Von der Leyen si candida a un secondo mandato e lancia il Totonomine
Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue.
Von der Leyen si candida a un secondo mandato e lancia il Totonomine
Ursula von der Leyen lunedì dovrebbe annunciare la sua candidatura per un secondo mandato come presidente della Commissione. L'appuntamento è fissato in Germania, dove dichiarerà la sua disponibilità per essere lo Spitzenkandidat (candidato capolista) del Partito Popolare Europeo. Ma non fatevi ingannare. Come riveliamo nelle brevi di giornata, l'appuntamento decisivo c'è già stato: von der Leyen si è assicurata il sostegno di Emmanuel Macron per un secondo mandato. Non era scontato. Come non è scontata la riconferma. Ma l'annuncio previsto per lunedì a Berlino, durante un incontro della Cdu, ci dà l'occasione di lanciarci nel Totonomine. O nel Mercato. Buona lettura.
In italiano esiste un termine che nel linguaggio giornalistico significa questo: pronostico sulle persone che saranno nominate in una posizione di comando o di governo. Sono le “Totonomine”. E' un gioco che appassiona i giornali. Per tradurlo in francese abbiamo fatto ricorso al gioco “Indovina chi”: per trovare l'uomo o la donna giusta occorre eliminare tutti gli altri profili sbagliati. I francesi hanno un'altra espressione per le congetture sulle nomine: “le Mercato”, parola italiana che riassume perfettamente il concetto. Oggi proviamo a esportare le Totonomine (o “le Mercato”) nella bolla europea in vista del voto del 6-9 giugno e delle nomine che i capi di stato e di governo saranno chiamati a fare subito dopo.
Presidente della Commissione, presidente del Consiglio europeo, Alto rappresentante per la politica estera e, forse, anche presidente del Parlamento europeo e segretario generale della Nato: il processo per scegliere quelli che il mondo anglosassone chiama i “top jobs” assomiglia molto a un conclave in Vaticano. Chi entra papa esce cardinale. Nel 2019, abbandonata l'ambizione di parvenza di elezione indiretta per il presidente della Commissione, ci vollero due vertici europei per trovare la quadra. Con molte sorprese e un incidente, che racconteremo alla fine. Ora il gioco dei nomi.
Presidente della Commissione. Ursula von der Leyen è la grande favorita per essere confermata per un secondo mandato. Deve annunciare la sua decisione entro il 21 febbraio, data ultima fissata dal il Partito Popolare Europeo, per accettare candidature da Spitzenkandidat. Ursula von der Leyen deve convincere i membri del Consiglio europeo, nel quale non conta solo dei sostegni, almeno una maggioranza di capi di stato e di governo che rappresenti il 65 per cento dei paesi e il 55 per cento della popolazione. Bon der Leyen si è tenuta anche una via d'uscita: ha il sostegno del presidente americano, Jose Biden, come possibile segretario generale della Nato. Inoltre, deve trovare sufficienti voti per ottenere la maggioranza assoluta nel voto di conferma al Parlamento europeo. Nel 2019 passò per appena 9 voti, con una maggioranza PPE, socialisti e liberali molto più ampia di quella che sarà nel 2024. Di qui la sua scelta di corteggiare Giorgia Meloni e di virare verso destra con la retromarcia sul Green deal. Basterà? Il PPE non vuole mollare il posto di presidente della Commissione, da dove può indirizzare le proposte legislative dell'Ue.
Il Partito socialista europeo ha uno Spitzenkandidat praticamente sconosciuto per la presidenza della Commissione: il commissario lussemburghese responsabile per gli Affari sociali, Nicolas Schmit. La scelta è ricaduta su di lui per mancanza di altri candidati. Due socialiste donne potrebbero costituire una riserva: l'ex premier finlandese, Sanna Marin, e la premier danese, Mette Frederiksen. Anche il portoghese Antonio Costa, che presto lascerà il posto di primo ministro, potrebbe rientrare nei giochi. I tre vanno guardati da vicino anche per il Consiglio europeo. I liberali di Renew non hanno ancora deciso se avranno uno o più Spitzenkandidat per la presidenza della Commissione. Ma hanno comunque una panchina molto ampia di giocatori, se von der Leyen non dovesse farcela. Sono gli stessi primi ministri o ex primi ministri che potrebbero essere scelti come presidente del Consiglio europeo o segretario generale della Nato.
