Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Venti anni dopo, la paura del successo dell'allargamento
Domani, mercoledì primo maggio, l'Unione Europea festeggerà il ventennale del grande allargamento del 2004. La guerra della Russia in Ucraina, la crescita dell'estrema destra prima delle elezioni europee, la deriva illiberale di Ungheria e Slovacchia hanno reso la festa molto sottotono. Il Parlamento europeo ha tenuto una cerimonia il 24 aprile, infilata nell'ultima sessione prima della fine della legislatura in mezzo a centinaia di voti, con un discorso poco ispirato della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. La presidenza belga dell'Ue ieri ha invitato i ministri per gli Affari europei a una cerimonia celebrativa. Oggi ci sarà una discussione sulle elezioni apprese dall'allargamento del 2004. Il pericolo è che a prevalere sia la lezione di quanta paura faccia il successo dell'allargamento. Guardando al futuro è come se l'Ue avesse paura della sua più grande forza.
Il ventennale del grande allargamento, il quinto e più grande della storia dell'Ue, è diventato un evento come tanti altri. Eppure, se c'è una politica che ha dimostrato tutto il suo successo, sia politicamente sia economicamente, è l'adesione dei dieci paesi che un tempo venivano chiamati con un certo disprezzo “la Nuova Europa”. Il successo economico è evidente guardando ai dati. Venti anni fa, il grande interrogativo era quanto sarebbe costato far uscire una serie di paesi impoveriti da decenni di comunismo, quanti “idraulici polacchi” avrebbero rubato posti di lavoro in Francia, quanto ci avrebbero rimesso Spagna o Italia di fondi coesione.
Invece, l'Ue ha trasformato i paesi Baltici nelle tigri europei. L'Ungheria, la Slovacchia e la Repubblica ceca sono diventate delle mini potenze industriali del mercato unico. La Polonia è diventata terra di opportunità. Anche “l'Ue dei quindici” ha potuto beneficiare di un enorme impulso interno. Le esportazioni spagnole verso i dieci sono raddoppiate. Gli scambi commerciali dell'Italia di beni con questi paesi è aumentato del 77 per cento. “Molti dubitavano della capacità dell'Ue di integrare popolazioni ed economie di più di 100 milioni di persone”, ha ricordato ieri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Invece, il risultato è stato “spettacolare”.
Secondo la Commissione, il Pil medio pro capite dei dieci paesi che hanno aderito nel 2004 è cresciuto dal 59 per cento della media dell’Ue all’81 per cento. L’Estonia ha registrato un tasso di crescita medio annuo del reddito nazionale lordo superiore all’8 per cento. Polonia, Slovacchia, Malta e Lettonia sono cresciute in media di oltre il 7 per cento. I salari reali sono raddoppiati tra il 2004 e il 2023. I livelli di povertà ed esclusione sociale sono diminuiti dal 37 per cento nel 2005 al 17 per cento nel 2020. Il numero di bambini a rischio di povertà è diminuito dal 41 per cento al 17 per cento. La percentuale di persone di età compresa tra 25 e 34 anni con un’istruzione terziaria è aumentata di quasi 20 punti percentuali. La “Nuova Europa” è agile, innovativa, intraprendente, giovane e brillante. Sicuramente più di una “Vecchia Europa” che appare sempre più appesantita da elite e popolazioni avverse al rischio.
Sul piano politico il bilancio può apparire meno positivo. L'Ungheria si è trasformata in un regime democratico illiberale dopo 14 anni di governo di Viktor Orban. Gli otto anni di governo del Partito Legge e Giustizia (PiS) in Polonia hanno eroso le fondamenta dello stato di diritto a un livello tale che il primo ministro, Donald Tusk, sta faticando a tornare a una democrazia liberale pienamente funzionante. La Slovacchia è ricaduta nelle mani di Robert Fico che, appena riconquistato il potere, sta smantellando la legislazione anti corruzione. L'argomento alla moda è che il grande allargamento del 2004 era stato precipitato per ragioni politiche e che le democrazie dei dieci nuovi entranti non erano sufficientemente consolidate per gli standard dell'Ue.
