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Von der Leyen userà Draghi “à la carte”
A Ursula von der Leyen sono bastati pochi minuti per dire il suo primo “no” a Mario Draghi. “Saranno necessari finanziamenti comuni per alcuni progetti comuni europei”, ha detto la presidente della Commissione in conferenza stampa. Ma “voglio essere chiara”, ha aggiunto von der Leyen rispondendo alle domande dei giornalisti sulla proposta di nuovo debito comune: “contributi nazionali e risorse proprie”. Tradotto per chi non ha pratica con il giargone dell'Ue: i due soli strumenti che la presidente della Commissione intende prendere in considerazione per finanziare progetti comuni sono quelli tradizionali del bilancio dell'Ue. I soldi che annualmente versano gli stati membri e quelli che entrano attraverso una serie di tasse europee. Niente debito comune, niente Eurobond e niente “common safe asset”, come viene chiamato ora a Bruxelles. Eppure è una delle raccomandazioni contenute nel rapporto Draghi per finanziare, in parte con denaro pubblico, un piano di investimenti da 800 miliardi di euro l'anno, necessario per rilanciare la competitività. L'alternativa è “una lenta agonia”, ha avvertito lo stesso Draghi.
Per gli standard tradizionali dell'Ue, il rapporto Draghi è dirompente: un'analisi approfondita dei mali che affliggono l'Europa (non va tutto bene, come dicono spesso compiaciuti i suoi leader) e una serie dettagliata di proposte per curarli (le vecchie cure non funzionano più, servono “cambiamenti radicali” per usare l'espressione dell'ex presidente della Bce). Draghi e la sua squadra non hanno avuto tabù, né rispettato le linee rosse degli Stati membri. La sua principale raccomandazione è un piano da 800 miliardi di euro di investimenti per garantire che, nel pieno della doppia transizione climatica e digitale e di fronte all'esigenza di riarmarsi per garantire la sua difesa, l'Ue rimanga competitiva di fronte agli altri due giganti Stati Uniti e Cina.
Gli investimenti privati da soli non basteranno, nemmeno quando il mercato dei capitali sarà completato. “Per digitalizzare e decarbonizzare l'economia e aumentare la nostra capacità di difesa, la quota di investimenti in Europa dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali sul Pil, raggiungendo livelli osservati l'ultima volta negli anni '60 e '70”, spiega Draghi nella prefazione del suo rapporto. “Si tratta di una situazione senza precedenti: per fare un confronto, gli investimenti aggiuntivi forniti dal Piano Marshall tra il 1948 e il 1951 ammontavano annualmente a circa l'1-2 per cento del Pil”.
Di qui la raccomandazione di un “titolo sicuro comune” (cioè debito comune) che potrebbe ispirarsi al modello di NextGenerationEu. Con le cautele del caso, quando c'è il sospetto che i paesi indebitati ne vogliano approfittare sulle spalle dei frugali. “L'emissione di questi titoli su base più sistematica richiederebbe una serie di regole fiscali più forti che assicurino che un aumento nel debito comune sia accompagnato da un percorso più sostenibile del debito nazionale”, dice il rapporto. Incentivo aggiuntivo per la Germania: il “common safe asset” faciliterebbe il completamento dell'unione dei mercati dei capitali e rafforzerebbe il ruolo dell'euro come moneta globale.
Nel suo rapporto Draghi suggerisce tre ambiti di azione su cui l'Ue dovrebbe concentrarsi: “sforzi collettivi per colmare il divario in materia di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina” (in particolare le tecnologie avanzate); “un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività”; e una strategia per “aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze”. La lista delle raccomandazioni dirompenti e controverse è lunga: riformare il mercato dell'energia per disaccoppiare i prezzi delle rinnovabili da quelli degli idrocarburi e permettere ai consumatori di sentire i benefici della transizione climatica; allentare le regole sulla concorrenza per consentire il consolidamento del mercato in settori chiave; integrare i mercati dei capitali centralizzando la supervisione; utilizzare gli acquisti congiunti nel settore del gas e degli armamenti; adottare una nuova agenda commerciale per garantire l'indipendenza economica; procedere a una vasta opera di sburocratizzazione e deregolamentazione.
