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Vendere la sovranità europea a Trump
Ursula von der Leyen è pronta a vendere la sovranità europea a Donald Trump per evitare una guerra commerciale con gli Stati Uniti? Quando si sarà ripresa dalla sua polmonite e tornerà in pubblico dopo la sua sua convalescenza, la presidente della Commissione sarà costretta a esprimersi sulla strategia che intende seguire con il presidente americano. Trump rientrerà alla Casa Bianca lunedì 20 gennaio. Nei giorni seguenti von der Leyen parlerà al World Economic Forum di Davos e davanti al Parlamento europeo. Aspettatevi parole forti. Ma, dietro la retorica, la presidente della Commissione ha una priorità: evitare una guerra commerciale con gli Stati Uniti, offrendo un “deal” a Trump.
“C'è la necessità imperiosa di evitare la guerra commerciale nei prossimi mesi con la nuova amministrazione Trump”, ci ha spiegato Stéphane Séjourné, vicepresidente della Commissione responsabile per la prosperità e la strategia industriale, che il Mattinale Europeo ha incontrato insieme ad altri media europei. “Né gli americani né gli europei hanno interesse”. Secondo il commissario francese, von der Leyen avrà un ruolo chiave nelle prossime settimane perché “avrà per missione di mantenere l'unità dei ventisette”.
La presidente della Commissione dovrà trovare un equilibrio tra gli interessi collettivi e quelli individuali dei singoli Stati membri (e tra le diverse sensibilità politiche su Trump). “Il rischio è che ciascuno si precipiti a Washington per difendere il suo piccolo settore contro il suo vicino, quando a ventisette si ha molta più forza e la possibilità di evitare una guerra commerciale”, ci ha spiegato Séjourné.
La Commissione ha preparato strumenti sia difensivi sia offensivi. Tra gli strumenti difensivi rientrano le carote da offrire a Trump per concludere un “deal”. Innanzitutto l'acquisto di gas naturale liquefatto o altri prodotti di cui l'Europa scarseggia per convincerlo a non imporre dazi in alcuni settori. Una delle grandi questioni è se aumentare anche gli acquisti di armi dagli Stati Uniti, nel momento in cui l'Ue cerca di rafforzare la sua industria della difesa. Di fatto è una necessità, dato che l'attuale capacità di produzione è limitata. Ma i provvedimenti che vengono adottati oggi – come il programma per l'industria della difesa Edip – preparano il futuro. Il “Buy european” è una esigenza posta dalla Francia. Germania, Polonia e una maggioranza di Stati membri sono contrari.
Tra gli strumenti offensivi preparati dalla Commissione rientrano le rappresaglie commerciali nel caso in cui Trump dovesse decidere di dare seguito alle sue promesse di imporre dazi del 20 per cento su tutte le importazioni. L'esecutivo di von der Leyen si è preparato da tempo a questo scenario. Il livello politico – cioè la presidente e il suo collegio – deve decidere se applicare dazi in modo reciproco oppure se colpire prodotti ad alto valore aggiunto per gli Stati Uniti, compresi quelli ad alto valore aggiunto politico per Trump come fece la Commissione di Jean-Claude Juncker durante il mandato del presidente repubblicano scegliendo come bersaglio i settori più sensibili per il suo elettorato.
Nei corridoi di Bruxelles in molti sospettano Ursula von der Leyen di voler vendere la sovranità digitale dell'Ue a Trump per evitare una guerra commerciale. Il silenzio della presidente della Commissione sulla campagna di destabilizzazione lanciata da Elon Musk, il padrone di X, contro alcune democrazie europee e il suo sostegno al partito di estrema destra AfD in Germania è considerato come “sospetto”. Ma il trattamento di Musk è solo una parte di un cambio di rotta politico registrato dopo la fine dell'era del duo Thierry Breton-Margrethe Vestager.