Presidente del Consiglio europeo. Il PPE ha molti pretendenti, ma nessuno con un profilo davvero adeguato: il premier croato, Andrej Plenković, il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, il presidente rumeno, Klaus Iohannis (non formalmente affiliato). Anche l'ex premier lettone, Krisjanis Karins, va tenuto d'occhio. Ma la priorità del PPE è la Commissione e, di conseguenza, il Consiglio europeo dovrebbe andare ai socialisti o ai liberali. Il PSE può schierare il trio Costa-Frederiksen-Marin. Alcuni attribuiscono ambizioni europee anche al premier spagnolo, Pedro Sanchez, confrontato a infinite difficoltà nel suo paese. I liberali di Renew possono contare sulla disponibilità di Xavier Bettell, un simpatico peso piuma. L'olandese Mark Rutte e l'estone Kaja Kallas nutrono ambizioni internazionali. Il premier belga, Alexander de Croo, potrebbe liberarsi dopo le elezioni politiche nel suo paese a giugno. Ma un altro belga dopo Charles Michel sarebbe difficilmente accettabile. L'uomo giusto per il posto di presidente del Consiglio europeo è Mario Draghi, che però ha un grosso difetto: è troppo politico, troppo autorevole, troppo abile e troppo europeista. E non ha affiliazione partitica.
Alto rappresentante per la politica estera. Dal gioco di sedie musicali per le presidenze della Commissione e del Consiglio europeo uscirà il nome del prossimo Alto rappresentante. E dunque il suo partito di riferimento. Il PPE può contare su Karins, che dopo essere stato premier ora è diventato ministro degli Esteri. Una sorpresa italiana, come Antonio Tajani, non può essere esclusa. Ma ancora una volta la priorità dei popolari è un'altra. Tra i socialisti, invece, i nomi scarseggiano. Il PSE ha già occupato il posto con Javier Solana, Catherine Ashton, Federica Mogherini e Josep Borrell. I liberali hanno uno squadrone di appassionati di politica estera: Rutte, Kallas, Bettel e (almeno nei suoi sogni) Michel. Rutte e Kallas sono anche candidati per il posto di segretario generale della Nato. All'Alleanza atlantica aspira anche Karins del PPE. Tra i tre, il favorito per la Nato è il premier olandese, che ha moltiplicato il sostegno dei Paesi Bassi all'Ucraina e accettato di bloccare le esportazioni di macchinari per chip avanzato verso la Cina.
Parlamento europeo. La scelta non spetta al Consiglio europeo, ma ai deputati che saranno eletti la sera del 9 giugno. Ma i capi di stato e di governo cercano sempre di metterci lo zampino per far tornare i conti degli altri incarichi da distribuire. L'attuale presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, vuole una seconda metà mandato. Non dovrebbe essere difficile, a meno che il PPE non scelga di disfarsi di Manfred Weber come capogruppo con una promozione sullo scranno più alto della plenaria. Tra i socialisti non c'è una personalità dominante dentro il gruppo. I liberali di Renew hanno appena cambiato presidente. Non si può escludere una sorpresa “green”, in particolare se i Verdi dovessero entrare nella maggioranza per sostenere von der Leyen. Tra i loro due Spitzenkandidat, Terry Reintke avrebbe più chance di Bas Eickhout.