Draghi ha presentato il suo rapporto con toni drammatici. “Siamo arrivati al punto in cui, se non agiamo, saremo costretti a compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà”, ha avvertito l'ex presidente della Bce. La “sfida è esistenziale”, ha aggiunto. Se non si farà nulla, “diventeremo più poveri”, ha insistito. Draghi ha chiesto rapidità e concretezza (compresa la possibilità di usare cooperazioni rafforzate e trattati intergovernativi per uscire dallo stallo delle procedure decisionali comunitarie). Il contenuto del rapporto “non è fallo o muori. E' fallo, o una lenta agonia”.
A prima vista, per Ursula von der Leyen, l'allarme lanciato da Draghi non è così esistenziale. La presidente della Commissione ha assicurato che alcune idee sono già contenute nelle sue linee programmatiche e altre saranno inserite nelle lettere di missione dei commissari. Ma von der Leyen sembra guardare il rapporto come una “carte” da cui scegliere i piatti che preferisce, lasciando da parte quelli che rischiano di provocare tensioni con alcuni stati membri.
Ieri von der Leyen ne ha indicati tre: puntare sul greentech, lavorare sulle competenze, rafforzare la catena di approvvigionamento industriale. Von der Leyen ha anche confermato che nominerà un commissario alla Difesa (anche se si occuperà solo di industria della Difesa). Tutto molto consensuale. Le scelte coraggiose possono aspettare la prossima crisi. “Dovremmo abbandonare l'illusione che solo procrastinare possa preservare il consenso. Anzi, la procrastinazione non ha prodotto altro che una crescita più lenta, e di certo non ha generato più consenso”, ha avvertito Draghi.
La frase
“Fatelo oppure è un'agonia lenta”.
Mario Draghi.
Rapporto Draghi
Mario Draghi, la scelta mancata dell'Ue - All'inizio ha detto “no”. Mario Draghi ha iniziato la presentazione del suo rapporto sul futuro della competitività europea con una confessione. “Quando mi è stato offerto questo compito, lo scorso settembre, all'inizio ho detto di no. Poi ho chiesto un po' di tempo per pensarci prima di impegnarmi. L'offerta era difficile da rifiutare, ma la missione era colossale”. Un anno dopo, ha prodotto un rapporto in due parti basato sulle sue riflessioni, nel quale riemergono alcune critiche sull'inerzia della Commissione, come quella del 6 ottobre 2022 durante il Vertice europeo informale di Praga, nel bel mezzo della crisi energetica, quando Draghi accusò Ursula von der Leyen di “deficit cognitivo” perché lenta a reagire e a prendere decisioni. Questa critica si è sentita anche ieri quando ha insistito sulla necessità di prendere decisioni in tempi rapidi. E si è rivisto il leader disilluso quando ha presentato l'ammontare degli investimenti - 800 miliardi di euro in più all'anno per evitare il declino sociale, economico e ambientale - e gli strumenti per finanziarli. Lui, l'ex presidente della Banca Centrale Europea, diventato famoso con il “whatever it takes” per salvare l'euro, lo ha detto senza mezzi termini. Avremo bisogno di un debito comune. Von der Leyen ha rifiutato ancora una volta di affrontare l'ostacolo. Si è rifugiata dietro i contributi nazionali e le nuove risorse proprie, che finora si sono rivelate impossibili da reperire. “Tutto dipende dalla volontà degli Stati membri di contribuire”, ha commentato l'ex premier italiano, che conosce bene le posizioni dei paesi “frugali”, che si rifiutano di aumentare i loro contributi al bilancio dell'Ue. “Credo che nessuno meglio di te, caro Mario, fosse in grado di condurre un'analisi approfondita della competitività dell'Europa - e di come migliorarla”, ha detto von der Leyen introducendo il rapporto. E forse nessuno era meglio di Draghi per mettere in pratica le sue raccomandazioni.