La realtà è più complessa. La Polonia dimostra che le forze della democrazie liberali possono riconquistare il potere anche quando un regime illiberale ha preso il controllo delle redini dello stato per quasi un decennio. In Repubblica ceca Andrej Babiš non è diventato un Orban. Nei Baltici le forze politiche filo russe non sono riuscite a destabilizzare il corso occidentale dei governi. La democrazia è sempre più fragile anche nella “Vecchia Europa”.
La realtà è che il grande allargamento e l'Ue hanno permesso il consolidamento accelerato delle democrazie degli entranti. Basta guardare all'evoluzione dei paesi vicini, quelli rimasti fuori per scelta dell'Ue o per imperialismo della Russia, per averne la controprova. Le riforme nei paesi Balcani si sono arrestate quando l'Ue ha smesso di fare sul serio sulla loro adesione. Recep Tayyip Erdogan ha imboccato la strada della Turchia neo ottomana e illiberale quando ha capito che le porte dell'Ue di fatto erano chiuse. In Ucraina, Georgia e Moldavia, i leader pro russi, gli oligarchi e la corruzione hanno rialzato la testa ogni volta che l'Ue guardava più o meno consapevolmente altrove. La Bielorussia è una dittatura poverissima, oltre che un vassallo di Mosca.
L'allargamento è stata la vera arma del “soft power” dell'Ue. E lo è ancora. L'Ucraina resiste all'aggressione di Vladimir Putin grazie anche alla prospettiva di entrare nell'Ue. In Georgia i cittadini si ribellano al governo filo russo che approva una “legge russa” con le bandiere europee. La Moldavia vede nell'Ue la garanzia per liberarsi della minaccia russa. Nei Balcani occidentali, tra mille contraddizioni, la marcia verso l'Ue di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del nord, Montenegro e Serbia (in attesa del Kosovo) è ripartita e con essa alcune (troppo poche) riforme. Durante una conferenza a Bruxelles ieri, la presidente della Moldavia, Maia Sandu, ha chiesto all'Ue di adottare “un bilancio per la pace, cioè un bilancio che faciliti l'allargamento dell'Unione”.
Il primo maggio 2004 non è stata “solo la nascita di un'Unione più ampia. E' stata la nascita di una nuova era”, ha ricordato von der Leyen davanti al Parlamento europeo. “Era stata una notte di promesse, perché l'Europa è una promessa: la promessa che tutti gli europei possono essere padroni del proprio destino. La promessa di libertà e stabilità, pace e prosperità”, ha aggiunto la presidente della Commissione. Von der Leyen ha ragione. Come ha ragione quando dice che "oggi il desiderio di unire l'Europa e completare la nostra Unione è più importante che mai". Ma il desiderio è più forte oltre la linea che divide l'Ue dai nuovi aspiranti entranti.
Da questo lato del confine si sentono già le voci di chi dice che l'Ue non sarà mai pronta ad accogliere altri otto-nove nuovi membri e comunque non l'Ucraina perché è troppo grande. Ci sono già proteste per l'ingresso di prodotti agricoli ucraini e si fanno già i calcoli di quanto perderebbe l'Italia o l'Ungheria di fondi di coesione. La stessa von der Leyen ha scelto di fare del prossimo grande allargamento un processo burocratico. Nel giargone europeo si dice “processo basato sul merito”: un'infinita lista di riforme che devono essere realizzate una a una, verificate da un burocrate a Bruxelles e certificate all'unanimità da tutti gli stati membri. Von der Leyen rifiuta una nuova data “big bang”, come il 2030 proposto dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “L'allargamento è una pietra angolare della nostra strategia di sovranità”, ha detto ieri Michel.