Il gioco delle Totonomine (o “le Mercato”) va a pieno ritmo della bolla dell'Ue. Il trio dato vincente è Ursula von der Leyen alla Commissione per un secondo mandato, il socialista portoghese Antonio Costa al Consiglio europeo e l'estone Kaja Kallas per i liberali al posto di Alto rappresentante. Gli iniziati che sono implicati nei negoziati sulle nomine ricordano l'equilibrio che va garantito tra grandi e piccoli paesi, il genere e l'est-ovest. Il trio von der Leyen-Costa-Kallas ne è la sintesi. Ma niente è certo. Molti astri devono allinearsi ancora per la conferma di von der Leyen, la prima casella da riempire per assegnare gli altri incarichi.
Cinque anni fa i due vertici dopo le elezioni europee furono tanto caotici quanto sorprendenti. Se nel 2024 si può usare la variabile di aggiustamento della Nato, nel 2019 c'era il posto di presidente della Banca centrale europea. Ursula von der Leyen alla Commissione fu il coniglio tirato fuori dal cappello da Emmanuel Macron per portare Christine Lagarde alla Bce: l'Ue donna e franco-tedesca. Charles Michel al Consiglio europeo fu una coincidenza dovuta alla mancanza di altri candidati liberali seri, pronti a trasferirsi a Bruxelles. Josep Borrell come Alto rappresentante fu imposto da Pedro Sanchez, che voleva un incarico da sbandierare in Spagna. David Sassoli al Parlamento europeo fu il risultato di una rivolta dei deputati, perché i capi di stato e di governo avrebbero voluto imporre Sergei Stanishev, un socialista bulgaro, ex premier, coinvolto in scandali di corruzione. Un diplomatico ci ha raccontato un episodio che dice molto di come vengono selezionati i leader delle istituzioni dell'Ue. Quando Macron propose via messaggio Whatsapp il nome di von der Leyen ad alcuni altri leader, un primo ministro si rivolse al suo consigliere diplomatico, chiedendo: “Chi è questa Ursula?”.
La frase
“Il presidente Biden ha assolutamente ragione. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno ora è un mondo più caotico e meno sicuro, dove i dittatori si sentano rafforzati e i nostri alleati si chiedono se possono davvero contare su di noi”.
Barack Obama, ex presidente degli Stati Uniti, sulle minacce di Donald Trump contro l'Europa.
Scoop!
L'autonomia dell'Europa sarà la missione della Commissione von der Leyen 2 - La presidente Ursula von der Leyen annuncerà lunedì la sua candidatura per un secondo mandato alla testa della Commissione europea, come ci hanno confermato diverse fonti. Nel fine settimana von der Leyen parteciperà alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e a una riunione del suo partito, la CDU. La sicurezza dell'Europa e la sua autonomia industriale nel campo della difesa saranno le missioni del suo secondo mandato e il suo collegio sarà costuito tenendo conto di questo imperativo, ci ha detto una delle nostre fonti. Ursula von der Leyen ha ottenuto il sostegno del Presidente francese, Emmanuel Macron, per il suo secondo mandato durante l'incontro di martedì a Parigi, dopo avergli dato garanzie, in particolare sul fatto che il commissario francese sarebbe stato strettamente coinvolto nella gestione della politica industriale della difesa. Di fatto la Commissione von der Leyen 2 sarà un partenariato franco-tedesco. Thierry Breton ha dato il via alle danze e dovrebbe essere l'uomo giusto per questo lavoro, se Emmanuel Macron gli chiederà di ripresentarsi e se accetterà questa nuova missione.
