Buongiorno! Sono Christian Spillmann e, insieme a David Carretta, vi presentiamo Il Mattinale Europeo.
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Un'Europa potenza nucleare e sovrana: l'inconcepibile diventa possibile
L'Europa potenza nucleare. E l'Europa sovrana per i suoi armamenti. Il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz ha riaperto il dibattito su questi temi fino a ora inconcepibili. La necessità di rafforzarsi e diventare indipendenti si impone man mano che l'Europa assiste "in tempo reale" all'ascesa di un regime autoritario negli Stati Uniti e si sente vulnerabile di fronte alla messa in discussione della garanzia di sicurezza americana da parte del presidente Donald Trump, il cui obiettivo è di disgregare l'Unione.
"La mia priorità assoluta sarà rafforzare l'Europa il più rapidamente possibile, in modo da ottenere gradualmente una vera indipendenza dagli Stati Uniti. Non avrei mai pensato di dover dire una cosa del genere in una trasmissione televisiva", ha dichiarato Friedrich Merz, scuotendo i suoi partner europei, poche ore dopo aver ottenuto la conferma della vittoria elettorale del suo partito, la CDU. Occorrerà aspettare i fatti. Anche Angela Merkel aveva riconosciuto il divario tra l'Europa e l'America di Donald Trump durante il primo mandato dell'americano. "Noi europei dobbiamo davvero prendere in mano il nostro destino", aveva affermato Merkel nel maggio 2017, il giorno dopo un vertice del G7 a Taormina minato dai disaccordi. Parole forti, ma non è seguito nulla, se non il vuoto degli anni di Olaf Scholz.
Merz diventerà cancelliere poco più di due mesi dopo l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Le relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea sono in subbuglio. "Non mi faccio alcuna illusione su ciò che sta accadendo oggi in America", ha dichiarato il futuro cancelliere. "È diventato chiaro che gli americani, o almeno questa parte degli americani, questo governo, sono in gran parte indifferenti al destino dell'Europa", ha sottolineato Merz. "Vediamo in tempo reale come un regime autoritario si stia instaurando negli Stati Uniti", ha confidato un alto diplomatico europeo al Mattinale Europeo.
Friedrich Merz, l'atlantista, aderisce dunque all'analisi sulla necessità di una maggiore autonomia e di una vera capacità d'azione per l'Unione Europea, sviluppata dal presidente francese Emmanuel Macron dal vertice di Versailles del 2022 in poi. Il futuro cancelliere va molto lontano, perché riconosce il rischio della fine dell'Alleanza Atlantica con la perdita di credibilità della garanzia di sicurezza da parte di Donald Trump. "Sono molto curioso di vedere quale traiettoria prenderemo entro il vertice della Nato di fine giugno, se parleremo ancora della Nato nella sua forma attuale o se non dovremo stabilire molto più rapidamente una capacità di difesa europea autonoma. Per me è una priorità assoluta", ha annunciato Merz ai suoi compatrioti e agli altri Stati membri ancora convinti che Trump tornerà su posizioni migliori se destineranno più risorse alla difesa. Trump ha chiesto di portarle al 5 per cento del Pil nazionale, un obiettivo impossibile per quasi tutti.
Merz sembra aderire anche a una logica fino ad ora inconcepibile: un ombrello nucleare europeo per dissuadere qualsiasi volontà di aggressione contro gli europei. "Dobbiamo avere discussioni con britannici e francesi - le due potenze nucleari europee - per sapere se la condivisione nucleare, o almeno la sicurezza nucleare del Regno Unito e della Francia, potrebbe applicarsi anche a noi", ha dichiarato Merz durante la campagna elettorale. Merz ha così riaperto il dibattito su una scelta esistenziale per l'Unione Europea: la sovranità o la sudditanza. Abbiamo già affrontato il tema dell'Europa "potenza dotata" del nucleare sul Mattinale. "L'idea di un ombrello nucleare franco-britannico sta prendendo piede! Questo approccio è molto più realistico di una dissuasione nucleare europea condivisa", sottolinea l'analista francese Etienne Marcuz con una serie di commenti e spiegazioni pubblicati su X.