Il rischio è ricadere nell'apatia burocratica. Peggio ancora: il pericolo è usare l'apatia burocratica per nascondere la paura del proprio successo. Le conseguenze non sarebbero diverse da quelle che Michel ha evocato se l'Ue non avesse fatto la scelta strategica dell'allargamento venti anni fa. “Provate a immaginare per un momento come un'Ue più piccola e debole, con soli 15 stati membri, avrebbe fatto fronte alla guerra della Russia contro l'Ucraina? Una nuova Cortina di ferro nell'Est sarebbe emersa. La Russia avrebbe occupato in modo permanente questi paesi, sia ideologicamente sia politicamente. L'Est sarebbe caduto vittima del dominio e della soppressione della Russia”, ha detto Michel. “E' agghiacciante da immaginare”.
La frase
“Dobbiamo essere pronti, da entrambe le parti, ad allargarci entro il 2030”
Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.
Geopolitica
L'Ucraina non può più aspettare - Il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, lo ha detto chiaramente al Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg, durante i loro colloqui di ieri a Kyiv. “Gli alleati della NATO non hanno mantenuto le loro promesse”, ha ammesso Stoltenberg durante la conferenza stampa congiunta. “Gli americani hanno impiegato mesi per approvare i loro aiuti finanziari e gli europei non hanno consegnato le munizioni che avevano promesso. Questo ha permesso ai russi di avanzare sul campo di battaglia, di colpire in Ucraina e di ammassare forze", ha sottolineato Stoltenberg. Zelensky ha insistito sull'urgenza di accelerare i trasferimenti e di consegnare i sistemi di difesa missilistica Patriot e le munizioni promesse. “Il tempo sta per scadere. Siamo sinceri: ogni ritardo è una questione di vita o di morte. C'è il rischio concreto che la Russia vinca", ha avvertito Jens Stoltenberg. “Le promesse non sono sufficienti. Le armi devono essere consegnate il più rapidamente possibile", ha insistito. Più che dispiaciuto, il Segretario Generale della NATO è stato costretto a dare altre cattive notizie: “Non c'è consenso all'interno della NATO per portare l'Ucraina a bordo, e non mi aspetto che questo consenso venga raggiunto al vertice di Washington a luglio”, ha dichiarato Stoltenberg.
La Russia mette a terra i voli sul Baltico, Finnair sospende dei voli in Estonia - La Russia è accusata di mettere in pericolo la sicurezza aerea nell'Unione europea, dopo che da diversi mesi gli aerei che volano nella regione del Baltico hanno sperimentato problemi di interferenze con il sistema di navigazione Gps. Ieri Finnair ha annunciato di aver sospeso i voli verso l'aeroporto di Tartu in Estonia fino alla fine di maggio. La scorsa settimana la compagnia finlandese era stata costretta a far tornare a Helsinki due suoi aerei perché non potevano atterrare a Tartu a causa della mancanza di segnale Gps. "Consideriamo che ciò che sta accadendo con il Gps come parte delle attività ostili della Russia", ha detto il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, al Financial Times. "Queste azioni sono un attacco ibrido e rappresentano una minaccia per il nostro popolo e la nostra sicurezza", ha aggiunto Tsahkna. Secondo il suo omologo lituano, Gabrielius Landsbergis, "questi attacchi ibridi non devono essere ignorati o tollerati". La Russia condurrebbe le sue operazioni per disturbare il segnale Gps dall'enclave di Kaliningrad.
