von der Leyen 2.0: il trionfo dell'egemonia del PPE
La rielezione di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione per un secondo mandato rappresenta il culmine del trionfo della strategia dell'egemonia che il Partito popolare europeo (PPE) pratica per le istituzioni dell'Ue. Il Parlamento europeo ieri ha approvato la candidatura di von der Leyen proposta dai capi di Stato e di governo con 401 voti a favore, 41 in più della maggioranza assoluta necessaria per la sua elezione. Usando lo spauracchio dell'estrema destra, il PPE è riuscito a garantirsi il sostegno non solo dei socialisti e dei liberali di Renew, ma anche del gruppo dei Verdi, che è risultato decisivo per la conferma di von der Leyen. Quello degli ecologisti è stato un assegno in bianco, in nome della necessità di avere una maggioranza pro-europea, nonostante orientamenti politici che portano chiaramente il marchio del PPE. Ora von der Leyen e il PPE saranno liberi di comporre una Commissione molto più conservatrice e di usare i prossimi cinque anni per rafforzare ulteriormente il controllo sull'Ue. Congratulazioni a Manfred Weber.
Contrariamente a cinque anni fa, quando fu confermata per appena nove voti, von der Leyen ieri era raggiante dopo il voto del Parlamento europeo. Ci sono stati diversi franchi tiratori – una cinquantina – nella piattaforma tra popolari, socialisti e liberali che l'aveva sostenuta nel suo primo mandato. Senza i voti dei Verdi avrebbe rischiato di finire sotto i 360 voti. Lo sforzo condotto da von der Leyen per convincere socialisti, liberali e verdi è stato minimo. A ciascuno ha fatto piccole concessioni. Un commissario che si occuperà degli “alloggi a buon mercato” è stato sufficiente a convincere il gruppo dei Socialisti&Democratici. Vaghe promesse sullo Stato di diritto e l'esclusione di accordi strutturali con l'estrema destra sono bastate ai liberali di Renew. I Verdi hanno ammesso che le linee programmatiche presentate ieri da von der Leyen non sono in linea con le loro priorità sul Green deal e l'ambiente. “Le linee guida politiche sono verdi? Dico 'no', ma abbiamo fatto compromessi”, ha detto la presidente dei Verdi, Terry Reintke. “Per me quello che è cruciale è che la maggioranza di oggi sia una maggioranza pro-europea”.
“I Verdi hanno concesso a von der Leyen un altro mandato alla Commissione. Lo hanno fatto sulla base dell'assunto di entrare in una coalizione di governo, ma ai Verdi mancano un processo di coalizione formale, un programma politico congiunto e un accordo formale di coalizione”, ha sottolineato il professor Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby. Effettivamente von der Leyen ha differenziato nei suoi ringraziamenti la “piattaforma” tra il PPE, i socialisti e Renew, e dall'altra parte i Verdi, che non entrano formalmente a far parte della sua maggioranza. Per il PPE sarebbe inaccettabile. “Questo è rischioso date le marce indietro in passato di von der Leyen e l'impossibilità per i Verdi di ritirare il loro sostegno (non è previsto dal sistema) in futuro”, aggiunge Alemanno. Ma non vale solo per i Verdi. Anche socialisti e Renew si trovano nella stessa situazione, data la posizione minoritaria che avranno nella futura Commissione e lo spostamento a destra dentro il Parlamento europeo e dentro il Consiglio.
La priorità della Commissione von der Leyen 2.0 non sarà il Green deal, ma la competitività e la prosperità, in particolare facilitando la vita alle imprese. Sull'immigrazione è stata confermata la linea dell'Europa fortezza, con la possibilità di accordi per esternalizzare la gestione dei migranti in paesi terzi. Gli strumenti di debito comune per finanziare la doppia transizione climatica e digitale non compaiono nemmeno tra le ipotesi. Gli Eurobond per la difesa non sono stati nemmeno presi in considerazione.
Gran parte dei 401 deputati che hanno votato per von der Leyen, lo ha fatto senza entusiasmo e per paura della minaccia di estrema destra all'interno e all'esterno dell'Ue. Le alternative c'erano – Mario Draghi era un nome ricorrente prima delle elezioni europee – ma nessuno ha avuto il coraggio di rovesciare il tavolo, né al Consiglio europeo né al Parlamento europeo, lasciando al PPE l'egemonia dell'iniziativa in entrambe le istituzioni. La rielezione della maltese Roberta Metsola come presidente del Parlamento europeo con un sostegno record – l'80 per cento dei deputati, compresi molti dell'estrema destra – completa il trionfo di Weber.