Questo dibattito si completa con un'altra scelta difficile per gli Stati membri: quella dei loro armamenti, in un momento in cui tutti stanno aumentando i loro bilanci militari nazionali e le voci destinate alla difesa nel bilancio pluriennale dell'UE. Francia e Germania collaboreranno finalmente per lo scudo antimissile europeo? La Germania supererà le sue riserve sull'accordo che prevede di imporre il 65 per cento di componenti europee per i finanziamenti del programma industriale di difesa EDIP? L'Europa accelererà l'implementazione di IRIS2, la costellazione di satelliti per le comunicazioni rivale di Starlink? È giunta l'ora delle scelte. "Se l'obiettivo degli Stati Uniti era svegliare l'Europa dal suo sonno letargico, ci sono riusciti", ha dichiarato il presidente ceco, Petr Pavel. "Gli europei devono imparare a prendere le proprie decisioni e ad agire il prima possibile", ha insistito Pavel.
Oggetto della vendetta di Donald Trump, che vuole annettere la Groenlandia per accaparrarsi le sue risorse minerarie e le sue terre rare, la Danimarca ha deciso di creare un "fondo di accelerazione" da 50 miliardi di corone danesi (circa 6,8 miliardi di euro) da utilizzare nel 2025 e nel 2026, portando così le sue spese militari al 3 per cento del Pil. Copenaghen vuole investire in sistemi di difesa terra-aria di diverse portate. Due sistemi sono in competizione: il Patriot americano e il SAMP/T franco-italiano. I danesi faranno una scelta europea?
L'Europa può fare a meno degli Stati Uniti? La domanda assilla da quando Trump è tornato alla Casa Bianca. "Per difendersi senza il sostegno degli Stati Uniti, l'Europa deve reclutare 300.000 nuovi soldati, acquisire 1.400 nuovi carri armati e raddoppiare le spese per la difesa nei prossimi cinque anni per potersi difendere senza il sostegno degli Stati Uniti", stima uno studio del think tank Bruegel. La necessità di aumentare le spese per la difesa si impone alla maggior parte degli Stati europei, ma non a tutti. "Dovremo reinvestire. Dovremo, con i nostri principali partner in Europa, prendere decisioni forti per andare oltre. Non so se il 5 per cento sia la cifra giusta per la Francia, ma in ogni caso dovremo aumentare", ha annunciato il presidente Emmanuel Macron. Lo sforzo sarà notevole: il 3 per cento del Pil sono 90 miliardi di euro, il 5% sono 150 miliardi di euro. Ma come ha sottolineato il capo di Stato francese: "Tutti i Paesi che sono in prima linea spendono il 4-5% del loro Pil, mentre noi siamo al 2 per cento".
Quali saranno gli annunci di Merz per colmare il ritardo accumulato dalla Germania? Ma soprattutto, cosa decideranno i cattivi pagatori della Nato? Attualmente sono otto: Italia, Spagna, Portogallo, Belgio, Lussemburgo, Slovenia, Croazia e Canada. Le decisioni che prenderanno gli europei potrebbero danneggiare il complesso militare-politico americano. Il 63 per cento degli armamenti acquistati dagli europei è americano. 50 miliardi di euro all'anno. Era il prezzo da pagare per l'ombrello americano nella Nato. Ma se Trump lo chiude, gli europei dovranno proteggersi da soli e, se aumentano la capacità produttiva delle loro industrie, compreranno europeo, soprattutto se saranno costretti a indebitarsi per finanziare la crescita della loro industria.
"La vera questione è come fare una difesa europea comune con paesi in cui il nazionalismo è in aumento e in cui, quindi, il sentimento di solidarietà intraeuropea diminuisce", sottolinea Nicole Gnesotto della Fondazione Notre Europe. La risposta potrebbe venire nuovamente da Friedrich Merz, con "l'Europa dei cerchi concentrici" intorno a Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia, i cinque paesi che rappresentano l'80 per cento della capacità militare dell'UE. Giorgia Meloni dovrà scegliere il posto dell'Italia. In Europa o subordinata a Trump?
La frase
"Vogliamo la pace. Questa pace non può significare la capitolazione dell'Ucraina."
Emmanuel Macron.
