Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all'Ue. Oggi è Christian a prendere i comandi.
L'incubo di Ursula: 50 sporchi franchi tiratori
Cinquanta voti. Ursula von der Leyen ha bisogno di una cinquantina di voti per assicurarsi l'elezione al Parlamento europeo il 18 luglio. I calcoli del Partito Popolare Europeo, la sua famiglia politica, ci sono stati confermati da diverse fonti parlamentari. L'incubo ricomincia. Nel 2019, tirata fuori dal cilindro da Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen era stata confermata dalla plenaria di Strasburgo alla carica di Presidente della Commissione con soli 9 voti a favore. Cinque anni dopo, come candidata del PPE per un secondo mandato, dovrà condurre una difficile campagna per conquistare voti senza perderne altri per strada.
Non è stato stappato lo champagne al vertice di ieri per Ursula. I leader dell'UE questa notte hanno deciso di proporre la sua riconferma per un secondo mandato, ma i conti non tornano ancora. Per poter entrare in carica ha bisogno del sostegno di 361 dei 720 eurodeputati nella votazione prevista per il 18 luglio. E questa maggioranza non è garantita. I tre gruppi della sua coalizione, il Partito Popolare, i Socialisti e i Liberali, hanno 399 eletti. Ma, secondo le stime di Bruxelles, circa cinquanta potrebbero mancare all'appello a causa dei franchi tiratori. "La maggioranza è molto risicata", ammette un alto diplomatico. Ursula von der Leyen non è amato, contrariamente a quanto vorrebbero far credere i suoi servizi. "Tutto dipenderà dalla disciplina di voto", sottolinea il diplomatico. E la disciplina è incerta. Calcoli e risentimenti: tutto gioca contro contro Ursula von der Leyen. Se fallisse, i leader dovranno nominare un nuovo candidato presidente. Alcuni dentro il PPE non hanno rinunciato al sogno di guidare la Commissione.
Il fallimento di Ursula von der Leyen non avrà alcun impatto sugli altri due prescelti nell'esercizio dei “Top Jobs”: l'ex primo ministro socialista portoghese Antonio Costa per la presidenza del Consiglio europeo e il primo ministro liberale estone, Kaja Kallas, come Alto rappresentante per la politica estera. Ursula ha invece solo diciotto giorni per convincere i riluttanti e raccogliere consensi al Parlamento europeo. Se non riuscirà a trovare una cinquantina di deputati in più per mettersi al sicuro, il voto sull'investitura al Parlamento potrebbe essere rimandato a settembre. Questa ipotesi è già in discussione. Il portoghese José Manuel Barroso si era trovato nella stessa situazione quando venne confermato per un secondo mandato dai capi di stato e di governo nel 2009, ricordano le nostre fonti parlamentari.
Il compito non sarà facile. Sul Mattinale Europeo abbiamo già pubblicato la mappa dei potenziali franchi tiratori. Ora Ursula von der Leyen si dovrà rivolgere al gruppo dei Verdi. I suoi 54 membri eletti possono fare la differenza. Ma, pur essendo pronti a sostenere la riconferma di Ursula von der Leyen, hanno alcune richieste. Vogliono salvare il Green Deal. Si tratta di una linea rossa per il PPE, che vuole fare marcia indietro su alcune disposizioni, in particolare sulla data del 2035 per la fine delle auto a benzina. Ursula von der Leyen si è avvicinata anche al gruppo ECR, dominato da membri di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni. Ma si sta avventurando in “un campo minato”.
Un accordo con l'ECR è fuori discussione, hanno avvertito i socialisti e i liberali. Von der Leyen ha incontrato la presidente del gruppo socialista, la spagnola Iratxe Garcia Perez, che l'ha informata dei limiti da non superare. "Il nostro voto non è un assegno in bianco. La nostra linea rossa è chiara: non ci sarà alcun accordo con l'estrema destra, né con l'ECR né con l'ID", i due gruppi di estrema destra presenti in Parlamento. Una posizione simile è stata espressa dal gruppo Renew, guidato dalla deputata francese Valérie Hayer.