La Commissione ha di fatto sospeso le inchieste aperte contro le grandi piattaforme americane ai sensi Digital Services Act e il Digital Markets Act. Alcune fonti citate dal Financial Times hanno parlato di una “revisione” delle indagini condotte su Meta e X ai sensi del DSA e Meta, Amazon, Google e Apple ai sensi del DMA. L'inchiesta su X per il momento ha una portata ancora limitata. La versione ufficiale della Commissione è che si tratta di “incontri” tra i funzionari e i commissari responsabili per valutare il livello di maturità delle indagini. “Il lavoro tecnico va avanti” e l'arrivo dell'amministrazione Trump “non ha impatto”, ha assicurato un portavoce della Commissione. “Abbiamo società che offrono servizi nell'Ue che devono rispettare la legislazione, a prescindere da dove provengano”. Ma diverse fonti hanno confermato che il “livello politico non segue” a causa della paura della reazione di Trump. “Siamo prudenti per non far arrabbiare gli americani”, ci ha detto un funzionario.
Da quando Breton ha lasciato il suo posto in settembre, la Commissione si è concentrata sulle piattaforme di e-commerce e sui social network cinesi, Temu e TikTok. Potrebbe essere molto rischioso sul piano politico per von der Leyen barattare con Trump la sovranità digitale europea. La Francia ha fatto conoscere tutto il suo scontento, evocando la possibilità di rimpatriare da Bruxelles alle capitali i poteri del DSA. Ma la priorità della presidente della Commissione rimane evitare la guerra commerciale. Il 7 gennaio il padrone di Meta, Mark Zuckerberg, ha chiesto a Trump di lavorare contro “i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane” e accusato l'Ue di avere “un numero sempre crescente di leggi che istituzionalizzano la censura". In campagna elettorale, il vicepresidente eletto, JD Vance, si era spinto fino a minacciare il ritiro dalla Nato in caso di sanzioni europee contro X e Musk.
C'è un altro strumento che dentro i palazzi di Bruxelles viene immaginato per convincere Trump a concludere un “deal”: la difesa europea e la ricostruzione dell'Ucraina. “Gli americani vogliono che gli europei si facciano carico di più cose, in particolare nel settore della difesa e della sicurezza. La grande richiesta dell'Amministrazione Trump è di smettere di pagare per la sicurezza degli europei”, ci ha spiegato una fonte dell'Ue. “E' fattibile”, ma “a condizioni economiche favorevoli per gli europei”, dice la fonte: “Noi ci occupiamo della frontiera con la Russia, della ricostruzione dell'Ucraina e della nostra sicurezza. Ma non possiamo farlo con una guerra commerciale da parte degli Stati Uniti”.
Un grande scambio attorno alla sicurezza e all'Ucraina potrebbe essere “win win”. La sovranità europea sarebbe messa al servizio di un “deal” con Trump e verrebbe rafforzata. Il presidente americano potrebbe rivendicare di aver costretto gli europei ad occuparsi della loro sicurezza e a pagare per l'Ucraina. Ma ci sono seri dubbi di fattibilità, sia in termini politici che fiscali. Per una politica di difesa comune serve una politica estera unica, impossibile da realizzare con l'ungherese Viktor Orban e lo slovacco Robert Fico oggi, o con l'austriaco Herbert Kickl domani. I bilanci di molti Stati membri sono vuoti, mentre alcuni governi che hanno spazio fiscale, come la Germania, ritengono le esigenze poste da Trump sulla spesa della difesa esorbitanti. Per tutti c'è il dilemma di dover ridurre la spesa sociale per finanziare la difesa, nel momento in cui i partiti di estrema destra e di estrema sinistra già sfruttano lo scontento dell'opinione pubblica sul potere d'acquisto.
Scegliere un approccio transazionale con Trump per salvare l'Ue da una guerra commerciale significa mettere in pericolo la credibilità globale dell'Europa. Sulle grandi piattaforme, la Commissione “non deve ritardare multe o decisioni a causa di altre considerazioni”, avverte Umberto Gambini, partner di Forward Global ed esperto di digitale. “Se l'Ue non applica e non rispetta le proprie leggi, non ci si può aspettare che altri seguano le regole”. Secondo Gambini, la credibilità dell'Ue dipenderà dall'applicazione efficace e tempestiva delle nostre leggi stabilite democraticamente come il DSA e il DMA”.