Tre anni di guerra
Nessun annuncio sensazionale dell'UE a Kyiv - La presidente della Commissione Ursula von der Leyen intendeva annunciare un significativo aiuto finanziario e militare europeo in occasione della sua visita a Kyiv ieri con il presidente del Consiglio Antonio Costa e la maggior parte dei membri della Commissione per il terzo anniversario della "funesta" invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Le fughe di notizie alla stampa parlavano di un importo di 20 miliardi di euro. Non è stato così. L'annuncio più significativo è stata la conferma dell'adozione di un sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia da parte dei ministri degli Affari Esteri dell'UE a Bruxelles. Sono coinvolte 83 persone e aziende, 74 navi della flotta fantasma, 14 banche rimosse dal sistema Swift, 5 porti, 6 aeroporti, 8 media. Tuttavia, l'Alta rappresentante Kaja Kallas non è riuscita a sbloccare un accordo su un aiuto militare di 6 miliardi di euro. L'Ucraina non è in difficoltà perché non è a corto di finanziamenti, ha confidato un funzionario europeo al Mattinale europeo. Kyiv riceve 1,5 miliardi di euro al mese, ha ricordato. Le fughe di notizie hanno creato un "effetto di attesa che intrappola l'Unione europea", ha deplorato. Ursula von der Leyen ha annunciato "un nuovo versamento di 3,5 miliardi di euro a favore dell'Ucraina già a partire dal mese di marzo" (non si tratta di nuovi finanziamenti ma di una tranche del prestito di 50 miliardi del G7) e "la presentazione di un piano globale per aumentare la nostra produzione di armi e le nostre capacità di difesa in Europa, di cui beneficerà anche l'Ucraina". Antonio Costa ha annunciato la convocazione di un Consiglio europeo straordinario il 6 marzo, durante il quale saranno annunciate azioni per sostenere l'Ucraina.
Macron-Trump a Washington: i valori contro il denaro - Cosa si sono detti ieri Emmanuel Macron e Donald Trump durante il loro incontro? L'espressione accigliata del presidente americano e il suo "body language" durante la conferenza stampa lasciano intendere che i due non sono sulla stessa lunghezza d'onda. Macron parla del sostegno necessario da fornire all'Ucraina, vittima dell'aggressione russa, Trump risponde denaro. "L'Europa presta denaro all'Ucraina e recupera i suoi soldi", ha affermato Trump quando Macron ha sviluppato l'idea di far pagare la Russia. Il presidente francese lo ha interrotto per spiegare: "No, in realtà, per essere franchi, abbiamo pagato. Abbiamo pagato il 60 per cento dello sforzo totale, come gli Stati Uniti attraverso prestiti, donazioni, garanzie; per essere chiari, abbiamo fornito denaro reale". Un piccolo gesto e un sorriso ironico del presidente americano durante la spiegazione del francese ha lasciato intendere che non è convinto. "Abbiamo 200 miliardi di dollari di beni russi congelati in Europa. Se alla fine dei negoziati i russi dicono che ci lasciano questi soldi, allora sarà fantastico", continua Macron. "Se credi a questo, allora va bene per me", dice Trump, ancora non convinto. "Gli europei recuperano i loro soldi, noi recupereremo i nostri", conclude Trump. Per il presidente americano, la posta in gioco è l'accordo con gli ucraini per le terre rare per continuare a beneficiare del sostegno americano. "L'accordo è praticamente concluso e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrebbe venire a Washington questa settimana o la prossima", ha annunciato. E Trump ha continuato, nonostante le smentite del Pentagono, ad affermare che gli Stati Uniti hanno speso 300 miliardi di dollari in aiuti militari, "mentre l'Europa ha fornito solo un centinaio di miliardi di dollari, soprattutto sotto forma di prestiti".
Washington vota con la Russia contro l'Ucraina alle Nazioni Unite - Gli Stati Uniti hanno votato ieri con la Russia alle Nazioni Unite contro una risoluzione dell'Ucraina che definisce la Russia aggressore e chiede il ritiro delle forze russe dai confini internazionalmente riconosciuti dell'Ucraina. 93 paesi hanno votato a favore, la Cina e 64 paesi si sono astenuti, 18 paesi, tra cui Russia e Stati Uniti, hanno votato contro. La posizione degli Stati Uniti nel giorno del terzo anniversario dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia costerna e indigna. Il sentimento dominante è che gli americani siano passati nel campo dei nemici dell'Ucraina e non possano più essere considerati alleati.