La situazione è "molto polarizzata" dentro Parlamento europeo, ha spiegato un altro diplomatico europeo. "Al minimo passo falso Ursula von der Leyen perderà voti", ci ha spiegato. Ursula von der Leyen non può prendere alcun impegno in pubblico. Può solo fare promesse verbali. L'arroganza dei leader del PPE è fonte di irritazione per le altre famiglie politiche. "I capi di Stato e di governo dovrebbero ora accettare la decisione democratica del popolo con un ampio consenso: il PPE ha vinto le elezioni", ha affermato il presidente del PPE, Manfred Weber, alla riunione dei leader della famiglia organizzata prima del vertice europeo. Ma Weber ha davvero il controllo sui voti dei suoi 189 rappresentanti eletti? "Il voto per la nomina del presidente della Commissione europea avviene a scrutinio segreto. Tutto è possibile", ci ha spiegato un funzionario dell'Assemblea.
Nel 2019, Ursula von der Leyen aveva perso un centinaio di voti del PPE, dei socialisti e dei liberali. All'epoca, il PPE la considerava un'usurpatrice imposta da Emmanuel Macron dopo che aveva respinto Manfred Weber, il suo candidato. Cinque anni dopo, Ursula von der Leyen è diventata la Spitzenkandidat del PPE, ma nonostante questo status, non gode ancora di un sostegno unanime all'interno della sua famiglia. E i virulenti attacchi di Manfred Weber ai socialisti hanno allontanato molti degli eurodeputati del secondo gruppo del Parlamento europeo.
Anche il sostegno dei parlamentari di Fratelli d'Italia non è scontato. Nel 2019 avevano votato contro la sua candidatura. Giorgia Meloni lo ha ribadito durante la campagna elettorale e negli incontri con gli altri leader dell'estrema destra europea. Tutti hanno espresso la loro ostilità nei confronti della Presidente della Commissione, descritta come l'incarnazione di "Bruxelles" e della sua burocrazia di eurocrati non eletti che impongono le loro regole agli europei. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, il più grande partito politico francese, ha ripetuto queste accuse durante la campagna elettorale in vista delle legislative domenica.
Ursula von der Leyen non ha molto spazio di manovra se la disciplina di gruppo non funziona. Giorgia Meloni chiede un posto di vicepresidente per il commissario italiano e un ampio portafoglio. Parigi riconfermerà il commissario Thierry Breton e lo vuole a capo delle direzioni generali della Politica industriale e della Difesa della Commissione. Anche Madrid vuole un posto importante per il suo commissario, Teresa Ribera, incarnazione della difesa del Green deal. Ursula von der Leyen non può impegnarsi apertamente, ma cercherà di assicurarsi l'appoggio dei socialisti spagnoli, dei liberali francesi e forse di ottenere il sostegno dei membri eletti del Gruppo Verde, ridando lustro al Green deal.
Il problema è che ormai tutti sanno come opera von der Leyen e tutti vogliono assicurarsi che il proprio commissario ottenga una posizione di alto profilo. Ursula von der Leyen, invece, ha fatto tutto il contrario durante il suo primo mandato: presidenza personalizzata, mancanza di collegialità, conflitti con i commissari, creazione di tensioni tra loro per dividere e conquistare. Tutti questi comportamenti sono stati pubblicamente denunciati dai commissari Thierry Breton, Josep Borrell, Paolo Gentiloni e Nicolas Schmit. Von der Leyen "non cambierà", dice un alto diplomatico. La sua conferma non è assicurata. Una bocciatura sarebbe una prima.
La frase
"Quello che sta accadendo (…) puzza di colpo di stato dei burocrati europei sulla pelle dei cittadini".
Matteo Salvini, vice primo ministro italiano.
Conclave europeo
Fumata bianca sui “Top Jobs” - Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio europeo e Kaja Kallas Alto rappresentante per la politica estera: questa notte i capi di stato e di governo dell'Unione europea hanno scelto i leader delle istituzioni comunitarie per i prossimi cinque anni, nonostante il voto in dissenso di Giorgia Meloni e Viktor Orban. Il presidente del Consiglio italiano e il premier ungherese sono stati gli unici due membri del Consiglio europeo a non sostenere il trio concordato dalla maggioranza europeista formata da Partito popolare europeo, Partito socialista europeo e liberali di Renew. La tedesca von der Leyen era la Spitzenkandidat del Ppe, che si è confermato come primo gruppo al Parlamento europeo, aumentando i suoi seggi alle elezioni del 9 giugno. Costa è l'ex premier socialista del Portogallo, conosciuto per le sue abilità negoziali e i successi economici dopo i salvataggi durante la crisi della zona euro. Kallas è la premier liberale dell'Estonia, una delle voci più forti e coraggiose a favore del sostegno all'Ucraina di fronte alla guerra di aggressione della Russia.