Breton al cuore del binomio franco-tedesco della prossima Commissione - La nomina dello Spitzenkandidat (capo lista) della famiglia dei Liberali di Renew per le elezioni europee sarà un segnale del binomio franco-tedesco che sarà al cuore della prossima Commissione. Essere lo "Spitzenkandidat" di una famiglia politica gli conferisce il rango di vicepresidente esecutivo all'interno della Commissione e gli conferisce l'autorità del rappresentante eletto. Il posto di primo vicepresidente dovrebbe dunque essere attribuito a Thierry Breton. "L'Europa della difesa è l’Europa industriale", ci ha suggerito un'altra fonte. Le capacità sono state al centro della riunione dei ministri della Difesa della NATO tenutasi a Bruxelles mercoledì e giovedì, con un appello molto deciso agli alleati da parte del Comandante delle Forze Alleate in Europa (SACEUR), il generale statunitense Christopher Cavoli, ad acquisire le capacità militari per attuare i piani di difesa in caso di attacco. Un'eventualità sempre più temuta dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
NATO
La Francia in regola con la NATO - Il bilancio della difesa francese rappresenterà il 2% del PIL nazionale quest'anno, ha annunciato ieri il ministro delle Forze armate Sébastien Lecornu durante un incontro con i suoi omologhi dell'Alleanza a Bruxelles. Tutti gli Stati membri della Nato si sono impegnati nel 2014 a destinare il 2% del PIL alle spese per la difesa entro il 2024 e la Francia è sulla buona strada dopo essersi avvicinata all'obiettivo per diversi anni. Anche la Germania ha annunciato che rispetterà questo impegno. 18 dei 31 membri della NATO raggiungeranno l'obiettivo quest'anno, ma non è sufficiente, ha avvertito il segretario generale dell'organizzazione, il norvegese Jens Stoltenberg. "Il 2% del PIL è un limite, non un tetto", ha dichiarato. In campagna elettorale per la candidatura del Partito Repubblicano alle elezioni presidenziali statunitensi di novembre, l'ex presidente Donald Trump ha minacciato, in caso di elezione, di non impegnare le truppe statunitensi per difendere un Paese inadempiente attaccato dalla Russia, mettendo così in discussione la difesa collettiva "tutti per uno, uno per tutti" dell'Alleanza transatlantica.
La Francia insiste sulle capacità militari degli alleati - "Non è con le percentuali del PIL che siamo credibili militarmente", ha insistito Sébastien Lecornu ai suoi omologhi della Nato. I francesi sono infastiditi dal mantra del 2% proposto dai leader civili dell'Alleanza per condividere l'onere della spesa per la difesa. "Ciò che dissuaderà la Federazione Russa dal muovere guerra contro di noi o dal volerci attaccare è una spesa militare utile ed efficace, non cifre o tabelle", ha sostenuto il ministro francese. "La sfida è fornire all'Alleanza forze addestrate che possano essere dispiegate immediatamente", ha affermato. "Dobbiamo considerare la quota di investimenti reali negli investimenti. La NATO ha un indicatore: 20%. La Francia è al 30%", ha sottolineato. Sébastien Lecornu ha scritto al Segretario generale della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg, per "suggerire" di dare maggiore risalto a questi indicatori nelle comunicazioni pubbliche dell'Alleanza. La sfida è mostrare alla nostra opinione pubblica, così come ai nostri concorrenti, che siamo collettivamente impegnati a disporre di forze addestrate, equipaggiate, interoperabili e immediatamente schierabili", si legge nella lettera. Il Ministro ha inoltre chiesto a Stoltenberg di tenere conto delle "singolarità del modello francese", sia in termini convenzionali che nucleari, da qui al vertice Nato previsto a Washington in luglio.
L'Italia, allievo medio dell'Alleanza - Terza economia dell'UE e membro del G7, l'Italia non fa parte dei 18 alleati che destinano il 2% o più del loro PIL alla spesa per la difesa. Ma, a differenza di alcuni primi della classe, è più che nella media in termini di capacità militari, con un'eccellente marina, ma è riluttante a impegnarsi in missioni classiche che comportino il dispiegamento di truppe, ci ha detto un funzionario dell'Alleanza.