Sul digitale la Commissione di Ursula von der Leyen si difende dietro all'approccio legale. "C'è una realtà politica che mette pressione sul livello tecnico", ha detto la portavoce della Commissione, Paula Pinho, riferendosi agli attacchi di Musk. “Ma dobbiamo avere un'inchiesta a prove di Corte. E questa è la nostra preoccupazione in questo momento”, ha spiegato la portavoce.
La frase
“Non è escluso che l'Ucraina cesserà completamente di esistere quest'anno".
Nilkolaj Patrushev, consigliere del presidente russo, Vladimir Putin.
Geopolitica
La formula magica di Rutte anche nel Baltico - “We need to do more” (“Dobbiamo fare di più”) viene ripetuto in continuazione dal Segretario Generale della Nato durante i suoi discorsi. Ha ripetuto il suo mantra ieri a Helsinki al termine di una riunione dei leader dei paesi che si affacciano sul Mar Baltico (Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia e Svezia), dedicata al rafforzamento della protezione dei cavi sottomarini e degli oleodotti contro i sabotaggi. “Siamo determinati a scoraggiare, individuare e contrastare qualsiasi tentativo di sabotaggio. Qualsiasi attacco alle nostre infrastrutture comporterà una risposta forte e determinata. Siamo pronti a ritenere responsabili gli attori ostili, se necessario”, hanno dichiarato gli otto alleati, tutti membri della Nato, in un comunicato congiunto. Mark Rutte era a Helsinki come ospite, ma è riuscito ad attirare l'attenzione su di sé con l'annuncio del lancio di “Baltic Sentry” (Sentinella del Baltico), un'iniziativa della Nato volta a coordinare l'uso delle risorse messe a disposizione dagli alleati - la Nato non ha risorse militari proprie - per proteggere le infrastrutture strategiche e monitorare le attività marittime della Russia da San Pietroburgo e dall'enclave di Kaliningrad, i due porti della sua flotta militare e mercantile nel Baltico. La “Baltic Sentry” mobiliterà fregate, aerei di pattugliamento marittimo e una “piccola flotta di droni navali per queste attività di sorveglianza delle infrastrutture strategiche”, a complemento delle navi da guerra, dei sottomarini e degli aerei alleati, supportati da una tecnologia avanzata di sorveglianza marittima, dispiegati per monitorare le acque di questa regione, ha dichiarato il comando militare della Nato.
La Lituania chiede alla Nato di agire - “L'inazione è un azzardo rischioso e non fa che peggiorare le cose. Il Mar Baltico sta diventando una zona di attività ostili, con la Russia che abusa delle regole della navigazione e dell'aviazione, disturbando il GPS, causando rischi ambientali e di sicurezza. Dobbiamo prendere il controllo del traffico marittimo, criminalizzare le violazioni e dispiegare le forze navali della Nato per affermare il nostro dominio e la nostra sicurezza nel Mar Baltico”, ha sostenuto il ministro degli Esteri, Kestutis Budrys.
La presidenza polacca testa il veto dell'Ungheria in vista del rinnovo delle sanzioni - La presidenza polacca del Consiglio dell'Ue ha messo all'ordine del giorno di oggi del Coreper - l'organismo che riunisce gli ambasciatori dei ventisette Stati membri - il Fondo di assistenza per l'Ucraina della European Peace Facility. Circa 6,6 miliardi di euro destinati agli aiuti militari sono bloccati dal veto dell'Ungheria, di cui una parte da quasi due anni. La proposta di compromesso è stata "ritagliata su misura per assicurare che l'Ungheria non debba versare un centesimo all'Ucraina", ci ha spiegato un diplomatico. E' esattamente ciò che aveva chiesto Viktor Orban. Ma nessuno si aspetta che il primo ministro ungherese tolga il veto. In vista c'è un altro potenziale veto di Orban che potrebbe essere molto più dirompente: quello sul rinnovo di tutte le sanzioni dell'Ue contro la Russia che scadono il 31 gennaio. Al Consiglio europeo di dicembre il premier ungherese sorpreso gli altri leader, annunciando che non era pronto a dare il suo accordo e che avrebbe voluto del tempo per pensarci. Restano poco più di due settimane per trovare un accordo all'unanimità.