Meloni vota contro Costa e Kallas, si astiene su von der Leyen - Doveva essere la kingmaker dei “Top Jobs”, invece si è ritrovata isolata. Giorgia Meloni ha votato contro il socialista Costa e la liberale Kallas, mentre ha deciso di astenersi su von der Leyen. “La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito”, ha scritto Meloni su X al termine del Consiglio europeo, mentre gli altri capi di governo si congratulavano con von der Leyen, Costa e Kallas. “Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni”, ha spiegato il presidente del Consiglio italiano. Il suo vicepremier, Matteo Salvini, ha denunciato un “colpo di stato” contro la volontà degli elettori. Un argomento simile è servito a Orban a giustificare la sua opposizione a von der Leyen (il premier ungherese si è astenuto su Kallas e ha votato a favore di Costa). L'argomento di Meloni e Orban è stato respinto dal presidente uscente del Consiglio europeo, Charles Michel, Le tre persone scelte per guidare l'Ue sono un “segnale forte in termini di democrazia europea. Abbiamo tenuto conto dei risultati delle elezioni europee”.
Von der Leyen tende nuovamente la mano a Meloni - Giorgia Meloni ieri ha detto che intende continuare “a lavorare per dare finalmente all'Italia il peso che le compete in Europa”. Un modo per esigere un commissario di peso o un vicepresidente esecutivo da Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione ha reagito all'astensione di Meloni, tendendole la mano. “Giorgia Meloni si è astenuta. Penso che sia molto importante lavorare bene con il primo ministro d'Italia come con tutti gli altri stati membri. Questo è il principio che seguo ogni volta”, ha detto von der Leyen, annunciando che si rivolgerà alle delegazioni nazionali dei gruppi fuori dalla maggioranza per convincerli a partecipare a “un'ampia maggioranza per un'Europa forte”.
Il PPE cerca di reintegrare Meloni - Prima il polacco Donald Tusk, poi l'austriaco Karl Nehammer, infine il cipriota Nikos Christodoulides: i capi di Stato e di governo del PPE hanno cercato di ricucire lo strappo con Giorgia Meloni, furiosa per non essere stata coinvolta nei negoziati sui Top Jobs tra popolari, socialisti e liberali. “Nessuno rispetta la premier Giorgia Meloni e l'Italia più di me”, ha detto il premier polacco Tusk. “Non c'è Europa senza Italia e non c'è decisione senza la premier italiana. E' ovvio”. “Penso che sia importante includere bene l'Italia, in particolare la premier, in questo processo negoziale”, ha detto il cancelliere austriaco Nehammer. “Lo sostengo anche all'interno del Partito popolare europeo: Giorgia Meloni è un primo ministro che ha intrapreso molte buone iniziative per l'Unione europea e per la sicurezza alle nostre frontiere esterne”. Prima del Consiglio europeo, Meloni ha avuto un incontro bilaterale con il presidente cipriota, Nikos Christodoulides, secondo il quale la premier italiana “su alcuni argomenti ha ragione”. Il corteggiamento non ha funzionato
Rutte e De Croo ricordano a Meloni i principi della democrazia nell'Ue - Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ieri ha negato che Giorgia Meloni sia stata “esclusa” dai negoziati sui Top Jobs. “La difficoltà è che una volta ogni cinque anni i membri del Consiglio europeo sono principalmente leader di partiti politici. Gli altri cinque anni siamo realmente capi di Stato e di governo. Rappresentiamo qui il nostro intero paese. Ma una volta ogni cinque anni e' un processo politico di partito", ha detto Rutte. “Il fatto è che l'ECR, che è il partito a cui appartiene il partito di Giorgia Meloni, non è coinvolto in queste discussioni perché non è accettabile per la coalizione”, ha spiegato Rutte. Il premier belga, Alexander De Croo, ha ricordato che al Parlamento europeo “ci sono tre gruppi disposti a lavorare insieme. E' così che funziona la democrazia. Si forma una coalizione di gruppi politici che vogliono lavorare insieme, che vogliono garantire stabilità, che vogliono essere orientati all'azione". Secondo De Croo, “la democrazia non significa solo bloccare”.