Anche il resto del mondo aiuta Kyiv - Il Regno Unito ha annunciato ieri un pacchetto di 5,6 miliardi di dollari di aiuti militari per l'Ucraina e l'adozione di un insieme di sanzioni contro le aziende russe e cinesi coinvolte nella guerra. Il Canada ha annunciato la prima parte di un programma di aiuti da 5 miliardi di dollari finanziato con beni russi congelati e la fornitura di 25 veicoli blindati per il trasporto truppe LAV III e quattro simulatori di volo per gli F-16. La Norvegia ha annunciato un sostegno militare di 3,5 miliardi di euro. Diversi contributi bilaterali sono stati annunciati da Stati membri dell'UE: 1 miliardo di euro di aiuti militari dalla Spagna, 270 milioni di euro dalla Danimarca, 113 milioni dalla Svezia in sistemi di difesa antiaerea. L'Australia e la Nuova Zelanda hanno annunciato sanzioni contro la Russia.
Kallas in America per difendere l'Ucraina e la Nato - L'Alta rappresentante si recherà negli Stati Uniti mercoledì e giovedì e vuole difendere la Nato e l'Ucraina durante il suo incontro con il segretario di Stato Marco Rubio. "Le dichiarazioni americane ci preoccupano", ha ammesso ieri al termine di una riunione con i ministri degli Affari Esteri dell'Ue a Bruxelles. Kaja Kallas tenterà di convincere i suoi interlocutori americani che "un cattivo accordo per l'Ucraina sarà un cattivo accordo per l'Ue e per gli Stati Uniti". L'Alta rappresentante spiegherà anche a Marco Rubio "che nessun accordo potrà essere fatto sull'Ucraina senza l'Ucraina o senza l'Ue, perché non potrà funzionare". I membri europei della Nato sono anche preoccupati per la volontà degli Stati Uniti di disimpegnarsi dall'Alleanza. "La Nato è un'alleanza di difesa dei suoi membri e l'unica volta che l'articolo 5 è stato attivato è stato per aiutare gli Stati Uniti (dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001). Il mio paese, l'Estonia, è stato al fianco dei nostri alleati e dodici estoni sono stati uccisi. Siamo sempre riusciti a superare le nostre divergenze. La Nato cambierà, mi sembra evidente", ha commentato in risposta ai dubbi espressi sulla permanenza della Nato dal nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz. "Abbiamo speranza che l'Alleanza continui. Non bisogna buttare via il bambino con l'acqua sporca", ha stimato l'ex primo ministro estone.
Zelensky denuncia l'inganno americano - Il presidente ucraino rifiuta di riconoscere un debito di 500 miliardi di dollari verso gli Stati Uniti come richiesto da Donald Trump, mentre il sostegno americano è stato di 100 miliardi di dollari. "Si trattava di sovvenzioni, e ci eravamo accordati con Biden e il Congresso americano", ha ricordato. "Quando gli Stati Uniti vendono armi a Israele, al Qatar, agli Emirati, all'Arabia Saudita, chiedono loro una sovrattassa del 100 per cento? Non firmo qualcosa che dieci generazioni di ucraini dovranno pagare in futuro", ha sostenuto Zelensky. Le discussioni continuano tra Washington e Kyiv per la continuazione dell'aiuto militare americano e l'Ucraina sarebbe disposta a cedere terre rare agli Stati Uniti per 90 miliardi di dollari. Le squadre ucraine e americane hanno quasi finalizzato i dettagli chiave di un accordo sulle terre rare, ha dichiarato ieri la vice primo ministro Olga Stefanishyna. Entrambe le parti si sono impegnate a firmarlo presto, sperando che i leader dei due paesi approvino l'accordo a Washington. Il Pentagono ha confermato che gli Stati Uniti hanno fornito 183 miliardi di aiuti all'Ucraina e non 350 miliardi di dollari come sostiene il presidente Trump, e ha precisato che 58 dei 183 miliardi di dollari sono stati spesi negli Stati Uniti per stimolare l'industria della difesa e modernizzare le armi.
Von der Leyen ritiene possibile l'adesione dell'Ucraina prima del 2030 – La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha ipotizzato l'ingresso dell'Ucraina nell'unione europea “prima del 2030”, se Kyiv continuerà sulla strada delle riforme. “Il processo di adesione all'Ue basato sul merito dell'Ucraina, se continuerà a questa velocità e a questa qualità, forse potrebbe arrivare a termine prima del 2030”, ha detto von der Leyen. Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha aggiunto che l'adesione dell'Ucraina all'Ue sarà la garanzia di sicurezza più importante per il futuro” del paese.