Ora si apre la prossima fase, quella della formazione del prossimo collegio dei commissari. Anche lì von der Leyen intende contribuire a rafforzare l'egemonia del PPE. Nelle sue linee programmatiche ha indicato la volontà di nominare un commissario al Mediterraneo e un commissario alla Difesa. Entrambi dovranno lavorare in stretto coordinamento con il futuro Alto rappresentante per la politica estera, la liberale Kaja Kallas. Il commissario alla Difesa e altri portafogli potrebbero servire a smantellare gli enormi poteri – mercato interno, autonomia strategica, industria, spazio e difesa – che aveva accumulato il francese Thierry Breton, un altro esponente di Renew. “Spacchettando le competenze per due portafogli, von der Leyen indebolirà ancora di più la posizione di Kallas e Breton”, ci ha detto un conoscitore delle logiche di potere interne all'Ue. Quanto ai socialisti, se come chiedono otterranno il commissario agli alloggi, si ritroverà senza veri poteri: secondo i trattati non è una competenza dell'Ue.
La prossima Commissione avrà almeno tredici commissari del PPE, che dovrebbero essere affiancati da due commissari dell'ECR. In caso di votazioni dentro il collegio la maggioranza è assicurata per la destra. Nella Commissione i socialisti saranno tre, o forse quattro se il lussemburghese Nicolas Schmit sarà nominato dal governo conservatore del suo paese per compensare il fatto che Olaf Scholz non ha potuto scegliere un esponente dei verdi per permettere l'elezione di von der Leyen. I commissari liberali saranno cinque o sei, con competenze che rischiano di essere ridimensionate. Vicepresidenti esecutivi della Commissione? Portafogli? Programma di lavoro? Von der Leyen ora sarà libera di fare ciò che vuole, con un grande debito di riconoscimento nei confronti del PPE che ha permesso la sua rielezione.
La frase
“Sapere costruire coalizioni è un prerequisito nelle nostre democrazie moderne”.
Thierry Breton.
Presidenza Ursula
La Francia vota contro la riconferma di Ursula von der Leyen - A giugno i francesi hanno eletto 81 deputati al Parlamento europeo. Ieri, nella votazione per la riconferma della tedesca Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea, solo 26 hanno votato a favore: i 13 eurodeputati socialisti e i 13 membri del gruppo Renew. Sempre che abbiano seguito le istruzioni dei loro leader, perché il voto era a scrutinio segreto. I 30 eurodeputati del Rassemblement National del gruppo Patrioti per l'Europa, i 4 eurodeputati di Reconquête del gruppo Conservatori e Riformisti Europei (ECR), l'eurodeputato del gruppo di estrema destra ESN (Europa delle Nazioni Sovrane), i 6 eurodeputati della destra gollista dei Républicains del Partito Popolare Europeo, i 5 eurodeputati di Europe-Ecologie-les Verts e i 9 eurodeputati della France Insoumis del gruppo The Left hanno votato contro. Ma questo non ha impedito a Manon Aubry, presidente di The Left, di congratularsi con Ursula von der Leyen con abbracci e sorrisi dopo la vittoria con 401 voti contro 284. L'immagine europeista della Francia ha perso molta della sua credibilità con questo voto, che conferma la crescente eurofobia del paese.
Meloni si oppone alla riconferma della von der Leyen e si isola nell'Ue - Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, è coerente. Si è astenuta dal voto del vertice sulla nomina di Ursula von der Leyen per un secondo mandato e ha dato istruzione ai 24 parlamentari di Fratelli d'Italia di opporsi alla sua investitura durante il voto di ieri al Parlamento europeo. I 76 eurodeputati italiani si sono divisi: 34 a favore del secondo mandato (21 eurodeputati del PD nei socialisti, 9 eurodeputati di Forza Italia del PPE e 4 Verdi) contro 42 contrari (24 eurodeputati di Fratelli d'Italia dell'ECR, 9 eurodeputati della Lega del gruppo Patrioti per l'Europa e 10 eurodeputati di The Left). “Non condividiamo né il metodo (di Ursula von der Leyen) né la sostanza (delle sue decisioni)”, ha spiegato Giorgia Meloni in un messaggio alla presidente della Commissione accompagnato da un avvertimento: ‘Non è possibile che la nostra scelta comprometta il ruolo dell'Italia all'interno della Commissione’. È chiaro che un portafoglio minore è fuori discussione per il commissario che sarà designato dall'Italia.