Alexander De Croo critica il trio uscente von der Leyen-Michel-Borrell - Una piccola frase del primo ministro belga, Alexander De Croo, illustra lo stato pietoso delle relazioni tra i leader uscenti delle istituzioni comunitarie. Ursula von der Leyen e Charles Michel sono stati in conflitto permanente nel corso di questi ultimi cinque anni, entrambi rivendicando il posto di presidente dell'Europa. Anche l'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, è entrato in rotta di collisione con la presidente della Commissione, a causa della sua volontà di accentrare le decisioni e di espandere la propria azione oltre le sue competenze. “Se c'è una cosa che dobbiamo migliorare è assicurarci di avere persone di qualità che vogliono lavorare insieme”, ha detto ieri De Croo.
Sedie musicali
Macron vuole marcare stretto von der Leyen con Breton - Il presidente francese, Emmanuel Macron, intende confermare Thierry Breton come commissario della Francia e chiedere un posto di vicepresidente esecutivo nella prossima Commissione. Lo scoop è di Le Monde. I rapporti tra Ursula von der Leyen e Breton si sono deteriorati nell'ultima parte della legislatura, in particolare dopo che la presidente della Commissione si è attribuita i meriti delle iniziative sulla difesa, che lei stessa aveva frenato per l'ostilità della Germania. Uno degli obiettivi di Macron è di “marcare stretto” von der Leyen con Breton, perché teme che la presidente della Commissione, una volta rieletta, sarà meno sensibile alle richieste della Francia.
L'Irlanda non risponderà agli appelli di von der Leyen sulla parità di genere - Ursula von der Leyen questa volta farò fatica a promettere la parità di genere nella sua Commissione. Diversi governi hanno già avanzato il nome di un uomo per il posto di commissario e non intendono rispondere positivamente alla richiesta di von der Leyen di presentare due candidati, compresa una donna. Il premier irlandese, Michael McGrath, ieri ha detto che non invierà il nome di una donna oltre a quello dell'ex ministro delle Finanze, Michael McGrath, “Sono consapevole che la presidente von der Leyen potrebbe cercare il nome di un uomo e di una donna. L'Irlanda ha fatto questo in passato, a volte l'Irlanda ha inviato un nome, a volte l'Irlanda ha inviato più di un nome. In questa occasione, e nel rispetto dei trattati, abbiamo deciso di inviare un nome", ha affermato il Taoiseach.
Geopolitica
Difesa, la ribellione dei frugali - Il denaro non è il motore della guerra per i "frugali" dell'Ue. Ursula von der Leyen ha quantificato in 500 miliardi di euro in dieci anni il fabbisogno di investimenti dell'industria europea della difesa. Ma quando ieri ha presentato questa cifra ai leader europei, alcuni di loro si sono bloccati. L'olandese Mark Rutte e il tedesco Olaf Scholz hanno detto “no”. Una posizione non sorprendente da parte del cancelliere, ma incomprensibile da parte del nuovo Segretario Generale della Nato, nominato dai suoi pari per rafforzare il pilastro europeo dell'Alleanza. "Questo sarà il problema di diversi Stati membri, perché se tutti hanno problemi di bilancio, tutti hanno problemi di difesa", ci ha spiegato un diplomatico. “La soluzione consisterà nel trovare risorse proprie per finanziare questi investimenti", ha sottolineato. C'è stato un acceso scambio di opinioni tra Mark Rutte e il primo ministro polacco Donald Tusk sul completamento del progetto Scudo orientale, una linea di difesa terrestre che si estende fino agli Stati baltici lungo i confini con la Russia e la Bielorussia, sulla falsariga della Linea Maginot e della Linea Sigfrido. L'utilità del progetto non è evidente, soprattutto contro gli attacchi missilistici. La Polonia vuole stanziare 2,3 miliardi di euro per il progetto e chiede un finanziamento europeo, che Mark Rutte ha rifiutato. I due leader si sono rinfacciati i rispettivi contributi alla spesa per la difesa. "La Polonia spende il 4% del suo Pil, mentre i Paesi Bassi arrivano a malapena al 2%", ha detto Donald Tusk. Si trattava di una frecciata all'olandese, che non era la prima scelta dei paesi dell'Europa centrale per il posto alla Nato.
