Buongiorno!
L’ Unione Europea oggi somiglia sempre di più al re nudo della favola di Andersen.
Cerimonie,dichiarazioni solenni, tavoli di emergenza e summit a ventisette, ma il vestito non c’è più.
Eppure nessuno lo dice.
I cortigiani la vedono benissimo, la nudità, ma tutti fingono: per interesse, per lo stipendio, per il mestiere di gazzettieri,per comoda diplomazia.
C’è anche chi, forse in buona fede, continua a credere nell’ utopia della regalità, nell’idea di un’Europa unita, giusta, democratica.
Poi è arrivato Trump.
Che non è certo un bambino innocente, ma ha fatto – brutalmente – ciò che nella fiaba fa il bambino:
ha detto ad alta voce quello che tutti pensavano e nessuno osava dire.
Che l’Europa non conta, che la NATO senza gli USA è un guscio vuoto, che i Paesi europei da soli non si difendono, non decidono, non pagano.
E il re, a quel punto, ha continuato a camminare. Nudo. Fingendo che tutto andasse bene.
Ma il problema non è Trump. Il problema è se noi europei vogliamo ancora credere nella favola. O iniziare a scriverne un’altra.
L’ Unione Europea oggi somiglia sempre di più al re nudo della favola di Andersen.
Cerimonie,dichiarazioni solenni, tavoli di emergenza e summit a ventisette, ma il vestito non c’è più.
Eppure nessuno lo dice.
I cortigiani la vedono benissimo, la nudità, ma tutti fingono: per interesse, per lo stipendio, per il mestiere di gazzettieri,per comoda diplomazia.
C’è anche chi, forse in buona fede, continua a credere nell’ utopia della regalità, nell’idea di un’Europa unita, giusta, democratica.
Poi è arrivato Trump.
Che non è certo un bambino innocente, ma ha fatto – brutalmente – ciò che nella fiaba fa il bambino:
ha detto ad alta voce quello che tutti pensavano e nessuno osava dire.
Che l’Europa non conta, che la NATO senza gli USA è un guscio vuoto, che i Paesi europei da soli non si difendono, non decidono, non pagano.
E il re, a quel punto, ha continuato a camminare. Nudo. Fingendo che tutto andasse bene.
Ma il problema non è Trump. Il problema è se noi europei vogliamo ancora credere nella favola. O iniziare a scriverne un’altra.