Da Queenmaker all'irrilevanza - Dopo le elezioni europee Giorgia Meloni era stata descritta come la donna più potente d'Europa e la “Queenmaker” di Ursula von der Leyen. Avrebbe dovuto plasmare il programma per la prossima legislatura e influenzare le nomine dell'Ue. Invece, in appena 40 giorni, il presidente del Consiglio italiano si è isolata fino a diventare irrilevante. Ieri i deputati del suo partito, Fratelli d'Italia, hanno atteso i risultati del voto sull'elezione della presidente della Commissione per annunciare come avevano votato: contro von der Leyen. In ogni caso, il sostegno dei Verdi aveva reso inutili i voti dei deputati di Meloni per garantire la maggioranza assoluta. Il giudizio del nostro collega del Wall Street Journal, Laurence Norman, è spietato. “Difficile pensare a un singolo leader europeo che sia emerso più danneggiato di Meloni dai giochi politici post elezioni europee. Ha esagerato, ha perso il controllo della destra meno estremista e ora von der Leyen non le deve assolutamente nulla”, ha scritto Norman su X, sottolineando la “rapida caduta dalla grazia politica” di Meloni.
Il maggior sostegno a von der Leyen viene da Germania e Spagna - Il maggior sostegno alla candidatura di Ursula von der Leyen è venuto dal suo paese, la Germania, con 60 dei 96 eletti a suo favore (31 CDU-CSU, 14 SPD e 15 Grune-Verts), e dalla Spagna con 43 dei suoi 60 deputati (22 PP-20 PSOE-1 PNV), ben prima di Italia e Polonia e Francia, secondo i dati messi online da Ignacio Molina dell'istituto El Cano.
Programma von der Leyen 2.0
Priorità alla competitività - La priorità della Commissione von der Leyen 2 saranno la prosperità e la competitività, rendendo la vita più facile alle imprese, secondo le linee guida politiche pubblicate ieri. Von der Leyen promette una semplificazione della regolamentazione (con un vicepresidente alla sburocratizzazione), più attenzione alle piccole e medie imprese, e "un nuovo approccio alla politica della concorrenza" per favorire i campioni europei. Il Green deal sarà affiancato da un Clean Industrial Deal per aiutare le industrie nella transizione climatica. Consumatori e imprese dovrebbero pagare meno per le bollette, anche se von der Leyen non ha spiegato come. Nella prossima legislatura ci sarà un regolamento per un unico sistema di emissione di biglietti, una legge sui medicinali critici, una legge sull'economia circolare, un pacchetto per l'industria chimica, un piano d'azione per la cybersicurezza degli ospedali.
Il riciclaggio delle proposte su difesa e sicurezza europea - Una vecchia idea - l'Unione europea della difesa - torna d'attualità nel secondo capitolo delle linee guida politiche della presidente della Commissione. Von der Leyen ha confermato di voler nominare un commissario per la Difesa, anche se si occuperà solo di politica industriale. Un progetto faro sarà lo scudo aereo europeo. Un altro una struttura di cyber difesa. Sotto il capitolo della difesa e della sicurezza è inclusa anche la politica migratoria, che avrà come obiettivo "frontiere comuni più forti" con 30 mila guarda frontiere di Frontex e l'attuazione del nuovo Patto su migrazione e asilo. Von der Leyen ha promesso un nuovo approccio comune sui rimpatri, altri accordi con i paesi di origine e transito per frenare gli arrivi e la possibilità di esplorare approcci innovativi per esternalizzare le procedure di asilo o le espulsioni fuori dai confini dell'Ue. "Rispetteremo sempre i diritti umani", ma "non accetteremo mai che i trafficanti siano quelli che decidono chi viene in Europa", dice il documento. Nulla di nuovo.
Nuove iniziative sociali, senza competenze previste dal trattato - Il terzo capitolo delle linee guida politiche di von der Leyen è dedicato al sociale, una concessione per ottenere il sostegno del gruppo dei Socialisti&Democratici Ci saranno una strategia anti povertà dell'Ue, un Patto europeo sul dialogo sociale e un piano d'azione per attuare il pilastro europeo dei diritti sociali. L'unica vera novità è la volontà di affrontare "la crisi degli alloggi che devono affrontare milioni di famiglie e giovani". Ci sarà un commissario "agli alloggi a buon mercato", con un relativo piano d'azione, anche se la casa non è competenza dell'Ue. Ci sarà anche un commissario responsabile della "equità generazionale", che dovrebbe occuparsi dei giovani. Il pacchetto è completato da un commissario alla parità, che si occuperà di diritti Lgbt e della roadmap per i diritti delle donne.