Dieci paesi vogliono bandire il GNL russo dall'Ue - Un gruppo di dieci paesi dell'Ue hanno chiesto alla Commissione di bandire il gas russo dall'Ue, compreso il gas naturale liquefatto, nel sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. "Come obiettivo finale, è necessario vietare l'importazione di gas e Gnl russi il prima possibile", hanno detto Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Svezia in un documento congiunto. “Un'alternativa al divieto totale potrebbe essere quella di ridurre gradualmente l'uso di gas e Gnl russi, come già stabilito nella Roadmap RePowerEU”, La Commissione aveva fissato l'obiettivo di porre fine all'uso di combustibili fossili russi entro il 2027. L'Ue finora non ha sanzionato il settore del gas russo. L'Amministrazione Biden uscente ha invece rafforzato le sue sanzioni contro il settore, rendendo più difficili le transazioni per alcuni paesi europei, in particolare attraverso Gazprombank. Le importazioni di Gnl russo nell'Ue hanno raggiunto livelli record nel 2024. La proposta dei dieci paesi probabilmente andrà incontro a un veto di Ungheria e Slovacchia. “Le decisioni sulle sanzioni sono prese all'unanimità dal Consiglio”, ha ricordato ieri un portavoce della Commissione.
Zelensky e Fico in rapporti poco amichevoli - Kyiv e Bratislava sono ai ferri corti da quando il presidente ucraino ha deciso di porre fine al transito del gas russo attraverso il suo paese per privare Vladimir Putin delle entrate necessarie per continuare il suo sforzo bellico. Ma la misura sta costando alla Slovacchia un sacco di soldi. Minacce, ricatti e insulti: gli scambi tra il primo ministro slovacco Robert Fico e Volodymyr Zelensky sono diventati acrimoniosi. “Per lui non è una questione di sicurezza. È specificamente interessato al gas russo e questo business vale 500 milioni di dollari all'anno. Altri profitti provengono dall'oleodotto che attraversa il territorio ucraino e porta altri 500 milioni di dollari all'anno, che aiutano il signor Fico”, ha denunciato il presidente ucraino. Il viaggio di Fico a Mosca alla fine di dicembre ha inasprito la controversia. Lo slovacco si è poi recato in Vietnam per un soggiorno in un hotel di lusso. Zelensky non ha perso l'occasione per lanciargli una frecciatina. “È un bene che il primo ministro slovacco Fico sia finalmente tornato dalla sua vacanza in un hotel di lusso in Vietnam e sia ora a Bratislava. Per lui deve essere una sfida personale: passare da una vita di lusso al tentativo di riparare ai propri errori. È stato un errore evidente per Fico credere che i suoi oscuri giochetti con Mosca potessero continuare all'infinito”, ha ironizzato il presidente ucraino in un messaggio sulla rete X. Robert Fico ha risposto con una lunga lettera aperta pubblicata sul suo account Facebook e ha proposto un incontro al confine tra Ucraina e Slovacchia. Volodymyr Zelensky ha risposto: “Ok, vieni a Kiev questo venerdì”. Fico ha rifiutato.