Costa promette un inviato speciale degli europei per l'Ucraina – Il tema dell'inviato speciale per l'Ucraina sta diventando sempre più d'attualità, nel momento in cui Donald Trump negozia direttamente con Vladimir Putin, ignorando i leader delle istituzioni dell'Unione europea. Antonio Costa e Ursula von der Leyen non hanno avuto contatti diretti con il presidente americano dalla sua inaugurazione. Kaja Kallas è impegnata su vari fronti. Ieri il presidente del Consiglio europeo si è detto favorevole e ha promesso una discussione al vertice straordinario del 6 marzo. “Credo che se riuscissimo ad avere un inviato speciale congiunto che rappresenti non solo l'Ue, ma anche gli altri paesi europei, rafforzeremmo la nostra posizione europea”, ha spiegato Costa. “Questa guerra non riguarda solo l'Ucraina, riguarda anche la sicurezza europea. E per questo è fondamentale che l'Europa sia presente nei negoziati e partecipi ai negoziati, non solo l'Ue, ma anche i nostri amici, come Norvegia, Islanda, Regno Unito”, ha detto Costa.
Germania
Merz vuole una GroKo entro Pasqua - Il successo di Friedrich Merz non è stato un trionfo. L'Unione CDU-CSU ha ottenuto il 28,5 per cento dei voti nelle elezioni di domenica, il secondo peggior risultato dal dopoguerra. Ma l'uscita dal Bundestag dei liberali della FDP e il mancato ingresso per un soffio del partito di estrema sinistra Alleanza Sahra Wagenknecht, consentono a Merz di formare una coalizione a due partiti, invece che tre partiti. L'obiettivo è la grande coalizione tradizionale con la SPD. "Insieme con i socialdemocratici siamo nella posizione di formare un governo ed è esattamente quello che vogliamo”, ha detto Merz, annunciando che i negoziati “inizieranno nei prossimi giorni”. L'obiettivo è “formare un governo di coalizione entro Pasqua”, ha spiegato il futuro cancelliere.
Il nodo del freno al debito - Il prezzo chiesto a Merz dalla SPD, scivolata al terzo posto dietro all'estrema destra di AfD potrebbe essere alto. Ma non è questo il problema più urgente per il futuro cancelliere. L'estrema destra di AfD e l'estrema sinistra Die Linke sono in grado di bloccare una riforma costituzionale per modificare il freno al debito. Die Linke, come AfD, si oppone agli aiuti all'Ucraina e all'indebitamento per la difesa. Merz ha detto di essere in trattative con altri partiti per modificare la norma che limita l'indebitamento e di aver sondato la possibilità un altro fondo speciale fuori bilancio per aumentare la spesa per la difesa. Una possibilità è quella di far approvare la riforma costituzionale dal Bundestag uscente. Merz ha bisogno dei voti dei liberali e dei verdi, oltre che quelli dei socialdemocratici.
Ungheria
Orban prepara una nuova legge contro i media – Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ieri ha annunciato una nuova legge volta a svelare i finanziamenti provenienti dall'estero dei media ungheresi, nell'ennesimo passo destinato a restringere la libertà di espressione in Ungheria. La decisione di Donald Trump di congelare gran parte dei fondi di USAID e le dichiarazioni di Elon Musk hanno ispirato Orban. "La rete di corruzione che governa l'intero mondo occidentale della politica e dei media deve essere eliminata", ha detto il primo ministro alla sessione di apertura del parlamento ieri "Abbiamo trovato diversi canali in cui hanno convogliato centinaia di milioni di fiorini verso i media e le organizzazioni ungheresi. Pertanto, propongo alla Camera di approvare le leggi necessarie per proteggere la nostra sovranità che ancora mancano", ha detto Orban, senza entrare nei dettagli della nuova legislazione.