Zelensky firma l'accordo di sicurezza con Michel e von der Leyen - Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha firmato l'accordo sulle garanzie di sicurezza con l'Unione europea. Sul piano militare il documento promette di fornire 5 miliardi di euro quest'anno e una cifra analoga ogni anno fino al 2027. “Il Fondo di assistenza per l'Ucraina avrà un budget di 5 miliardi di euro per il 2024. Ulteriori aumenti annuali comparabili potrebbero essere previsti fino al 2027, sulla base sulle esigenze dell’Ucraina e soggetto all’orientamento politico del Consiglio”, dice l'accordo. Problema: l'Ungheria di Viktor Orban continua a bloccare l'adozione dei sette atti legislativi per far funzionare il Fondo di assistenza per l'Ucraina. Durante il Consiglio europeo di ieri, a Viktor Orban è stato nuovamente offerto un “opt out” dal Fondo di assistenza per l'Ucraina sul modello di quanto concordato alla Nato per permettere all'Ungheria di non partecipare al sostegno a Kyiv. Al di là del sostegno e della cooperazione nel settore militare, l'Ue si impegna anche a sostenere i progressi dell'Ucraina nel processo di adesione e a contribuire alla stabilità macro-economica di Kyiv. L'accordo prevede una "integrazione graduale" dell'ucraina nel mercato unico dell'Ue.
Presidenze
L'Ue incrocia le dita sulla presidenza Orban - Da lunedì sarà l'Ungheria di Viktor Orban ad assumere la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue. Gran parte degli altri stati membri incrociano le dita perché temono che dietro lo slogan provocatorio “Make Europe Great Again” si nasconda il tentativo di smantellare l'Ue. Ma gli ottimisti vedono segnali positivi. “Recentemente l'Ungheria ha tolto il veto su diverse questioni” legate all'Ucraina, ci ha spiegato un funzionario: “Dimostra la volontà di assumere la presidenza in modo onesto. C'è un'aspettativa che come tutte le presidenze agisca come mediatore onesto”. Un ambasciatore riconosce che “gli ungheresi nell'ultimo periodo hanno sbloccato diversi file che erano bloccati o non si sono messi di traverso su decisioni importanti”. Un diplomatico ci ha spiegato che l'ambasciatore ungherese presso l'Ue, che avrà il compito di presiedere il Coreper (l'organismo che prepara le riunioni del Consiglio) “gioca bene il ruolo di pompiere” quando Orban appicca incendi a Bruxelles. “Valuteremo tutto dai fatti. Non dagli slogan della presidenza”, ci ha detto il diplomatico. “La presidenza non significa essere il boss d'Europa. La presidenza significa che devi fare i compromessi”, ha ricordato il premier belga, Alexandre de Croo, al termine del suo semestre.
I portavoce della presidenza belga dell'Ue nominati dal Mattinale europei dell'anno - Se il premio europeo dell'anno dovesse essere assegnato a giugno, il Mattinale Europeo lo attribuirebbe ai due portavoce della presidenza belga del Consiglio dell'Ue. Professionali, gentili, sempre disponibili a rispondere alle domande dei giornalisti, a dare una spiegazione, un dettaglio, una notizia, con un sorriso: Alexandre Brecx e Niels Timmermans resteranno a lungo nella memoria della sala stampa dell'Ue. Grazie per l'aiuto degli ultimi sei mesi.
Accade oggi
Commissione: il vicepresidente Schinas a Salonicco partecipa alla cerimonia di chiusura dell'EuroPride 2024
Commissione: il commissario Schmit partecipa online all'evento Green Transition Forum 4.0.
Commissione: il commissario Wojciechowski a San Paolo partecipa al Global Agribusiness Forum 2024.
Commissione: il commissario Hoekstra a Roma partecipa al panel "Climate Action Across Europe" del Climate Reality Leadership Training, insieme ad Al Gore
Eurostat: dati su espulsioni e rimpatri nel primo trimestre; dati sui bambini migranti nel 2023