Xi corteggia l'Ue con l'argomento Trump - Antonio Costa ieri ha avuto un colloquio telefonico con il presidente cinese, Xi Jinping, il primo da quando il presidente del Consiglio europeo è entrato in carica. Xi sembra intenzionato ad approfittare del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca per convincere l'Ue a cooperare con la Cina. La stessa tattica era stata utilizzata durante il primo mandato di Trump. Nel 2017 il presidente cinese era volato fino al World Economic Forum di Davos per annunciare che la Cina avrebbe difeso il commercio internazionale perché “nessuno emergerà vincitore in una guerra commerciale”. All'epoca, per un certo periodo di tempo, Xi aveva trovato un orecchio attento nell'Ue. Dal 2018 la deriva autoritaria e l'aggressività economica del regime di Pechino hanno iniziato a mettere in dubbio le credenziali di Xi come partner affidabile per l'Ue. Ora il presidente cinese ci riprova. “Più grave e complessa è la situazione internazionale, più la Cina e l'Europa dovrebbero sostenere lo spirito originale delle relazioni diplomatiche rafforzare la comunicazione strategica, migliorare la fiducia reciproca e aderire ai principi della partnership”, ha detto XI a Costa, ricordando che il 2025 segna il 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra l'Ue e Pechino. Secondo Xi, tra Cina e Ue, “non ci sono conflitti di interessi o contraddizioni geopolitiche fondamentali”.
Lost in translation nella telefonata Xi-Costa - A volte i resoconti (read-out) delle conversazioni tra leader mondiali divergono. E' il caso della telefonata di ieri tra Xi Jinping e Antonio Costa. Secondo Pechino, il presidente del Consiglio europeo avrebbe detto al suo omologo cinese che “le due parti dovrebbero cooperare invece che competere”. Il resoconto europeo è un po' diverso nella forma, ma molto diverso nella sostanza. “Pur concordando sul fatto che la cooperazione è preferibile alla competizione, il presidente Costa ha sottolineato la necessità di garantire condizioni di parità e di riequilibrare gli attuali squilibri commerciali ed economici”, ci ha detto un funzionario dell'Ue. La guerra russa contro l'Ucraina divide Pechino e Bruxelles. “Costa ha sottolineato che l'aggressione russa contro l'Ucraina è una minaccia per la pace e la stabilità globali” e “ha invitato la Cina a contribuire a una pace giusta, completa e duratura in Ucraina e a garantire che non vengano forniti beni a uso duale alla Russia”, ci ha spiegato il funzionario. Per contro “Xi ha ricordato che la Cina ha legami di lunga data con la Russia”.
Spagna
Pedro Sánchez evidenzia le contraddizioni europee con Trump - Il presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, ha chiesto ieri durante la conferenza degli ambasciatori che la diplomazia spagnola ed europea continuino ad "approfondire e consolidare la relazione strategica" con gli Stati Uniti. A sei giorni dall’insediamento di Donald Trump, il presidente spagnolo ha definito Washington "un alleato imprescindibile". Ma qui si sono fermate le parole concilianti. L’ultimo grande leader socialista europeo, se come sembra probabile il tedesco Olaf Scholz perderà le elezioni, ha criticato coloro che parlano "di ridisegnare confini, interferire nei processi democratici o ridisegnare mappe." Il re Felipe VI ha chiuso i due giorni della conferenza degli ambasciatori con un discorso sulla stessa linea, simile a quello tenuto alla fine dello scorso anno al Parlamento italiano. Il monarca ha chiesto di difendere il multilateralismo, perché "è la miglior salvaguardia per non inciampare negli stessi errori della storia e per difendere un mondo basato sul diritto, non sulla legge del più forte." Sánchez ha messo in guardia contro l’avanzata dell’estrema destra e dell’"internazionale reazionaria".
Francia
Bayrou promette di rivedere la riforma delle pensioni - Il primo ministro francese, François Bayrou, ha denunciato ieri il “debito eccessivo” della Francia, ma ha aperto alla possibilità di modificare la riforma delle pensioni, come richiesto dalla sinistra e dal Rassemblement National di Marine Le Pen. “Ho scelto di rimettere questo tema al vaglio delle parti sociali per un breve periodo e in condizioni di trasparenza”, ha dichiarato Bayrou durante il suo discorso di politica generale all'Assemblea Nazionale. “La riforma delle pensioni è fondamentale per il nostro paese e per il nostro modello sociale”, ma “ci sono delle strade da percorrere”, ha dichiarato Bayrou. Il primo ministro chiederà alla Cour des Comptes di effettuare una missione di accertamento sulla situazione finanziaria del sistema previdenziale. “Possiamo cercare un nuovo percorso di riforma, senza totem o tabù. Nemmeno l'età pensionabile, purché risponda al requisito, e all'unico requisito, che non possiamo permettere che l'equilibrio finanziario che stiamo cercando, e su cui quasi tutti concordano, si deteriori”. Ma “se i partner non sono d'accordo, l'attuale riforma continuerà ad essere applicata”, ha avvertito Bayrou.