L'Ue avverte il governo della Georgia sulla “legge russa” - Mentre continuano le manifestazioni di protesta a Tbilisi contro la cosiddetta “legge russa”, l'Unione europea ieri ha lanciato l'ennesimo avvertimento al governo filo russo di Irakli Kobakhidze e al partito al potere Sogno Georgiano sulle conseguenze negative per le aspirazioni europee della Georgia se la legge sarà definitivamente adottata. “L'adozione di questa legge sta allontanando la Georgia dal suo obiettivo dichiarato di avvicinarsi all'Ue”, ha detto il portavoce del Servizio europeo di azione esterna, Peter Stano. “La decisione del Consiglio europeo e degli stati membri di concedere lo status di candidato alla Georgia era anche conseguenza dell'enorme sostegno dei cittadini georgiani per i valori europei e della loro chiara volontà di avvicinarsi all'Ue”, ha spiegato Stano. “Questa è una legge contraddice i valori europei, contraddice le aspettative europee e, una volta adottata, può agire contro le ambizioni della Georgia di avvicinarsi all'Ue”. Stano ha sottolineato che l'Ue sta “interagendo con gli attori sul terreno, il governo e i parlamentari, per dire chiaramente quali sarebbero le conseguenze negative per la Georgia”.
Macron invita von der Leyen a un trilaterale con Xi Jinping a Parigi - Il presidente cinese, Xi Jinping, sarà in Francia il 6 e 7 maggio per una visita di Stato e per celebrare i sessanta anni delle relazioni diplomatiche. Il presidente francese, Emmanuel Macron, intende discutere discutere anche delle "crisi internazionali", a partire dalla guerra della Russia in Ucraina e la situazione in Medio Oriente, ha fatto sapere l'Eliseo. All'ordine del giorno ci saranno anche il commercio, la cooperazione scientifica, culturale e sportiva, nonché la collaborazione su clima, biodiversità e debito dei paesi poveri. Macron ha invitato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per un trilaterale con Xi. Macron aveva già invitato von der Leyen ad accompagnarlo nella sua visita a Pechino dell'aprile del 2023. La visita congiunta non ebbe grande successo a causa dei messaggi divergenti trasmessi dal presidente francese e dalla presidente della Commissione.
Spagna
Vi ho ascoltato, ho deciso di andare avanti - Pedro Sanchez si è preso del tempo per riflettere e, forte del sostegno dei suoi sostenitori che si sono presentati alla sua porta per chiedergli di non capitolare, ha annunciato ieri la sua decisione di “andare avanti, se possibile con ancora più forza, alla guida del governo spagnolo”. E si è impegnato a “lavorare instancabilmente, con fermezza e calma per rigenerare la nostra democrazia e promuovere i diritti e le libertà”. L'opposizione di destra, che non credeva alle possibili dimissioni di Pedro Sanchez, non ha preso sottogamba la cosa e ha denunciato una “farsa”. “Non accetta il contraddittorio. Vuole un paese sotto il suo controllo. Non vuole opposizione, né giustizia, né media, solo se stesso. Ha usato la sua vita privata per guadagnare tempo. Ha persino usato il Re come attore secondario", ha accusato il suo avversario, il presidente del Partido Popular, Alberto Nunez Feijoo. Il leader socialista aveva sorpreso tutti mercoledì scorso annunciando la decisione di cancellare tutti i suoi impegni ufficiali per riflettere sul suo futuro in seguito all'apertura di un'indagine sulle accuse di corruzione e traffico di influenze nei confronti della moglie Bégonia Sanchez. La denuncia è stata archiviata dalla Procura. Pedro Sanchez ha denunciato una campagna di calunnie condotta contro di lui e la sua famiglia negli ultimi dieci anni, che ritiene destinata a crescere e a durare.