Geopolitica
La minaccia lose-lose, tema della Conferenza di Monaco - "Dobbiamo evitare le situazioni lose-lose che accompagnano la frammentazione dell'ordine mondiale". Christoph Heusgen, presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco (MSC), l'altro grande incontro annuale delle élite e dei leader mondiali, definisce il tono della presentazione del rapporto che guiderà i dibattiti della 60a MSC, che si terrà dal 16 al 18 febbraio all'hotel Bayerischer Hof di Monaco. Un principio dovrebbe guidare questo incontro: "non darsi lezioni e non ignorarsi". Sono previsti molti incontri pubblici e segreti tra i numerosi partecipanti. La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, è stata annunciata, così come molti altri leader, ma i più presenti saranno gli assenti Donald Trump e Vladimir Putin, le cui azioni e dichiarazioni saranno al centro delle discussioni.
Tappa parigina per Zelenky prima di Monaco - Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sarà uno degli oratori più attesi dell'annuale Conferenza sulla sicurezza di Monaco (MSC). Atteso nella capitale bavarese il 17 febbraio, domani farà tappa a Parigi per firmare un "accordo di sicurezza" tra Francia e Ucraina prima di dirigersi in Germania. Emmanuel Macron aveva annunciato un viaggio a Kiev "a febbraio" e questo accordo avrebbe dovuto essere il punto culminante della visita di Stato del Presidente francese, che però ha annullato il viaggio per motivi di sicurezza. Se non vieni a Kiev, verrò a Parigi", ha risposto Volodymyr Zelensky, che è comunque un obiettivo dei russi. Emmanuel Macron non ha rinunciato al suo viaggio in Ucraina e visiterà Kiev "a breve", il suo entourage lo ha assicurato. Non sono stati forniti dettagli precisi. Gli accordi di sicurezza sono stati promessi da diversi Paesi dell'Alleanza al vertice Nato di Vilnius nel 2023 per non scoraggiare gli ucraini dopo il loro rifiuto di avviare i negoziati di adesione alla Nato.
Ucraina
Cresce il conto della ricostruzione dell'Ucraina - La Commissione europea, insieme al governo ucraino, alla Banca mondiale e alle Nazioni Unite, ieri ha aggiornato la valutazione dei danni e dei bisogni dovuti alla guerra di invasione della Russia. Al 31 Dicembre 2023, il costo totale della ricostruzione e della ripresa in Ucraina è stimata a 486 miliardi di dollari nel prossimo decennio, rispetto ai 411 miliardi di dollari stimati un anno fa. Solo nel 2024, le autorità ucraine stimano che il paese avrà bisogno di circa 15 miliardi di dollari per le priorità immediate . Circa 5,5 miliardi di dollari sono stati garantiti dai partner internazionali dell’Ucraina o da risorse proprie, mentre 9,5 miliardi di dollari sono attualmente non finanziati. Secondo la valutazione congiunta, i danni diretti in Ucraina dell'invasione russa hanno raggiunto quasi 152 miliardi di dollari. I settori più colpiti sono l’edilizia abitativa, i trasporti, il commercio e l’industria, l’energia e l’agricoltura. I danni sono concentrati nelle regioni di Donetska, Kharkivska, Luhanska, Zaporizka, Khersonska e Kyivska. In tutto il paese, il 10% del patrimonio abitativo è stato danneggiato o distrutto. La distruzione della diga di Kakhovka e della centrale idroelettrica nel giugno 2023 ha provocato notevoli impatti negativi sull’ambiente e sull’agricoltura e ha esacerbato le sfide già affrontate dalle persone che lottano per accedere ad alloggi, acqua, cibo e servizi sanitari.
Economia
Una ripresa lenta per l'economia europea - Dopo una crescita contenuta lo scorso anno, l'economia dell'Ue ha iniziati il 2024 con ritmi meno sostenuti del previsto. Le previsioni intermedie d'inverno della Commissione indicano per il 2023 una revisione al ribasso della crescita sia nell'Ue sia nella zona euro, che dovrebbe attestarsi allo 0,5% rispetto allo 0,6% indicato nelle previsioni d'autunno. La crescita è prevista al ribasso anche nel 2024: sarà dello 0,9% (rispetto all'1,3%) nell'UE e dello 0,8% (rispetto all'1,2%) nella zona euro. Per il 2025 si prevede un aumento dell'attività economica dell'1,7% nell'UE e dell'1,5% nella zona euro. La Commissione ritiene che l'inflazione diminuirà più rapidamente rispetto a quanto indicato nelle previsioni d'autunno. Nella zona euro l'inflazione dovrebbe passare dal 5,4% del 2023 al 2,7% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.