Commissione
La “bussola sulla competitività” slitta al 29 gennaio - La bussola sulla competitività, che Ursula von der Leyen aveva promesso di adottare come prima iniziativa del suo mandato, dovrà attendere ancora. La Commissione ha spostato la data prevista di adozione di un'altra settimana. Non più il 15 gennaio come inizialmente previsto, non più il 21 gennaio dopo il primo slittamento: il collegio ne discuterà il 29 gennaio, secondo quanto ci hanno riferito diverse fonti. La Commissione lo ha comunicato al Consiglio. La bussola sulla competitività doveva essere presentata ai ministri delle Finanze il 21 gennaio. Anche loro dovranno attendere. Il punto è stato tolto dall'ordine del giorno. L'ultima settimana di gennaio sarà impegnativa per i commissari di von der Leyen. Il 27 gennaio dovrebbero prestare giuramento davanti alla Corte di giustizia dell'Ue, mentre gli ultimi due giorni del mese saranno dedicati a un seminario interno.
Migranti
Nel 2024 il 38 per cento di ingressi irregolari in meno nell'Ue - L'agenzia Frontex ieri ha pubblicato i dati preliminari sul numero degli attraversamenti irregolari delle frontiere dell'Ue nel 2024, annunciando un calo del 38 per cento rispetto al 2023, il livello più basso dal 2021, anno segnato dalla pandemia di Covid-19. Secondo Frontex, “nonostante la persistente pressione migratoria, l'intensificazione della cooperazione tra Ue e partner contro le reti di trafficanti ha ridotto significativamente gli attraversamenti alle frontiere esterne dell'Europa”, Complessivamente poco più di 239.000 ingressi irregolari sono stati registrati lo scorso anno. La diminuzione del numero totale è stata principalmente determinata da un calo del 59 per cento degli arrivi tramite la rotta del Mediterraneo centrale e del 78 per cento dei rilevamenti sulla rotta dei Balcani occidentali. “L'intenso dialogo con i nostri partner sull'immigrazione continua a portare i suoi frutti”, ha detto un portavoce della Commissione.
Le nuove rotte di ingresso nell'Ue - Se Frontex ha rivendicato un successo nella riduzione degli ingressi irregolari, l'agenzia ha anche dovuto riconoscere che le rotte verso l'Ue “sono cambiate”. Gli accordi dell'Ue e dell'Italia con la Tunisia e la Libia spinge i trafficanti e i migranti a spostarsi altrove. La rotta dell'Africa occidentale verso le isole Canarie ha registrato un aumento del 18 per cento degli arrivi (quasi 47.000 in totale), con un aumento delle partenze dalla Mauritania. La rotta del Mediterraneo orientale ha registrato un aumento del 14 per cento degli ingressi irregolari (69.400 in totale) a causa di nuovi corridoi dalla Libia orientale. “Se il 2024 ha visto una significativa riduzione degli attraversamenti irregolari delle frontiere, ha anche evidenziato rischi emergenti e dinamiche mutevoli”, ha detto il direttore esecutivo di Frontex Hans Leijtens. Infine, la rotta orientale (usata da Bielorussia e Russia per spingere i migranti verso Polonia e paesi Baltici) ha registrato un aumento degli ingressi irregolari di quasi del 200 per cento (17.000 in totale). Ma va sottolineato che la principale nazionalità dei migranti entrati illegalmente attraverso la frontiera orientale è ucraina.