Ciascuno sceglie il suo piatto nel rapporto Draghi - I gruppi al Parlamento europeo hanno accolto positivamente il rapporto presentato ieri da Mario Draghi. Ciascuno ha scelto di rivendicare alcuni elementi del lungo documento, dimenticando le raccomandazioni che non piacciono. “Il rapporto Draghi vuole giustamente spostare la nostra attenzione sull'innovazione e sulla creazione di ricchezza. Dobbiamo ridurre seriamente l'onere normativo per le aziende europee, non le regole che devono rispettare”, ha detto Andrea Schwab, coordinatore del PPE per il mercato unico. "Siamo lieti di vedere alcune delle priorità del Gruppo dei Socialisti&Democratici nel rapporto, come la decarbonizzazione dell'economia dell'Ue e la necessità di una strategia industriale verde; l'impegno con i valori europei come l'uguaglianza sociale, l'equità e i servizi pubblici di qualità; e infine, la richiesta di finanziamenti comuni dell'UE per colmare il divario di investimenti e il finanziamento necessario per la transizione giusta, verde e digitale”, ha detto la presidente socialista, Iratxe Garcia Perez. “Accogliamo con favore il fatto che il rapporto Draghi riconosca che competitività e decarbonizzazione sono due facce della stessa medaglia", ha detto la Verde Terry Reintke. Anche Elon Musk ha fatto il suo endorsement parziale. “La critica di Mario Draghi è corretta. Una revisione approfondita della normativa UE volta ad eliminare le regole inutili e semplificare le attività in Europa rivitalizzerebbe la crescita e rafforzerebbe la competitività”, ha detto Musk.
Commissione von der Leyen II
La Slovenia nomina una candidata, Ursula conferma un “commissario per la difesa” - Su pressione di Ursula von der Leyen, in cerca di parità per il suo nuovo collegio, il governo sloveno guidato dal liberale Robert Golob (Renew) ha scelto una diplomatica ed ex giornalista, Marta Kos, 59 anni, per il posto di commissario europeo, dopo che la presidente della Commissione era riuscita a convincere Tomaz Vesel a rinunciare. I negoziati con gli Stati membri per l'assegnazione dei portafogli sono ancora in corso e sarebbe “sorprendente” se il nuovo collegio venisse presentato oggi, ci ha detto una fonte. Ma l'80 per cento del collegio è cosa fatta, ci ha spiegato un'altra fonte. Ieri, durante la presentazione del rapporto di Mario Draghi sulla competitività, la presidente ha confermato l'intenzione di nominare “un commissario responsabile del portafoglio Difesa, coadiuvato da diversi commissari per compiere progressi su questo fronte”. La Commissione è responsabile della politica industriale e le parole di von der Leyen suggeriscono che il titolare di questo incarico sarà un vicepresidente esecutivo. La presidente non ha fornito il nome della persona prescelta, ma il profilo della carica corrisponde alle ambizioni della Francia e del suo candidato Thierry Breton.
Green deal
Breton traccia un quadro poco roseo per l'auto elettrica nel 2035 - Se ieri è stata la giornata del rapporto di Mario Draghi, con tutte le sue raccomandazioni che toccano anche il Green deal, il commissario Thierry Breton ha incontrato il settore dell'automotive per fare il punto su uno dei suoi principali provvedimenti: la fine dell'auto con motore a combustione nel 2035. Non sarà facile. Nel 2024 il mercato dei veicoli elettrici a batteria in Europa è entrato in stagnazione, con un calo della quota di mercato per gli EV (dal 14,6 per cento nel 2023 al 12,5 per cento nella prima metà del 2024). La produzione di veicoli elettrici a batteria nell'Ue dovrebbe diminuire leggermente quest'anno, a fronte di un deficit commerciale di 8,8 miliardi di euro con la Cina in questo settore. Breton si è detto “preoccupato per i recenti annunci di chiusure di stabilimenti”. Secondo il commissario, uno dei maggiori deterrenti alla transizione alla mobilità elettrica è l'autonomia del veicolo combinata con l'infrastruttura di ricarica, che è carente e molto concentrata in Germania, Francia e Paesi Bassi. Tutti i paesi dell'Europa centrale e orientale messi insieme hanno meno infrastrutture di ricarica del Belgio. Per Breton servono 800 miliardi di euro di investimenti per le sole reti elettriche.