La Germania frena la zona euro – Come anticipato ieri, sulla crescita della zona euro pesano le prestazioni modeste dell'economia tedesca. Secondo le previsioni della Commissione, la Germania crescerà di appena lo 0,3% nel 2024 e del 1,2% nel 2025. Tra i tre grandi è la Francia a fare meglio, con un pil in aumento dello 0,9 per cento quest'anno e del 1,3% il prossimo. L'Italia dovrebbe crescere dello 0,9% nel 2024 e del 1,2% nel 2025. La Spagna continua a registrare tassi di crescita sostenuti: dopo il 2,5% dello scorso anno, la Commissione indica un più 1,7% quest'anno e un più 2,0% il prossimo.
Aumenta i rischi al ribasso per le tensioni geopolitiche - Le previsioni d'inverno della Commissione sono caratterizzate da un certo livello di incertezza a causa del protrarsi delle tensioni geopolitiche e dei rischi di un ulteriore allargamento del conflitto in Medio Oriente. La Commissione si aspetta che l'aumento dei costi di trasporto dovuto alle turbolenze nel Mar Rosso avrà un impatto solo marginale sull'inflazione. Tuttavia ulteriori turbolenze potrebbero causare nuove strozzature nelle catene dell'approvvigionamento, riducendo la produzione e facendo lievitare i prezzi. A livello interno, i rischi su crescita e inflazione dipendono dall'andamento dei consumi, della crescita dei salari e dei margini di profitto oltre che dal persistere di tassi di interesse elevati. Altre minacce sono costituite dai rischi per il clima e dagli eventi atmosferici estremi.
Green deal
La Commissione approva 6,9 miliardi di aiuti per il progetto comune Hy2Infra – La Commissione europea ieri ha approvato fino a 6,9 miliardi di euro di aiuti di Stato concessi da sette Stati membri un progetto di comune interesse europeo a sostegno delle delle infrastrutture dell'idrogeno. Il progetto "IPCEI Hy2Infra" è stato concepito e notificato congiuntamente da sette Stati membri: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovacchia. I 6,9 miliardi di finanziamenti pubblici dovrebbero a loro volta liberare 5,4 miliardi di investimenti privati. 32 imprese con attività in uno o più Stati membri parteciperanno a 33 progetti. L'IPCEI Hy2Infra interesserà un'ampia parte della catena del valore dell'idrogeno e sosterrà la diffusione di elettrolizzatori su larga scala per 3,2 GW per produrre idrogeno rinnovabile; la realizzazione di condotte di trasporto e distribuzione dell'idrogeno nuove e riconvertite per circa 2.700 km; lo sviluppo di impianti di stoccaggio dell'idrogeno su larga scala con una capacità di almeno 370 Gwh; la costruzione di terminali di movimentazione e delle relative infrastrutture portuali per vettori di idrogeno organico liquido ("LOHC") al fine di gestire 6.000 tonnellate di idrogeno all'anno.
Accade oggi
Commissione: la presidente von der Leyen interviene alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco
Commissione: i commissari Vestager, Jourova, Schinas, Johansson, Simson e Hoekstra partecipano alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco
Parlamento europeo: la presidente Metsola in visita in Polonia
Energia: Simson partecipa al Colloquio internazionale sull'idrogeno, organizzato dalla presidenza belga dell'Ue
Banca centrale europea: discorso di Isabel Schnabel all'EMU Lab dell'Istituto universitario europeo di Firenze