Deregolamentazione
I socialisti lanciano un avvertimento sui pacchetti Omnibus – Domani la Commissione di Ursula von der Leyen adotterà due pacchetti “Omnibus” per lanciare la grande deregolamentazione dell'Ue. Il primo pacchetto riguarderà gli obblighi di reporting sulla sostenibilità e includerà la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD), il Meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera (CBAM) e la tassonomia. Il secondo pacchetto è dedicato alla semplificazione degli investimenti. Il gruppo dei Socialisti&Democratici al Parlamento europeo è in ebollizione di fronte allo smantellamento di alcuni provvedimenti chiave adottati la scorsa legislatura sotto la Commissione von der Leyen. In una lettera inviata la scorsa settimana, la presidente dei socialisti, Iratxe Garcia Perez, ha chiesto a Ursula von der Leyen di rivedere il suo “approccio” e presentare una proposta “che possa essere sostenuta da una maggioranza pro europea”. Secondo i socialisti, alcuni elementi dei pacchetti Omnibus potrebbero mettere a rischio “la nostra ambizione in valori europei chiave”.
Le esenzioni del CBAM per le modiche quantità di CO2 – La Commissione intende esentare dagli obblighi del Meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera (CBAM) “gli importatori di piccole quantità di beni” che rientrano nella categoria, perché “rappresentano quantità molto ridotte di emissioni incorporate importate nell'Unione e nella maggior parte dei casi corrispondono a Piccole e medie imprese e individui". Questo è quanto si legge nella bozza del primo pacchetto Omnibus dedicato alla sostenibilità. Il CBAM è la carbon tax alla frontiera, l'equivalente di un dazio legato alla quantità di emissioni di un bene importato. La soglia per definire i “piccoli importatori” si attesta a 100 tonnellate di Co2 equivalente all'anno. La deroga "dovrebbe esentare circa il 90 per cento degli importatori dagli obblighi CBAM, mantenendo oltre il 99 per cento delle emissioni incorporate nell'ambito del CBAM” dice la bozza.
Salta l'obbligo di rescindere i contratti con i fornitori che non rispettato la CSDDD - Un'altra proposta di semplificazione che rischia di far discutere è la modifica sostanziale della direttiva europea sulla due diligence (CSDDD) che la Commissione intende introdurre con il suo pacchetto Omnibus. Le imprese europee non sarebbero più obbligate a porre fine ai contratti con i fornitori che non rispettano le regole sul lavoro forzato o l'ambiente. Secondo la bozza, l'unico obbligo sarebbe di non avviare nuovi contratti. Inoltre, tutte le aziende con meno di 500 dipendenti sarebbero esentate dalle operazioni di due diligence nella propria catena del valore. Le verifiche verso i fornitori dovrebbero avvenire solo ogni cinque anni, invece che ogni anno come previsto dalla direttiva.
Sedie musicali
Un nuovo rappresentante per l'Asia centrale, un vecchio per il Golfo – Il Consiglio dell'Ue ieri ha nominato il lettone Eduards Stiprais come nuovo Rappresentante speciale dell'Ue per l'Asia centrale. Entrerà in carica il primo marzo 2025 con un mandato iniziale di 2 anni, succedendo a Terhi Hakala. Il Consiglio ha anche prorogato il mandato dell'italiano Luigi Di Maio come rappresentante speciale dell'Ue per la regione del Golfo per altri 2 anni. I rappresentanti speciali promuovono le politiche e gli interessi dell'UE in determinate regioni e paesi, nonché questioni di particolare preoccupazione o interesse. Attualmente, undici rappresentanti speciali supportano il lavoro dell'Alto rappresentante, Kaja Kallas.
Accade oggi
Consiglio Affari generali
Consiglio europeo: il presidente Costa incontra la commissaria Albuquerque
Commissione: i commissari Suica e Kubilius incontra il ministro degli Esteri di Israele, Gideon Sa'ar
Commissione: il commissario Kubilius partecipa alla tavola rotonda su: "Finanziamento della prontezza industriale della difesa dell'Ue”
Commissione: la vicepresidente Minzatu ospita un workshop con i partner sociali
Corte di giustizia dell'Ue: udienza sui decreti dell'Italia sui paesi sicuri e il protocollo Italia-Albania
Corte Ue: sentenza su ricorso Enel X contro Alphabet per il rifiuto di rendere compatibile l’app di Enel X con Android Auto
Banca centrale europea: discorso di ISabel Schnabel a una conferenza della Banca d'Inghilterra
Eurostat: dati sul trasporto marittimo nel 2023; dati sull'energia nucleare nel 2023