Migranti
La Germania reintroduce i controlli alle frontiere Schengen - E' il primo effetto concreto dell'avanzata del partito di estrema destra AfD nelle urne. Il ministro tedesco dell'interno, Nancy Faeser, ieri ha annunciato che la Germania reintrodurrà dal 16 settembre i controlli alle frontiere terrestri con tutti i paesi confinanti (Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia, Svizzera, Austria, Repubblica ceca e Polonia) in deroga alla libera circolazione di Schengen, nel tentativo di contrastare l'immigrazione irregolare e proteggere la popolazione da minacce terroriste. "Stiamo rafforzando la sicurezza interna e continuando la nostra linea dura contro l'immigrazione irregolare", ha detto Faeser. In teoria i controlli alle frontiere saranno temporanei. Inizialmente dureranno sei mesi. Ma la Commissione in passato è stata decisamente lassista di fronte alle decisioni nazionali in deroga a Schengen. Austria, Danimarca e Francia sono tra i paesi che dal 2015 hanno rinnovato talmente tante volte i controlli temporanei da farli diventare definitivi. I flussi migratori, tuttavia, mostrano la loro inefficacia. Vale anche per la Germania, che a marzo aveva imposto controlli alle frontiere con Polonia, Repubblica ceca e Svizzera. Il ministro austriaco dell'Interno, Gerhard Karner, ha detto alla Bild che non accetterà migranti respinti dalla Germania alla frontiera.
Orban minaccia di mandare i migranti in bus a Bruxelles, che denuncia una "provocazione" - Il Belgio ieri ha definito una "provocazione" la minaccia del governo ungherese di caricare su degli autobus decine di migranti illegali e inviarli a Bruxelles, dopo le critiche del governo belga alle politiche migratorie dell'esecutivo di Viktor Orban. La minaccia "testimonia di una mancanza di rispetto per le istituzioni europee e le politiche comuni", ha fatto sapere il segretario di stato all'Asilo, Nicole de Moor, che ha chiesto all'ambasciatore presso l'Ue di sollevare il caso con il suo omologo ungherese. Il Belgio ha anche chiesto alla Commissione di Ursula von der Leyen di reagire "con fermezza e determinazione". Ma il prossimo governo potrebbe cambiare posizione. Il leader del partito liberale francofono MR, George Louis Bouchez, che sta negoziando con il partito nazionalista fiammingo della N-VA, ha detto che "l'Ungheria ha ragione nel mostrare a questa sinistra benpensante gli effetti reali della sua politica. Rifiutate il rimpatrio degli irregolari, il ricorso a Frontex e i respingimenti. E vi lamentate dopo?".
Patrioti
Bardella coinvolto nello scandalo della truffa del RN al Parlamento europeo - Il presidente di Patriots for Europe, il nuovo gruppo di estrema destra al Parlamento europeo, si è trovato coinvolto nello scandalo dei posti di lavoro fittizi del suo partito, l'allora Front National, pagati dall'Europa. All'epoca, Jordan Bardella era un giovane del partito ed era stato assunto come assistente parlamentare. “Gli investigatori dell'Office central de lutte contre la corruption et les infractions financières et fiscales (OCLCIFF), a cui il Parlamento europeo si era rivolto nel 2015, non si sono soffermati sul suo caso. Le indagini si sono concentrate su deputati e collaboratori accusati di aver sottratto somme di denaro più ingenti”, spiega Tristan Berteloot, giornalista del quotidiano Libération, in un libro di prossima pubblicazione intitolato ‘La machine à gagner’. Per mascherare questo posto di lavoro fittizio, Bardella ha contribuito a produrre documenti falsi sul suo lavoro, sostiene il giornalista. Jordan Bardella ha denunciato ieri “accuse false e diffamatorie (…). Nessuno si lascerà ingannare da questo rozzo tentativo di destabilizzazione, a pochi giorni dall'apertura del processo agli assistenti parlamentari che hanno preso di mira il RN”, ha aggiunto. Il processo si aprirà il 30 settembre. Marine Le Pen e 27 membri o ex membri del Front National, ora noto come Rassemblement National, saranno processati per aver preso parte a un vasto sistema di presunta appropriazione indebita di fondi pubblici. Questi dirigenti o ex dirigenti del movimento lepenista rischiano fino a dieci anni di reclusione e una multa fino a un milione di euro, oltre a cinque anni di ineleggibilità, che potrebbero essere decisivi per il futuro politico di Marine Le Pen.
Antitrust
La politica di Vestager nuovamente davanti alla Corte dell'Ue - La Corte di giustizia dell'Ue questa settimana si pronuncerà su alcune delle decisioni storiche che hanno segnato il mandato di Margrethe Vestager come commissaria della Concorrenza. Oggi i giudici dell'Ue si esprimeranno sulla decisione della Commissione di dichiarare come aiuti di stato illegali i vantaggi fiscali di cui Apple ha beneficiato in Irlanda attraverso un tax ruling e la conseguente richiesta al gigante americano di restituire 13 miliardi di euro più interessi. Sempre oggi la Corte di giustizia pubblicherà la sentenza sul ricorso presentato da Google per la multa record (2,4 miliardi di euro) per abuso di posizione dominante inflitta dalla Commissione per il servizio Google Shopping. Il momento è importante. Vestager farà una conferenza stampa dopo le due sentenze. Domani i giudici di Lussemburgo si esprimeranno su un altro caso di abuso di posizione dominante di un gigante tecnologico, Qualcomm.