Sovranisti
Morawiecki eredita da Meloni la presidenza del partito Ecr - L'ex premier polacco, Mateusz Morawiecki, è stato eletto ieri presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr), succedendo all'attuale premier italiana Giorgia Meloni. “Sono davvero felice che il mio amico Mateusz Morawiecki abbia deciso di raccogliere questo testimone e di essere il prossimo presidente del partito Ecr. È un politico di valore e un uomo leale, ha l'alto livello necessario per rappresentare al meglio il nostro messaggio all'estero”, ha detto Meloni in un videomessaggio. L'esponente del partito polacco Legge e Giustizia (PiS) ha spiegato di voler continuare sulla strada tracciata da Meloni. "Se ci sarà occasione di formare un' alleanza con il Ppe e i Patrioti su alcuni temi siamo pronti a farla: abbiamo una posizione privilegiata siamo al centro di questa possibile coalizione con il Ppe a sinistra e i Patrioti alla nostra destra", ha detto Morawiecki. Ma permangono le divisioni tra Meloni e il PiS sull'attitudine da tenere nei confronti della Commissione di Ursula von der Leyen. Per parte sua il Ppe esclude di cooperare con il gruppo di estrema destra dei Patrioti lanciato da Viktor Orban. Il partito Ecr ieri ha anche eletto come vicepresidenti la francese Marion Maréchal di Identité Libertés, l'italiano Carlo Fidanza di Fratelli d'Italia e il rumeno George Simion del partito AUR.
Geoeconomia
La Commissione minaccia di escludere la Cina dagli appalti pubblici per i dispositivi medici - In un rapporto pubblicato ieri la Commissione ha constatato che la Cina continua a discriminare gli operatori europei nel mercato degli appalti pubblici di dispositivi medici. Il rapporto, che illustra i principali risultati della prima indagine nell'ambito dello strumento per gli appalti internazionali (IPI) dell'Ue, presenta prove evidenti del fatto che la Cina limita l'accesso dei produttori di dispositivi medici dell'Ue ai suoi contratti pubblici in modo ingiusto e discriminatorio. La sua pubblicazione è un passo in più verso una rappresaglia, che potrebbe escludere i fabbricanti cinesi di dispositivi medici dagli appalti nell'Ue. "La Commissione desidera fortemente mantenere relazioni commerciali aperte, eque e reciprocamente vantaggiose con la Cina, anche per quanto riguarda gli appalti pubblici. Tuttavia, l'apertura deve essere reciproca", ha spiegato il commissario al Commercio, Maros Sefcovic. "Continuiamo a dare priorità al dialogo come primo passo per trovare soluzioni", ma "siamo pronti a intraprendere azioni decisive per difendere la parità di condizioni e sostenere la concorrenza leale", ha avvertito Sefcovic.
Accade oggi
Commissione: riunione del collegio dei commissari
Commissione: conferenza stampa dei commissari Virkkunen e Varhelyi sulla comunicazione sulla cybersicurezza degli ospedali e del settore sanitario
Commissione: la vicepresidente Ribera riceve l'Associazione europea delle telecomunicazioni
Commissione: la vicepresidente Virkkunen riceve il segretario generale dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni, Doreen Bogdan Martin
Commissione: l'Alto rappresentante Kallas e il commissario Sefcovic ricevono il ministro degli Esteri dell'Islanda Þorgerður Katrín Gunnarsdóttir
Commissione: il commissario Hoekstra riceve i rappresentanti dell'Associazione dei produttori di automobili europei (Acea)
Commissione: il commissario Kubilius riceve l'Ammiraglio Pierre Vandier, comandante supremo degli alleati per la trasformazione della Nato
Commissione: la commissaria Kos riceve la presidente della Bei, Nadia Calvino
Parlamento europeo: conferenza dei presidenti
Banca centrale europea: discorso del capo economista Philip Lane a una conferenza di Goldman Sachs a Hong Kong
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulle sanzioni contro l'operatore di telecomunicazioni russo MegaFon
Corte dei conti dell'Ue: relazione speciale sull'inquinamento urbano nell'Ue
Consiglio: riunioni del Coreper I e II
Nato: riunione del Comitato militare
Eurostat: produzione industriale a novembre; dati sulla protezione temporanea a novembre