Elezioni europee
Von der Leyen non esclude un'alleanza con i sovranisti dell'Ecr - Nel primo dibattito tra Spitzenkandidat ieri a Maastricht, Ursula von der Leyen non ha escluso di cooperare con il gruppo dei sovranisti dell'Ecr per essere confermata per un secondo mandato come presidente della Commissione. Il capo fila dei Verdi Bas Eickhout ha chiesto a von der Leyen di chiarire se è pronta a lavorare con partiti come gli spagnoli di Vox, i francesi di Reconquete! e i polacchi del PiS. "Dipende dalla composizione del Parlamento", ha risposto von der Leyen, in quello che è stato uno dei momenti più intensi del dibattito che si è tenuto a Maastricht. Un altro momento di tensione c'è stato sul Medio Oriente. Ancora una volta è stato Eickhout ad accendere la miccia, chiedendo a von der Leyen se un'offensiva di Israele a Rafah è una linea rossa oltre la quale servono sanzioni dell'Ue contro Israele. "Non fisso mai linee rosse", ha risposto von der Leyen, evidentemente nervosa a discutere di Israele. "E' inaccettabile che Netanyahu invada Rafah", ma se accade "ci sediamo con gli stati membri e agiamo su questo", ha detto von der Leyen. La candidata del PPE ha anche avuto difficoltà a difendere il bilancio del suo primo mandato sul Green deal, dopo che la Commissione ha annacquato diverse misure a favore di clima e ambiente.
Un noioso primo dibattito tra Spitzenkandidat - Il candidato dei Verdi per la presidenza della Commissione, l'olandese Bas Eickhout, è uscito vincitore del dibattito di ieri a Maastricht. Tra domande che hanno messo in difficoltà von der Leyen e attacchi all'estrema destra che deve “ripulire la propria casa” da spie russe e filo russi, Eickhout è stato il più efficace degli Spitzenkandidat. Almeno secondo il sondaggio immediato realizzato da Politico.eu, che ha attribuito a Eickhout il 45 per cento dei voti contro il 27 per cento di von der Leyen. In generale il dibattito di Maastricht è stato decisamente noioso. Il candidato dei socialisti, Nicolas Schmit, non ha mai attaccato von der Leyen. Su YouTube la diretta non ha mai superato i tremila spettatori. Su X sono state registrate 180 mila visualizzazioni uniche al termine del dibattito (ma il conteggio è falsato dal fatto che basta vedere scorrere il post per rientrare nelle visualizzazioni). “Gli slogan e la qualità complessiva del dibattito non corrispondono alla complessità e ai compromessi che il nostro continente deve affrontare”, ha detto il professore Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby.
Un altro dibattito tra Spitzenkandidat il 23 maggio - Quello di ieri è stato solo il primo dei dibattiti tra Spitzenkandidat della campagna elettorale. Il più importante (e istituzionale) è quello organizzato al Parlamento europeo dalla European Broadcasting Union, che dovrebbe essere ritrasmesso da diversi canali televisivi nazionali. Il luogo è la plenaria del Parlamento europeo, che sarà trasformata appositamente in un set televisivo. L'orario non è da “prime time”: dalle 15h00 alle 16h45. I cinque candidati che dibatteranno sono Ursula von der Leyen per il Ppe, Nicolas Schmit per il Pse, Sandro Gozi per Renew, Terry Reintke per i Verdi e Walter Baier per la Sinistra.
Retroscena
Il voto del Parlamento sul presidente della Commissione più probabilmente a settembre - Con ogni probabilità, il voto di conferma del prossimo presidente della Commissione da parte del Parlamento europeo non si terrà nella sessione plenaria di luglio, ma in quella successiva in settembre. “In questo momento, guardando al calendario la data logica è settembre”, ha detto ieri il portavoce del Parlamento europeo, Jaume Duch. La ragione è dovuta alla scelta del 6-9 giugno per le elezioni europee. Servono sei settimane prima di convocare la prima plenaria, che si terrà dal 16 al 19 luglio. In quell'occasione i deputati eleggeranno il presidente del Parlamento e i vicepresidenti. Il rinvio dell'elezione del presidente della Commissione alla sessione del 16-19 settembre mette a rischio tutto il calendario per l'entrata in funzione del nuovo esecutivo comunitario. Le nomine e le scelte dei commissari, così come le loro audizioni davanti alle commissioni parlamentari, non potranno avvenire prima del 20 settembre. Difficilmente il Parlamento europeo sarà in grado di votare la fiducia a tutta la Commissione nella sessione dal 21 al 24 ottobre. Secondo alcune fonti, la Commissione von der Leyen 1 potrebbe restare in carica fino ai primi mesi del 2025.