Sedie musicali
La Commissione offre agli ex deputati i posti di coordinatori delle TEN-T - La Commissione di Ursula von der Leyen ieri ha annunciato la nomina di nove coordinatori europei per contribuire a completare la rete transeuropea dei trasporti (TEN-T). Sette saranno responsabili dei corridoi di trasporto, mentre due si occuperanno delle priorità orizzontali. Il loro compito è di collaborare con gli Stati membri, le città, le regioni e i gestori delle infrastrutture a livello locale, regionale, nazionale ed europeo per facilitare il lavoro verso il completamento della TEN-T. Chi sono? L'italiano Carlo Sechi per il corridoio Atlantico; la danese Anne Elisabet Jensen per quello Mar Baltico-Adriatico; il belga Mathieu Grosch per quello Mediterraneo; la francese Catherine Trautmann per quello del Mar Baltico del Nord; il polacco Pawel Wojciechowski per quello Mare del Nord-Reno-Mediterraneo; l'irlandese Pat Cox per quello Sandinavo-Mediterraneo e il rumeno Marian-Jean Marinescu per quello Balcani occidentali-Mediterraneo orientale. Il tedesco Matthias Ruete sarà coordinatore per il sistema di gestione europeo del traffico ferroviario, mentre la tedesca Gesine Meissner per lo spazio marittimo europeo. Il criterio di scelta? Con l'eccezione Wojciechowski e Ruete, tutti gli altri prescelti sono ex deputati europei.
Accade oggi
Presidenza ungherese dell'Ue: incontro informale dei ministri dell'Agricoltura a Budapest
Commissione: conferenza stampa della vicepresidente Vestager sulle sentenze della Corte di giustizia dell'Ue
Commissione: la presidente von der Leyen incontra il premier della Finlandia, Petteri Orpo
Commissione: i commissari Dombrovskis e McGuinness partecipano alla tavola rotonda di Alto livello su "Prevenire l'elusione delle sanzioni Ue su merci sensibili"
Commissione: discorso della vicepresidente Jourova a un dibattito di alto livello su AI e democrazia
Commissione: il commissario Breton incontra il ministro dell'Industria della Repubblica ceca, Jozef Sikela
Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell in Egitto partecipa alla riunione ministeriale della LEga degli Stati arabi
Parlamento europeo: la presidente Metsola incontra il premier della Finlandia, Petteri Orpo
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza nella causa Commissione contro Irlanda sugli aiuti di Stato illegali a favore di Apple attraverso un tax ruling; sentenza sull'abuso di posizione dominante di Google Shopping; sentenza sulla vendita violazione delle sanzioni contro la Russia
Corte di giustizia dell'Ue: sentenza del Tribunale sulle violazioni dei diritti fondamentali da parte di Eulex Kosovo
Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza
Eurostat: dati sulla protezione temporanea a luglio
Spero che l'automotive sia compresa nel piano di decarbonizzazione e per rendere l'industria europea competitiva non basta finanziare ricerca e sviluppo all'industria dell'auto ma bisognerà avere rapidamente in circolazione milioni di auto, bisognerà cioè finanziare i compratori in maniera consistente. Il costo dell'auto dovrà essere pari a quella cinese altrimenti si finanzia l'industria ma non si vedranno auto a milioni in circolazione e quel finanziamento all'industria sarà solo una catastrofe. Finanziamenti (what ever it takes) consistenti per uno dei settori più sviluppati e di altissimo livello il cui declino (vedi VW) segnerebbe un pesantissimo e definitivo impoverimento per l'Europa. Con auto in circolazione che numerose permettono di raggiungere il punto di pareggio dell'investimento si portano i costi a livello cinese in maniera strutturale. Insomma, bisogna alimentare con finanziamenti formidabili l'acquisto di auto da parte dei cittadini europei. Questa mia riflessione sarà un'ovvietà ma "repetita iuvant".