Gli agricoltori entrano a far parte dello stile di vita europeo - Legato al Green deal è il capitolo dedicato all'agricoltura. Il programma di von der Leyen ne fa "una parte centrale del nostro stile di vita europeo". La volontà è sostenere gli agricoltori, evitare che siano costretti a vendere i loro prodotti sotto costo (a danno delle regole del mercato), garantire loro un reddito equo e sufficiente, sostenere la competitività e la sovranità alimentare. Ci sarà anche un commissario alla Pesca e agli oceani. L'ambiente - che era prioritario nella precedente legislatura con la legge sul ripristino della natura - viene menzionato una sola volta per migliorare l'adattamento al cambiamento climatico.
Nulla di nuovo sui finanziamenti del muro di investimenti - Mario Draghi, Enrico Letta e la stessa Commissione stimano che servano oltre 500 miliardi di euro l'anno per finanziare la doppia transizione climatica e digitale, a cui si aggiungono altre centinaia di miliardi per la difesa, il sostegno dell'Ucraina e l'industria degli armamenti. Ma Ursula von der Leyen non ha dato alcuna indicazione di voler ripetere l'esperienza del debito comune di NextGenerationEU o di emettere Eurobond per la difesa. Tutto deve essere fatto attraverso il bilancio ordinario dell'Ue, che sarà negoziato nel 2027. L'altro strumento è la Banca europea per gli investimenti, in particolare per finanziare il recupero di competitività. Le linee guida politiche prevedono "massimizzare l'investimento pubblico e la leva" sui mercati finanziari "lavorando strettamente con la Bei". Ricorda nulla? I lettori più anziani avranno conservato in memoria il piano di Jean-Claude Juncker del 2014 per mobilitare 315 miliardi di investimenti per rilanciare la crescita dopo la crisi della zona euro.
Reset della Brexit
Londra chiede un reset nelle relazioni Ue-Regno Unito - “Oggi resettiamo le nostre relazioni con l'Europa”. Il nuovo primo ministro britannico, il laburista Keir Starmer, è stato molto chiaro ieri nel suo messaggio a conclusione del quarto vertice della Comunità politica europea tenutosi al Blenheim Palace, vicino a Oxford. Keir Starmer ha affermato di essere “ansioso di lavorare a stretto contatto con voi per reimpostare le relazioni tra il Regno Unito e l'Unione Europea”. Il ministro degli Esteri, David Lamy, ha assicurato che “ripristinare le relazioni del Regno Unito con l'Ue è una delle nostre principali priorità. Possiamo fare molto insieme e il Regno Unito è ansioso di lavorare con voi come nostri più stretti alleati, partner e vicini”. A quattro anni dall'uscita dall'Ue, il Regno Unito vuole lasciarsi alle spalle l'acrimoniosa Brexit e conta su Ursula von der Leyen per contribuire a questo nuovo “reset”, un anno dopo che le relazioni si sono distese con l'“Accordo di Windsor” per il commercio in Irlanda del Nord.
Euro
La Bce mette in pausa il taglio dei tassi - Il Consiglio dei governatori della Banca centrale europea ieri ha deciso di mantenere i tassi di interesse fermi di fronte ai rischi per il processo di disinflazione e le incertezze legate alla situazione geopolitica. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha spiegato che i tassi potrebbero restare fermi anche nella prossima riunione dopo la pausa estiva. “Quello che faremo a settembre è molto aperto e sarà determinato sulla base di tutti i dati che riceveremo”, ha detto Lagarde in conferenza stampa. Il consiglio dei governatori vuole avere ulteriori prove del fatto che l'inflazione proseguirà la sua discesa verso il 2 per cento, dopo che a giugno è rallentata al 2,5 per cento.
Accade oggi
Commissione: discorso del commissario Gentiloni al "Fabrizio Saccomanni Lecture" a Villa Vigoni a Menaggio
Commissione: il commissario Reynders a Washington incontra il segretario al Commercio; Gina Raimondo
Banca centrale europea: rapporto annuale dell'European Systemic Risk Board
Eurostat: bilancia dei pagamenti a maggio; aggiornamento dei dati sul pil e l'occupazione nel primo trimestre; dati sui bambini a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2023; dati sulle domande di asilo ad aprile