Digitale
La Commissione designa iPadOS come gatekeeper - La Commissione europea ieri ha ufficialmente designato iPadOS, il sistema operativo degli iPad di Apple, come “gatekeeper” ai sensi del Digital Markets Act (DMA), malgrado il fatto che non soddisfi le soglie quantitative stabilite nella legge sui mercati digitali. Dopo un'indagine di mercato durata otto mesi, la Commissione è giuta alla conclusione che iPadOS di Apple costituisca un importante gateway per gli utenti aziendali per raggiungere gli utenti finali e debba quindi essere designato come gatekeeper. Tra le ragioni invocate c'è il fatto che gli utenti finali siano vincolati a iPadOS e al suo ampio ecosistema, cosa che permette ad Apple di disincentivare il passaggio ad altri sistemi operativi per tablet. La Commissione ha anche sottolineato che gli utenti aziendali sono vincolati a iPadOS a causa della sua base di utenti ampia e commercialmente attraente e della sua importanza per determinati casi d'uso, come le app di gioco. Apple ha ora sei mesi per garantire il pieno rispetto degli obblighi DMA applicati a iPadOS.
Media
La libertà di stampa si deteriora in Europa - La libertà e il pluralismo dei media sono prossimi al punto di rottura in molti paesi dell’Ue, secondo un rapporto pubblicato ieri da Liberties, in cui si denunciano decine di casi intimidazioni, sorveglianza, attacchi e detenzioni contro i giornalisti negli stati membri. Le cause legali abusive sono un'arma usata in modo ricorrente in Croazia, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Svezia. Giornalisti in Germania, Grecia, Paesi Bassi e Polonia sono stati presi di mira da spyware come Pegasus e Predator. Giornalisti critici del governo sono stati esclusi da conferenze stampa o eventi ufficiali in Germania, Ungheria, Lituania e Paesi Bassi. La disinformazione rimane un problema serio nella Repubblica ceca, in Grecia e in Italia. La concentrazione della proprietà dei media è elevata in Croazia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia e Slovenia. In Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Irlanda e Grecia ci sono stati tentativi di censura di giornalisti. Il controllo o l'influenza del governo sulla televisione pubblica è preoccupante in Ungheria, Croazia e Italia.
Accade oggi
Presidenza belga dell'Ue: riunione informale dei ministri degli Affari europei
Presidenza belga dell'Ue: conferenza ministeriale sull'attuazione del Patto su migrazione e asilo
Servizio europeo di azione esterna: ottava conferenza "Sostenere il futuro della Siria e della regione"
Commissione: discorso della vicepresidente Vestager all'evento 'Anno europeo per le competenze"
Commissione: il commissario Hahn riceve la direttrice generale del Fmi, Kristalina Georgieva
Commissione: il commissario Breton partecipa alla partnership digitale Ue-Giappone con il ministro per gli Affari interni e la Comunicazione, Takeaki Matsumoto
Commissione: il commissario Breton interviene in commissione Affari esteri all'Assemblea nazionale
Commissione: il commissario Lenarcic partecipa all'apertura della conferenza per il Sostegno del futuro della Siria e della regione
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sul ricorso del Tribunale Bolzano per la richiesta della Procura di accesso ai tabulati in un'indagine per un furto di telefoni
Corte di giustizia dell'Ue: conclusioni sul regolamento Fifa sullo status e il trasferimento dei calciatori
Comitato delle regioni: giornate dell'allargamento
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Corte di giustizia dell'Ue: conclusioni nella causa Adusbef/Ponte Morandi
Eurostat: stima flash dell'inflazione in aprile; stima preliminare del Pil primo trimestre
Complimenti per gli interessanti interventi che proponete